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118 SICILIA – Un servizio fatto di Eccellenze e Sacrifici a rischio di Collasso

Impietosa, reale e cruda disamina del servizio di primo soccorso fatta da un medico in prima linea Carlo Amato. Uno sfogo che è anche un grido d’aiuto alla politica ed al “sistema sanitario”

Il 118 è un sistema territoriale di emergenza sanitaria che nella Provincia di Messina esiste dal giugno del 2000.

In questi anni medici che hanno iniziato in maniera incosciente, sono maturati, si sono formati a proprie spese per rendersi sempre più professionali nell’affrontare le svariate emergenze.

Ancora oggi passiamo ore a studiare, a ricercare, a coordinare iniziative di formazione.

Oggi grazie al 118 sono potute partire le cosiddette “reti-dipendenti” STEMI e Stroke. Da due anni i pazienti colpiti da infarto acuto del cuore vengono portati dal domicilio o dal pronto soccorso direttamente al centro di emodinamica più adeguato tra Cefalù e Messina.

Da due anni le persone affette da ictus cerebrale vengono portati dal domicilio o dal PS al centro di Stroke Unity del Policlinico di Messina.

Questo è un grandissimo passo avanti nella salvaguardia della salute dei paziente e certamente l’impegno è stato intenso in termine di preparazione professionale e di responsabilità medica.

Eppure ci siamo ogni giorno con la passione di sempre ma soprattutto con la consapevolezza che la nostra professione non è uno scherzo nè una passeggiata.

Spesso abbiamo la vita delle persone nelle nostre mani, spesso gli occhi della gente ci chiedono aiuto e non sempre riusciamo a darne.

Personalmente amo questo lavoro, amo i pazienti e amo le persone che lavorano con me, ma le istituzioni ci hanno abbandonato, la politica ci ha abbandonato e i venti della smobilitazione soffiano a più non possono. I nostri rappresentanti parlamentari locali, gli amministratori locali, sindaci, consiglieri, onorevoli beatamente seduti sulle loro poltrone non muovono un dito a difesa di questo sistema, anzi alcuni parlamentari regionali lavorano per lo smantellamento.

Il nostro contratto, nonostante il maggiore impegno e la maggiore responsabilità che comportano le reti tempo-dipendenti, non è rinnovato da sei anni.

Il nostro stipendio è eroso dall’euro e da una tassazione da ricchi.

Non siamo più in grado di difendere questo sistema dell’emergenza e presto tutti ne pagheremo le conseguenze.

Carlo Amato

Redazione Scomunicando.it

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