Sono 39 anni dalla Strage di Bologna. Qualcosa delle verità inizia a emergere. Complimenti a chi non s’è arreso. Ma la strada è ancora lunga e guai a fermarsi in un cul de sac
A 39 anni dalla strage alla stazione di Bologna una serie di inchieste autonome e il palcoscenico offerto dal nuovo processo hanno consentito di squarciare il velo e di far conoscere una serie di indizi e di prove che inchiodano al tempo stesso l’Internazionale trozkista e i vertici della P2, compagni di merenda.
Di lì si può andare storicamente a ritroso nel Terrore partigiano e in modo più ampio nella rete di copertura del trozkismo, da parte di servizi segreti di Stati considerati buoni e giusti.
Vedremo. Frattanto le rivelazioni dovute alla perizia sull’esplosivo confermano il teorema.
Si cerca di fermarsi lì, parlando di “strage palestinese”, dimenticando però quattro elementi essenziali.
Il primo è che si tratterebbe di palestinesi comunisti. Ed è strano che si metta l’accento sulla nazionalità invece che sul collante reale.
Il secondo è che non agirono comunque loro, semmai dei loro compagni occidentalissimi.
Il terzo è che quelle appendici palestinesi furono animate dall’Ambasciata d’Israele a Parigi.
Il quarto è che i depistatori seriali, in Italia, Francia e Stati Uniti, erano tutti orientati contro la causa della Palestina.
Comunque sia è un primo passo.
Ne dovranno seguire molti.
Dal blog di Gabriele Adinolfi