1920\2020 – Brolo dall’Archivio Storico dei Pidonti
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1920\2020 – Brolo dall’Archivio Storico dei Pidonti

Ieri ed Oggi. Un viaggio nel tempo lungo 100 anni grazie ad una serie di “scatti” preziosamente custoditi danno il senso dell’importanza di questa memoria storica rappresentata dall’archivio dei fotografi Pidonti.

Scatti che racchiudono un secolo di vita a Brolo.

La trazzera regia com’era ieri e e come la percorriamo oggi.

Il paese è cambiato, ed a volte per poca lungimiranza o scarso senso estetico perdendo pezzi della sua storia e delle sue memorie.  Cosa che l’hanno reso più brutto. Ma c’è molto da salvare, conservare, salvaguardare ancora anche con il nuovo PRG.

Un’occasione importante da non banalizzare.

L’archivio dei Pidonti è un vero centro di ricerca della verità storica dei luoghi che oggi ci permette di aver certezze su tanto e su com’eravamo.

E’ una fonte costante, obiettiva, super partes, con migliaia di fotografie, per chiunque voglia effettuare ricerca nel modo corretto sulla crescita del paese di Brolo; un punto di riferimento imprescindibile per tutti. Un archivio che può essere definito come un Bene Culturale da curare e salvaguardare in quanto custode della memoria collettiva di un territorio.

Con il passare degli anni – entrando nell’era digitale – questo archivio, oggi curato da Giuseppe e Tindaro Pidonti ha visto aumentare il suo valore come testimonianza delle attività umane del luogo, ricordandoci chi eravamo e mostrandoci con la forza della verità cosa facevamo e pensavamo, offrendo, come a a noi che lo osserviamo, l’opportunità di creare un’opinione pubblica più matura e consapevole.

Le foto, quelle più antiche scattate dal “vecchio” Pidonti, ci aiutano a conquistare quella presa di coscienza dove dovrebbe crescere un progetto di valorizzazione identitaria – un vero e proprio Brand dell’anima brolese – per aver una maggiore consapevolezza del valore di ciò che si è fatto e si possiede.

Di fatto quest’archivio fotografico custodisce i ricordi di una vita ridando vita – attraverso i ricordi e le immagini –  a ciò che sembrava irrimediabilmente perduto e riuscendo così a raccogliere informazioni che negli anni a venire potrebbero rivelarsi di grande interesse, in grado di creare un ponte ormai necessario tra il mondo documentario del Passato e quello del Futuro, per renderci ogni giorno sempre più consapevoli, costruttivi e davvero informati.

Ma tornando a quel 1920.

In quegli anni con i Reduci che tornavano dalla Grande Guerra e con le loro ferite raccontavano delle nuove terre viste, dei vigneti del Friuli, di una Patria che non sentivano la loro, di Tradotte maleodoranti e di dialetti mai sentiti.

Il sindaco del tempo era il commendatore Antonio Germanà eletto nel 1917.

Da lì a poco sarebbe diventato anche Podestà e nel 1920 si registrarono dieci casi di malaria e la società SIAP di Genova si apprestava a installare un secondo rifornimento di benzina mentre e la Famiglia Nunzia, nel quartiere SottoMacello veniva autorizzata a produrre sino a due quintali di pane al giorno.

Una Brolo fondamentale povere, raccolta nella case lungo la “Strada Principale” e quelle del Castello, con la Frazioni distanti dal centro, mentre Don Giovanni “Manciasciuttu”  pensava già di costruire la sua casa per farci deposito e mulino all’inizio di via Trieste.

IN quell’anno nell’elenco dei poveri c’erano segnati 47 nomi di brolesi che avevano, per lo stato di assoluto bisogno, il diritto all’assistenza medica gratuita su 55 “classificati poveri.

Erano curati dal dottor Giacinto Garofalo mentre ad esercitare il “mestiere” di ostetrica – quella condotta – era Margherita Costa mentre Basilia Ricciardello, che era nata nel 1903, lo faceva come libera professione.

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Poi anche Teodora Oliva e Santina Ricciardello fecero “sgravare” nelle proprie abitazioni generazioni di brolesi.

Tornando a Poveri, questi a Brolo nel 1932 erano 32 – ufficialmente iscritti – e nel 1947, subito dopo la Guerra se ne contarono  112.

Brolo a quel tempo aveva 387 famiglie. ED all’anagrafe figuravano 12 tra professionisti e impiegati, 100 tra commercianti e artigiani, 50 gabellieri non proprietari, 30 coloni borghesi, 145 contadini giornalieri, 45 proprietari; ed il baco da seta era tra le industrie più importanti. Da lì a qualche anno si sarebbe registrato il primo smottamento franoso a Iannello (il 15 giugno del 1932 la denuncia giunse sul tavolo della Prefettura) e a giugno si celebrava la “Festa del Fiore”.

Ma tornando a quell’anno che “nasce” di giovedì. Brolo era distante dal clima che si respirava a Palermo dove si percepiva già la nascita di quegli indimenticabili Anni Venti in cui il mondo pare entrare nell’era moderna.

Anche a  donne, sopratutto quelle che rimaste sole per lunghi mesi con padri, mariti, fidanzati partiti per la Guerra a badare a portar avanti la stalla, la famiglia, il podere, lavorando nei magazzini prendono consapevolezza, non a caso sono protagoniste del moti popolari del 1921 (che divenne anche un fil, quello di Italo Zeus).

Mentre c’è chi già pensa all’epopea delle Coline, pronti a partire per l’Eritrea e la Libia a cercar fortuna.

da leggere altro nella rubrica brolesi.

15 Gennaio 2020

Autore:

redazione


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