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11 novembre – McClean: “Onorare i caduti inglesi? Io ricordo il Bloody Sunday”

In attesa dell’11 novembre, giorno in cui nel 1918 venne sancita la fine del primo conflitto mondiale, milioni di britannici portano all’occhiello il poppy, una spilla celebrativa di colore rosso raffigurante un papavero che col tempo è diventato il simbolo del ricordo: il ricordo dei caduti nella prima e nella seconda guerra mondiale, James McClean, 26 anni, nato a Derry, di professione calciatore difensore in forza al West Bromwich, cattolicissimo e molto legato alla sua patria, dice che per qualcuno quel papavero rappresenta ben altro. “Se il poppy celebrasse solo i caduti delle due guerre mondiali, non avrei alcun problema ad indossarlo, ma la verità è che il papavero è un simbolo di tutti conflitti dell’esercito britannico e io questo non posso accettarlo”.

Le parole sono di James McClean, 26 anni, nato a Derry, di professione calciatore. Per il difensore in forza al West Bromwich, cattolicissimo e molto legato alla sua patria, certi eventi sono un qualcosa di ancora vivo nella memoria.

Della sua come in quella di tutti i nordirlandesi.

A chi gli chiede perché non indossa il poppy risponde infatti così: “È il simbolo di tutti i conflitti dell’esercito britannico e io sono nordirlandese.

Non dimentico il Bloody Sunday”. E in onore di quei 14 irlandesi, molti dei quali giovanissimi, uccisi dai paracadutisti agli ordini di Sua Maestà il 30 gennaio del 1972, McClean non porta il poppy e quando sente suonare l’inno inglese gli volta le spalle (come successe lo scorso luglio in occasione di un’amichevole giocata dal suo WBA negli Stati Uniti).

Per questo suo comportamento ha ricevuto numerosissime minacce, anche di morte, ma lui se ne frega.

Il poppy non lo porta.

Rolando Mancini

http://www.ilprimatonazionale.it/

 

IL “BLOODY SUNDAY” E LA GRANDE MUSICA SI SCHIERÒ CON LE VITTIME DELLA RAPPRESAGLIA INGLESE

Morirono in 14. Forse anche di più, i numeri di quella mattanza non sono ancora chiari, neanche dopo l’ultima inchiesta del 2010. Quasi tutti stavano fuggendo o aiutando i feriti, alcuni furono uccisi mentre erano a braccia alzate

 Era il 30 gennaio del 1972, una domenica pomeriggio.

Nella città di Derry, in Irlanda del Nord, durante una manifestazione per i diritti civili il Primo Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico sparò contro la folla di manifestanti colpendone 26.

Ne morirono 14, quasi tutti molto giovani e disarmati.

La carneficina passò agli annali col nome di “Bloody Sunday” (la domenica insanguinata), una delle pagine più inquietanti della storia europea recente.
 

La situazione politica

L’Irlanda del Nord fu costituita nel 1920, quando il governo britannico, di fronte alle richieste divergenti dei Nazionalisti irlandesi (che volevano un parlamento indipendente dal Regno Unito che governasse l’isola) e degli Unionisti (che volevano che il controllo rimanesse sotto la corona britannica), divise l’Irlanda in due parti: quella del sud (l’Eire), indipendente, e quella del nord (l’Ulster), sotto la Gran Bretagna.

Ciò non comportò comunque anche la divisione delle popolazioni, e nella regione settentrionale rimasero quindi a dover convivere coloro che (i due terzi circa) erano favorevoli all’appartenenza della provincia al Regno Unito con il residuo terzo che invece era fautore della riunificazione all’Irlanda.

La situazione nell’area aveva quindi una conflittualità congenita già in partenza, e verso la fine degli anni ’60 il clima diventò molto violento. Nel 1970 l’organizzazione indipendentista irlandese IRA (Irish Republican Army) aveva cominciato un’intensa azione di guerriglia contro l’esercito britannico e la polizia nordirlandese, ma gli scontri si susseguivano, spessissimo a colpi di arma da fuoco, anche fra le formazioni paramilitari unioniste (l’Ulster Volunteer Force e l’Ulster Defence Association) e i giovani indipendentisti.

La manifestazione

La manifestazione del 30 gennaio 1972 era stata indetta dalla Northern Ireland Civil Rights Association per protestare contro le norme speciali repressive del governo unionista, fra cui una delle più pesanti era quella che prevedeva l’internment, ossia la possibilità per le forze di polizia di imprigionare una persona a tempo indeterminato e senza processo, tanto che in quel periodo centinaia di nordirlandesi si trovavano in carcere senza alcuna prospettiva di essere rinviati a giudizio o rilasciati.

La manifestazione però non era autorizzata e i paracadutisti, con l’ordine di disperdere i manifestanti, aprirono inspiegabilmente il fuoco.

Chi sparò per primo?

La commissione Widgery, subito varata da Londra, disse che i colpi erano venuti dalla folla.

Non era vero e quel verdetto fu ritrattato.

Allora si disse che erano state lanciate bombe coi chiodi verso i paracadutisti, ma anche questa tesi fu subito smentita.

Fu una carneficina.

Morirono in 14.

Otto avevano meno di 23 anni, quasi tutti stavano fuggendo o aiutando altri feriti, e alcuni addirittura furono uccisi mentre sventolavano un fazzoletto bianco o gridavano “non sparate!” con le braccia alzate.
 

Le conseguenze

Il Bloody Sunday provocò lo scioglimento del parlamento di Belfast, l’incendio dell’ambasciata britannica a Dublino e in Irlanda del Nord un’ondata di adesioni all’Ira. Nacque così la lunga guerra civile, che tra le sue conseguenze ebbe anche la morte per sciopero della fame di Bobby Sands.

Di recente il primo ministro inglese Cameron ha reso pubblico (presentando le scuse ufficiali del governo di Londra) l’esito dell’inchiesta sui fatti del 30 gennaio 1972: i civili che morirono quel giorno erano tutti innocenti, non armati e non rappresentavano alcuna minaccia per i soldati, che intervennero seguendo un ordine sbagliato e che furono indubbiamente i primi a sparare.
 

La religione

In quasi tutte le cronache che si sono susseguite negli anni sul Bloody Sunday emerge l’elemento religioso come fattore scatenante del conflitto, con i cattolici indipendentisti da una parte e i protestanti fedeli al Regno Unito dall’altra.

Si tratta però in realtà di una raffigurazione molto limitativa.

E’ vero infatti che storicamente i discendenti degli antichi irlandesi sono di nascita cattolica, ma il conflitto nordirlandese non può essere certo per questo rappresentato come una guerra di religione.

Una dimostrazione sta oggi ad esempio nel fatto che il fortissimo partito di riferimento degli indipendentisti nordirlandesi è il Sinn Féin, organo politico dell’Ira: un partito assolutamente laico i cui membri al Parlamento Europeo appartengono al gruppo della sinistra radicale insieme tra gli altri all’italiana Rifondazione comunista.

Franco Lucenti (tratto da Senza Soste, n. 67)

L’inchiesta del 2010

CAMERON – «Sono patriottico e non voglio mai credere a niente di cattivo sul nostro Paese, ma le conclusioni di questo rapporto sono prive di equivoci: ciò che è successo il giorno di Bloody Sunday è stato ingiusto e ingiustificabile. È stato sbagliato» ha detto il primo ministro, che ha chiesto scusa per gli errori commessi all’epoca dai militari e, soprattutto, dal governo di Londra: «I civili uccisi morirono a causa di una sparatoria ingiustificata». L’inchiesta di Saville ha infatti stabilito che nessuna delle vittime rappresentava una minaccia per i soldati e che furono questi ultimi a «perdere il controllo», sparando senza alcun preavviso.

CONCLUSIONI – Quel 20 gennaio una squadra di paracadutisti sparò su una manifestazione cattolica a Londonderry (la città è stata così ribattezzata), uccidendo 14 persone.

Il rapporto Saville, ordinato nel 1998 da Tony Blair, è stato terminato solo oggi, dodici anni dopo. È costato 195 milioni di sterline, quasi 235 milioni di euro. L’inchiesta di Lord Saville afferma finalmente in maniera ufficiale quanto i parenti delle vittime, molte delle quali adolescenti, hanno sempre chiesto che venisse detto: i civili che morirono quel giorno erano tutti innocenti, non erano armati e non rappresentavano alcuna minaccia per i soldati.

Nel rapporto si afferma infatti che i militari intervennero seguendo un ordine sbagliato, che il primo colpo fu sparato dall’esercito e che alcuni di coloro che furono colpiti stavano chiaramente fuggendo o aiutando altri feriti. Sebbene i paramilitari repubblicani avessero sparato qualche colpo, le loro azioni non sono giudicate sufficienti a giustificare la reazione dei soldati.

Martin McGuinness, oggi vice primo ministro dell’Irlanda del Nord e allora militante repubblicano, era probabilmente armato con una mitragliatrice ma, conclude Lord Saville, non fu il suo comportamento a spingere i soldati ad aprire il fuoco.

PRIMA INCHIESTA

Il rapporto afferma inoltre che alcuni soldati avrebbero fornito ricostruzioni errate degli eventi: la prima inchiesta sull’accaduto, conclusa nell’aprile del ’72 e condotta da Lord Widgery, scagionò i militari puntando invece il dito contro i manifestanti, accusandoli di aver attaccato i soldati e di essere armati.

La comunità cattolica reagì molto male a quell’inchiesta accusando il governo di Londra di voler coprire gli errori dei militari e chiedendo l’avvio di una nuova inchiesta indipendente. Le loro richieste vennero esaudite solo 16 anni dopo dal nuovo governo laburista di Blair, che certo non avrebbe mai potuto immaginare che l’inchiesta aperta allora e chiusa oggi sarebbe stata così lunga e costosa.

Per molti però, ne è valsa la pena: le migliaia di persone accorse alla Guidhall di Londonderry per sentire le conclusioni del rapporto ne sono la prova. Alla strage gli U2 hanno dedicato una splendida canzone, “Sunday Bloody Sunday”, scritta da Bono nel 1982. “Bloody Sunday” è anche un film del 2002, scritto e diretto dal regista inglese Paul Greengrass, tratto dal libro “Eyewitness Bloody Sunday” di Don Mullan.

il film

Un film di guerra sulla lotta per la pace

 

Il cinema ha, tra i suoi innumerevoli compiti, quello di ricordarci dei passaggi nodali della Storia.

È il caso del film di Greengrass che passa da un film che si potrebbe definire ‘romantico’ come La teoria del volo (protagonista Kenneth Branagh) a una cronaca dura e realistica. Irlanda del Nord, 30 gennaio 1972.

Tredici persone muoiono e 14 vengono ferite dalle pallottole dell’esercito britannico che reprime così una manifestazione pacifica contro una legge che prevede la detenzione preventiva.

La giornata verrà ricordata come la ‘Domenica di Sangue’ e segnerà l’inizio della guerra civile.

Il film descrive in dettaglio gli eventi di quel giorno festivo seguendo quattro personaggi. Ivan Cooper, un cattolico che lotta per i diritti civili; Gerry Donaghy, un cattolico che ama una protestante; il generale MacLellan che guida le truppe britanniche e un soldato che si trova nell’occhio del ciclone.

Un film di guerra sulla lotta per la pace.

http://www.mymovies.it/

Un film di Paul Greengrass.

Con Christopher VilliersTim Pigott SmithCarmel McCallionMary MouldsGerard McSorley

la canzone

Sunday Bloody Sunday è una canzone del gruppo rock irlandese U2, parte del repertorio storico della band, contenuto originariamente nell’album War e successivamente ripreso in Under a Blood Red Sky ed in The Best of 1980-1990come quinta canzone del CD A.

Il testo è stato scritto da Bono, come la quasi totalità dei pezzi degli U2, mentre alla musica ha contribuito l’intero gruppo. La Bloody Sunday, domenica di sangue, di cui parla la canzone è il 30 gennaio 1972.
Quel giorno, nella cittànordirlandese di Derry (Londonderry per gli Unionisti), l’esercito del Regno Unitosparò sui partecipanti a una manifestazione. Quattordici persone, civili disarmati, furono uccise, e quattordici ferite. L’episodio passò alla storia appunto come Bloody Sunday e scatenò la rivolta nazionalista contro il governo di Londra. All’epoca dei fatti, Bono – Paul Hewson – era un ragazzino di 11 anni.
Dieci anni dopo, nel 1982, il ricordo ancora vivo dell’episodio gli ispirò Sunday Bloody Sunday. Come si può sentire nella registrazione dal vivo dell’album Under a Blood Red Sky, Bono precisa che non si tratta di una delle “rebel song” tradizionali nel repertorio musicale irlandese, ma è la reazione incredula e scandalizzata di un giovane, cresciuto in un ambiente familiare interconfessionale (madre protestante, padrecattolico) nella Repubblica d’Irlanda, di fronte all’odio e alla violenza fratricida che divide coloro che dovrebbero essere uniti nel nome di Cristo. La domanda del ritornello “How long, how long must we sing this song?” (“Per quanto tempo dovremo cantare questa canzone?”) viene ripresa nella canzone che chiude l’album War, “40” (tratta dal Salmo 40 di Davide della Bibbia), dove Bono canta più volte “How long to sing this song?

 

Che il brano sia un universale rifiuto della violenza è provato dalla versione del film Rattle and Hum: qui la dedica di Bono fa riferimento all’attentato dell’IRAEnniskillen in Irlanda del Nord nel novembre 1987. Si tratta di un atto di accusa contro i membri dell’IRA responsabili dell’azione terroristica che aveva causato 11 morti, tutti civili protestanti, e verso quegli irlandesi, in patria e all’estero, che giustificano l’uso della lotta armata per ottenere la separazione dal Regno Unito.

wikipedia

I can’t believe the news today

I can’t close my eyes and make it go away.

How long,

How long must we sing this song?

How long, how long?

‘Cos tonight

We can be as one, tonight.

 

Broken bottles under children’s feet

Bodies strewn across the dead-end street.

But I won’t heed the battle call

It puts my back up

Puts my back up against the wall.

 

Sunday, bloody Sunday.

Sunday, bloody Sunday.

Sunday, bloody Sunday.

Sunday, bloody Sunday.

Oh, let’s go.

 

And the battle’s just begun

There’s many lost, but tell me who has won?

The trenches dug within our hearts

And mothers, children, brothers, sisters

Torn apart.

 

Sunday, bloody Sunday.

Sunday, bloody Sunday.

 

How long,

How long must we sing this song?

How long, how long?

‘Cos tonight

We can be as one, tonight.

Sunday, bloody Sunday.

Sunday, bloody Sunday.

 

Wipe the tears from your eyes

Wipe your tears away.

I’ll wipe your tears away.

I’ll wipe your tears away.

I’ll wipe your bloodshot eyes.

Sunday, bloody Sunday.

Sunday, bloody Sunday.

 

And it’s true we are immune

When fact is fiction and TV reality.

And today the millions cry

We eat and drink

While tomorrow they die.

 

The real battle just begun

To claim the victory Jesus won

On…

 

Sunday, bloody Sunday

Sunday, bloody Sunday

 

Non riesco a credere alle notizie oggi

Non posso chiudere gli occhi e farle andare via.

Per quanto,

Per quanto dovremo cantare questa canzone?

Per quanto, per quanto?

Perché stanotte

Noi possiamo essere uniti, stanotte.

 

Bottiglie rotte sotto i piedi dei bimbi

Corpi sparsi ai lati del vicolo cieco.

Ma non darò retta al richiamo alla lotta

Mi mette le spalle

Mi mette con le spalle al muro.

 

Domenica, maledetta domenica.

Domenica, maledetta domenica.

Domenica, maledetta domenica.

Domenica, maledetta domenica.

Oh, andiamo.

 

E la battaglia è appena cominciata

Ci sono molte perdite, ma dimmi chi ha vinto?

Le trincee scavate nei nostri cuori

E madri, figli, fratelli, sorelle

Separati.

 

Domenica, maledetta domenica.

Domenica, maledetta domenica.

 

Per quanto,

Per quanto dovremo cantare questa canzone?

Per quanto, per quanto?

Perché stanotte

Noi possiamo essere uniti, stanotte.

Domenica, maledetta domenica.

Domenica, maledetta domenica.

 

Asciuga le lacrime dai tuoi occhi

Asciuga le tue lacrime.

Asciugherò le tue lacrime.

Asciugherò via le tue lacrime.

Asciugherò i tuoi occhi arrossati.

Domenica, maledetta domenica.

Domenica, maledetta domenica.

 

Ed è vero siamo immuni

Quando la verità è romanzo e la TV realtà.

Ed oggi a milioni piangono

Mangiamo e beviamo

Mentre domani loro morranno

 

La vera battaglia è appena cominciata

Per reclamare la vittoria che Gesù ottenne

In una…

 

Domenica, maledetta domenica

Domenica, maledetta domenica.

Redazione Scomunicando.it

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