1 MARZO 1968 – Valle Giulia Utopia e Realtà
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1 MARZO 1968 – Valle Giulia Utopia e Realtà

Giorni di contestazione, che videro protagonisti il movimento studentesco universitario e gli scontri con le forze dell’ordine. La carica della polizia respinta dai giovani di destra e di sinistra

 

Chi c’era e che volevano i giovani sulle scalinate…

Sulla gradinate in particolare a tenere a bada le cariche della polizia furono i giovani Extrapalamentari (con quelli della “Caravella” nata dallo scioglimento di Avanguardia Nazionale),tra il 66′ e il 68′ fiorì una miriade di gruppi. Tutti su posizioni eretiche rispetto ai partiti tradizionali e al panorama politico molto grigio che si vedeva in quegli anni .

Tutti insomma, cercavano nuove collocazioni e soprattutto alternative esistenziali a quegli anni estremamente piatti.

Tornando ai numerosi movimenti extraparlamentari, c’era Primula Goliardica , un movimento che venne definito “nazi-maoista”, per le idee decisamente rivoluzionarie che propugnava a quei tempi, una sorta di alleanza di “Rossi” e “Neri”, che poi divenne Lotta di Popolo.

Probabilmente gli stessi autori di quelle scritte apparse sui muri della capitale (in quel periodo storico) che inneggiavano a ” Hitler e Mao uniti nella lotta”, probabilmente ispirati da una curiosa affermazione del presidente Mao che disse: ” se fossi stato europeo sicuramente sarei stato nazista”.

(Original Caption)

Su puntozenith.org si legge che “Delle Chiaie offre una chiave di lettura geopolitica sostenendo che all’epoca il mondo essendo diviso in due grandi blocchi Usa/Urss (secondo la logica di Yalta) e quindi essendo rivoluzionari al sistema preferirono allearsi con posizioni filo cinesi,in quanto la politica cinese era contraria al capitalismo americano e contemporaneamente temeva un attacco invasivo del suo vicino Sovietico, inoltre -afferma Delle Chiaie – che al tempo vi
erano camerati in contatto con con i cinesi tramite l’ambasciata cinese di Ginevra e che a Roma in alcuni locali vi era contenuto del materiale propagandistico filo cinese per contrastare la linea filo sovietica dei comunisti Italiani”.

 

Emilio Antonuccio nel Luglio 2008 scrive: “Il periodo precedente agli scontri di Valle Giulia divenne l’espressione che poteva davvero essere l’inizio di un sogno… l’antifascismo non era ancora così forte e triste com’è oggi. Era finita la guerra, alcuni fascisti finirono addirittura nel PCI, altri nell’MSi… vi era un caos
generazionale… a parere mio un’occasione mancata da un punto di vista, forse fu una delle prime date che fecero nascere l’antifascismo becero di oggi. L’antifascismo è una delle cose che ha cominciato a prender quota il giorno dopo. Il PCI era ancora al contempo stalinista e leninista. Lo spirito di Togliatti ancora presente. Il PCI era un vero e proprio esercito con una eccellente direzione strategica. L’antifascismo fu il mito aggregativo che il PCI mise in campo per coagulare e orientare il movimento studentesco. Il movimento che emetteva i suoi primi vagiti nel ’68 si è suicidato nella culla proprio assumendo l’antifascismo proposto su un piatto d’argento dal PCI. Se non si è trattato di suicidio è stato infanticidio per avvelenamento. Perché con l’antifascismo indotto il nemico del neo movimento non è stato il “vecchiume”, lo Stato, il Sistema (come è per ogni movimento politico-rivoluzionario nascente) ma una parte della popolazione (e quindi anche di antagonisti) che comunque si contrapponeva al Sistema se pur da diversa angolazione. Indurre (e in qualche caso con successo) a saldare la posizione del neofascismo con il Sistema è stato, da un punto di vista strategico prima ancora che altro, stupido e perdente”.

Per tanti , in una chiave di lettura forte ma valida, Valle Giulia è l’apogeo, la Sapienza, poche settimane dopo, è l’avvio in un vicolo cieco.

Delle Chiaie ad un convegno di Lamezia Terme ricordò cosi quell’avvenimento “Quando vidi i missini attaccare Lettere diedi ordine a tutti i camerati che stavano con me a legge di uscire dalla facoltà e di mettersi, in piedi, sui gradini del Rettorato (il rettorato si trova esattamente a metà strada tra legge e lettere). Volevamo in questo modo manifestare la nostra estraneità a quell’iniziativa e non partecipare agli scontri. In effetti non me la sentivo di schierarmi con nessuno dei due contendenti, mentre Primula Goliardica andò a Lettere a difendere i comunisti. E anzi furono i suoi militanti a sostenere il primo assalto. Noi saremo stati una sessantina. Successivamente, però, quando tutti i missini ripiegarono a legge, inseguiti dai comunisti tre o quattro ragazzini restarono attardati sulle scale del Rettorato e per evitare che la massa degli inseguitori feci l’errore di lanciarmi in loro difesa insieme ad altri camerati. A quel punto, indietreggiando, ma senza correre, parammo gli attacchi della sinistra e ci trovammo a nostra volta in Legge. Li ci fu uno scontro molto violento con i compagni, dove Oreste Scalzone venne ferito gravemente alla spina dorsale. La cosa si concluse alle 14 con l’intervento della polizia”.

Chi ha fatto Valle Giulia ha avuto un ottimo istinto, magari è stato velleitario ma ha avuto un ottimo istinto. Chi ha fatto la Sapienza è stato a dir poco criminalmente scellerato.

Ricordare l’episodio di Valle Giulia, l’inizio della contestazione studentesca in Italia, comunemente detto “il Sessantotto” è evocativo di rivolta studentesca, quasi uno spartiacque, non tanto tra la scuola di prima e quella di quegli anni, quanto tra il vecchio paradigma di studente, inquadrato fantasia, che cerca di affrancarsi dai vecchi schemi.

Da destra si sta rivalutando il Sessantotto, la destra, e per destra si deve intendere il MSI, perché quella era la destra di allora, era assolutamente schierata contro la contestazione studentesca, tant’è che gli studenti universitari missini che la appoggiarono furono costretti ad uscire dal partito. Ciò che si può dire, invece, è che l’inizio della contestazione studentesca in Italia non è stato come ce lo hanno raccontato.


Il 1 marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna. Da lì il corteo si divise in due: una parte mosse verso la città universitaria, mentre la maggioranza degli studenti si diresse verso Valle Giulia con l’intento di liberare la facoltà dalla polizia.

Giunti sul posto, gli studenti fronteggiarono un imponente cordone di forze dell’ordine. Un piccolo gruppo di poliziotti, staccatosi dalla fila, prese uno studente e iniziò a picchiarlo; la reazione degli studenti fu immediata e iniziò un lancio di sassi ed altri oggetti contundenti. Gli scontri presto degenerarono in tutta l’area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l’urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto era accaduto in altri scontri accaduti nei mesi precedenti.

Racconta Dario Mariani, presente sulle scalinate “In realtà i neofascisti non erano in tutto più di una trentina su circa 1.500 manifestanti … soprattutto di Avanguardia Nazionale sotto la copertura formale della sigla universitaria Caravella  ma anche di Primula Goliardica che diventerà nelle settimane successive Lotta di Popolo … ma trovandosi appunto in prima fila di resistenza nel corteo attaccato dalle guardie da dietro ed essendo minimamente attrezzati ed avvezzi più degli studenti universitari medi allo scontro di piazza … tra l’altro fu proprio un attimo dopo la foto che Mario Michele Merlino, almeno così si racconta, lanciò contro una jeep della PS l’unica molotov della giornata …. va riconosciuto che furono decisivi nella resistenza più generale dei manifestanti alle cariche … in soldoni, celere e carabinieri quel giorno presero un sacco di botte … ed ebbero diversi mezzi bruciati”.

Si registrarono 148 feriti tra le forze dell’ordine e 478 tra gli attaccanti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti. Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all’episodio dedicò la famosa canzone “Valle Giulia” divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali e Oreste Scalzone.

A guidare l’attacco alla polizia furono anche alcuni esponenti dell’estrema destra giovanile, come ad esempio Stefano Delle Chiaie di Avanguardia Nazionale.
Il Sessantotto in Italia è esclusivo appannaggio della sinistra (l’allora sinistra parlamentare) e questo perchè la storia la fanno i vincitori, non solo con riferimento alle guerra. Il neofascismo aveva nell’eredità rivendicata tutti gli elementi e gli ingredienti per vincere la posta in gioco ma ciò non accade.

Adriano Romualdi diede una spiegazione molto semplice dell’interesse dei giovani missini per la contestazione: essa rappresentava il nuovo, mentre il MSI non aveva avuto, dopo Trieste italiana, alcuna idea da proporre alla nuove generazioni. “La contestazione non è in nessun modo un’antitesi al sistema ma solo l’evoluzione interna. i giovani ribelli si atteggiano ad antiamericani ma sono marci di americanismo fino al midollo: le loro giacche, i loro calzoni, i loro berretti sono quelli dei beatniks di San Francisco, il loro profeta è Allen Ginsberg, la loro bandiera l’Lsd, la loro patria spirituale è Greenwich Village”. 

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Tornando al “Sessantotto” cito da noreporter “il primo di marzo del 2008 a Valle Giulia. Nella mattinata si sono trovati sul posto Gabriele Adinolfi con alcuni camerati ed Oreste Scalzone con alcuni compagni. Entrambi i gruppi erano lì, ciascuno per proprio conto, per ribadire la continuità storica da quel momento di affermazione generazionale contro gli schemi del sistema, contro l’ipocrisia ed il moralismo della società e contro il partitismo. Scalzone ha anche espresso attesati di stima verso i “nemici” quando questi sono franchi e fieri creando così un certo imbarazzo tra le sue fila laddove la teologia antifascista è ancora fortemente paralizzante. Ambo gli schieramenti erano lì per rivendicare la propria matrice e l’esperienza di rivolta – Adinolfi ci tiene a precisare nel libro “Tortuga”: “Ma l’amarezza di quella mossa scellerata non può cancellare quell’immagine solare del neofascismo che per un attimo si trovò al posto giusto, al momento giusto, a fare la cosa giusta”.
.Adinolfi in una sua autocritica alla destra cita “è che pare non si sia imparata la lezione. Barcolliamo tutt’ora. Abbiamo sostituito la paranoia del comunismo con la paranoia dell’immigrazione e dell’Islam”.

L’assedio alla facoltà di Lettere  poteva rappresentare per tanti giovani, anagraficamente lontani dalla guerra civile e dalla resistenza la possibilità di non invecchiare facendo solo la guardia al morto, ma di essere o provare ad essere protagonisti di qualcosa di nuovo. Occasione persa, dunque, ma non per fondersi con i compagni, ma per portare al potere la fantasia. Va reso onore dunque a chi ci ha provato.

Pasolini fece una provocazione ma nei fatti quelli di Valle Giulia,  difficilmente hanno mai preso in mano una zappa o una chiave inglese per lavorare in vita loro. Nelle famiglie dei Poliziotti o anche tra i Poliziotti stessi probabilmente più di qualcuno la zappa e il cacciavite erano ben conosciuti.
Purtroppo Pasolini aveva ragione per lo meno formalmente, per lo meno riguardo ai suoi compagni che aveva inquadrato bene che gente era. Dopotutto non molto diversamente da Romualdi in contemporanea.

per leggere tutto l’articolo: Valle Giulia Utopia e Realta’ 40 anni dopo

https://puntozenith.org/Opinioni-e-Proposte/112.html

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1 Marzo 2022

Autore:

redazione


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