21 Dicembre – Yule, il Solstizio d’inverno.. e questa notte l’eclisse totale lunare (alle 00,40)
Cronaca Regionale

21 Dicembre – Yule, il Solstizio d’inverno.. e questa notte l’eclisse totale lunare (alle 00,40)

solstizio_Fall_Fairy--large-msg-1172874710031_thumb307_Il Cerchio della Luna propone per Il solstizio d’inverno (Yule) una celebrazione aperta

eclisse1Mentre l’anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre. II respiro della natura è sospeso, nell’attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E’ uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il più drammatico e paradossale: l’oscuritá regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali.

monte_forato_236_x_350E questa note, altro momento “magico” l’eclisse  lunare.

Un’alba rossa con rarissima Eclisse Totale di Luna nel Solstizio d’Inverno martedì mattina 21 dicembre 2010.

Evento visibile anche in Italia (parziale).

Più fortunati gli Americani che osservano il fenomeno totale di notte tra il 20 e 21 dicembre: l’oscurità aiuterà i cacciatori di meteore.

Un’eclisse totale lunare davvero speciale negli ultimi duemila anni: la seconda dopo l’evento del 21 dicembre 1638. Per la prossima eclisse totale lunare nel Solstizio d’inverno non dovremo attendere 372 anni.

Si verificherà il 21 dicembre 2094. Gli osservatori che dovessero rimanere delusi, potranno rifarsi gli occhi il prossimo 15 Giugno 2011 quando la Luna sarà ancora in eclisse: l’Italia contemplerà l’intera totalità mentre molti agli altri popoli dovranno accontentarsi delle fasi di penombra.

Durante le eclissi totali lunari la temperatura all’equatore del nostro satellite naturale, in assenza di atmosfera, precipita velocemente da più 127° Celsius a meno 173° Celsius.

Una caduta di 300 gradi Celsius in appena due ore.

solstizio_albero-di-yuleMa tornando all’evento stagionale.

Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell’anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi.

Come tutti i momenti di passaggio, Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo.

Il Natale e’ la versione cristiana della rinascita del sole, fissato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 -352) per il duplice scopo di celebrare Gesù Cristo come “Sole di giustizia” e creare una celebrazione alternativa alla piö popolare festa pagana. Sin dai tempi antichi dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l’Europa Centrale e il Mediterraneo, era tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze fatali della notte più lunga col giorno più breve.

solstizio_2Due temi principali si intrecciavano e si sovrapponevano, come i temi musicali di una grande sinfonia.

Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino, l’altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell’Anno Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell’Anno Crescente.

Un terzo tema, forse meno antico e nato con le prime civiltá agrarie, celebrava sullo sfondo la nascita-germinazione di un Dio del Grano… Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della sua luce è visto come segno di vecchiaia e declino.

Occorre cacciare l’oscuritá prima che il sole scompaia per sempre.

Le genti dell’antichitá, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo.

Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falž per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta “magia simpatica” la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale.

Presso i celti era in uso un rito in cui le donne attendevano, immerse nell’oscurità, l’arrivo della luce-candela portata dagli uomini con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti insieme la luce intorno al fuoco.

yule_MEDYule, o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita.

Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea: all’alba la Grande Madre Terra dá alla luce il Sole Dio.

La Dea è la vita dentro la morte, perche’ anche se ora è regina del gelo e dell’oscuritá, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante, che la rifeconderá riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni dell’inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la primavera ritorna.

La pianta sacra del Solstizio d’Inverno è il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile.

Il vischio, pianta sacra ai druidi, era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina.

Equiparato alla vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, il sacro albero dell’eternitá, questa pianta partecipa sia del simbolismo dell’eternitá che di quello dell’istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalitá. Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo Farlas deve portare con se’ un ramo di vischio. Queste usanze solstiziali sono state trasferite al gennaio, il Capodanno dell’attuale calendariocivile.

yule_spiritoCelebrare Farlas o Yule

La natura in questo tempo si riposa per prepararsi a vivere un nuovo ciclo e anche per noi sarebbe fisicamente opportuna una pausa, approfittando magari delle vacanze natalizie per dedicarci alla lettura, alla meditazione, a esercizi di rilassamento.

Una cosa piacevole sarebbe l’idromassaggio, una pratica rilassante e al tempo stesso simboleggiante le acque uterine da cui vogliamo rinascere per l’anno a venire.

Purtroppo tutto congiura contro un salutare riposo solstiziale. Infatti questo periodo dell’anno, per l’accumularsi di celebrazioni, feste e acquisti di regali puž portare a stress e ansia.

La forzata allegria, la routine quotidiana, il consumismo esaperato, sono tutti elementi che possono condurre a sentimenti di depressione e isolamento. Sará la minor quantitá di luce solare, sará l’essere costretti a mostrare un aspetto felice, ma questo è uno dei periodi dell’anno con il più alto picco di suicidi…
Tuttavia, se ricordiamo che questo tempo è quello in cui siamo piö lontani dal sole e contemporaneamente anche consapevoli della sua rinascita, possiamo provare a trattenere questa piccola luce in noi.

Il Solstizio può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profonditá del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunitá per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.

Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo decorare la nostra casa con le piante di Farlas oppure fare un albero solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato con tante piccole raffigurazioni del sole.

O ancora possiamo alzarci all’alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno.

solstizio_rito_250_x_187Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l’accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici.

Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo si orna con rametti di varie piante: il tasso (a indicare la morte dell’anno calante), l’agrifoglio (l’anno calante stesso), l’edera (la pianta del dio solstiziale) e la betulla (l’albero delle nascite e dei nuovi inizi). Si legano i rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito anche l’anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco, accenderemo il fuoco con questo, Si dice: “Come il vecchio ciocco èconsumato, così lo sia anche l’anno vecchio”. Quando il ciocco prende fuoco si dice: “Come il nuovo ciocco è acceso, cosœ inizi il nuovo anno”.

Una volta che il fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni per il futuro e salutiamo questa luce dicendo: “Benvenuta, luce del nuovo sole!”. Brindiamo con vin brulè e consumiamo dolci, lasciando una parte del nostro festino per la Madre Terra. Più tardi le ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilitá della vegetazione.

Un altro modo per celebrare Farlas è quello del ramo dei desideri, un rituale della tradizione celtica bretone. Nove giorni prima del Solstizio occorre procurarsi un ramo secco di buone dimensioni, pitturarlo con vernice dorata e appenderlo nell’anticamera della propria abitazione, con un pennarello e alcune strisce di carta rossa da tenere lœ vicino.

Chiunque entri in casa se vuole, potrá scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che verrá ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con un nastrino colorato. Quando nove giorni dopo si accende il fuoco del Solstizio (nel caminetto di casa o in un falž nel giardino o nel campo) il ramo viene sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando saliranno col fumo sempre piö in alto, finche’ verranno accolti da entitá celesti e chissá, forse esauditi.

Per quanto riguarda il cibo, gli alimenti tradizionali sono le noci, la frutta come mele e pere, i dolci con il cumino dei prati, bagnati col sidro.

Le bevande adatte sono il Wassil, il Lambswool, il té di ibisco o di zenzero.

Olio per Yule

5mL di olio di pino
5mL di olio di cannella
5mL di olio di oliva
1 cucchiaio di radice di zenzero rotta a piccoli pezzi
3 cucchiai di sale marino
Usatelo per ungere le candele (la cannella irrita la pelle!)

Il vischio
Era molto importante per i Gallo-Celti. Le consuetudini sull’uso del vischio come elemento apportatore di buona sorte derivano in effetti in buona parte dalle antiche tradizioni celtiche, costumi di una popolazione che considerava questa pianta come magica (perché, pur senza radici, riusciva a vivere su un’altra specie) e sacra.

Lo poteva raccogliere infatti solo il sommo sacerdote, con l’aiuto di un falcetto d’oro. Gli altri sacerdoti, coperti da candide vesti, lo deponevano (dopo averlo recuperato al volo su una pezza di lino immacolato) in una catinella (pure d’oro) riempita d’acqua e lo mostravano al popolo per la venerazione di rito.

E per guarire (per i Celti il vischio era “colui che guarisce tutto; il simbolo della vita che trionfa sul torpore invernale) distribuivano l’acqua che lo aveva bagnato ai malati o a chi, comunque, dalle malattie voleva essere preservato.

I Celti consideravano il vischio una pianta donata dalle divinità e ritenevano che questo arboscello fosse nato dove era caduta la folgore, simbolo della discesa della divinità sulla terra. Plinio il Vecchio riferisce che il vischio venerato dai Celti era quello che cresceva sulla quercia, considerato l’albero del dio dei cieli e della folgore perché su di esso cadevano spesso i fulmini. Si credeva che la pianticella cadesse dal cielo insieme ai lampi. Questa congettura – scrive il Frazer nel suo “Ramo d’oro” – è confermata dal nome di “scopa del fulmine” che viene dato al vischio nel cantone svizzero di Argau.

“Perché questo epiteto – continua il Frazer – implica chiaramente la stessa connessione tra il parassita e il fulmine; anzi la scopa del fulmine è un nome comune in Germania per ogni escrescenza cespugliosa o a guisa di nido che cresca su un ramo perché gli ignoranti credono realmente che questi organismi parassitici siano un prodotto del fulmine”. Tagliando dunque il vischio con i mistici riti ci si procura tutte le proprietà magiche del fulmine.

Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.

Inoltre queste usanze, chiamate anche druidiche (i sacerdoti dei Celti erano infatti i Druidi), continuarono (specie in Francia) anche dopo la cristianizzazione. La natura del vischio, la sua nascita dal cielo e il suo legame con i solstizi non potevano infatti non ispirare ai cristiani il simbolo del Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso. “Come il vischio è ospite di un albero, così il Cristo – scrive Alfredo Catabiani nel suo “Florario” – è ospite dell’umanità, un albero che non lo generò nello stesso modo con cui genera gli uomini”.

L’albero Solstiziale e l’albero di Natale

Sono origini molto antiche, quelle che collocano il famoso abete nelle feste del Solstizio d’inverno, ovvero il Natale.

I popoli germanici, lo usavano nei loro riti pagani, per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno. In seguito era usanza bruciarlo nella stufa, in un rito di magia simpatica (secondo cui il simile attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno del sole.

Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno.

Era un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità. Ecco che addobbarlo, prendeva quindi i connotati di un piccolo rito casalingo che portava fortuna ed abbondanza alla famiglia.

Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita, lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E’ presente in Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone che si evirò proprio sotto ad un pino.

Addobbare l’albero di Natale con le luci, accendendolo di mille riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell’abete, che spesso si prolungava fino all’attuale festa della Befana. In alcune popolazioni europee, con il fuoco dell’abete, si bruciava simbolicamente le negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per il futuro.

La tradizione dell’albero prese piede in Italia nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.

Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all’albero di Natale, come quella americana che racconta di un bambino che si era perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete.

Per proteggerlo dal freddo, l’abete si piegò fino a racchiudere il bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino che dormiva tranquillo sotto l’abete, tutto ricoperto da cristalli che luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell’episodio, cominciarono a decorare l’albero di Natale.

Quest’anno, non acquistate alberi vivi, i tempi sono cambiati e non è proprio il caso di far soffrire una pianta per egoismo e piacere personale!

di Michela Brandino, segnalato in wiccanews e tratto da:
http://www.grandain.com/informazione/dettaglio.asp?id=14594
http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_calend_yule.htm

 

per saperne di più

http://scomunicando.hopto.org/cultura/21-dicembre-il-significato-magico-del-solstizio-dinverno

ECLISSE TOTALE DI LUNA MARTEDÌ 21 DICEMBRE

Alle porte del Santo Natale, ecco l’alba rossa di un Solstizio d’inverno AD 2010 davvero speciale per l’emisfero boreale.

Illuminato da una rara eclissi totale di Luna davvero particolare martedì mattina 21 dicembre 2010, quando il cielo ci stupirà. L’evento, in programma proprio nella stessa data del Solstizio d’Inverno (d’estate nell’emisfero australe), è visibile poche ore dopo l’ingresso del Sole nella costellazione del Capricorno (alle ore italiane 00:40 del 21 dicembre 2010) che segna l’inizio dell’inverno boreale.

eclissi-lunaMeteo permettendo in Italia l’eclisse sarà visibile ma “parziale”. I più fortunati sono gli Americani che possono contemplare i 72 minuti di totalità (e gli Europei dell’Ovest Terra) nella piena notte invernale. L’eclissi di quest’anno è visibile anche sul sito Internet www.ccssc.org/webcast.html. Le polveri vulcaniche sollevate nell’alta atmosfera dalle recenti eruzioni islandesi ed asiatiche molto probabilmente caratterizzeranno la luminosità rossastra della totalità lunare con colori più vivaci e dinamici, sicuramente più scuri. Un evento a lungo atteso negli ultimi duemila anni.
Per la precisione il secondo dopo l’eclissi lunare del 21 dicembre 1638 quando la totalità si verificò tra le ore 2:12 e 3:47 del mattino (ora italiana). Per la prossima configurazione celeste della luna in eclisse totale al solstizio d’inverno, non dovremo attendere 372 anni perché si verificherà il 21 dicembre 2094. Lune piene nel solstizio d’inverno si sono già avute il 22 dicembre 1999 e il 21 dicembre 1980. Durante le eclissi totali lunari la temperatura all’equatore del nostro satellite naturale, in assenza di atmosfera, precipita velocemente da più 127° Celsius a meno 173° Celsius.

luna_rossaUna caduta di 300 gradi Celsius in appena due ore. Il giorno più corto dell’anno, quindi, coincide quasi perfettamente con l’eclissi lunare, un fenomeno celeste del tutto naturale che, tuttavia, scatena le fantasie più disperate di astrologi, cartomanti, veggenti, amanti delle superstizioni più paludate. Siamo alla fine dell’anno e ne vedremo delle belle. Il solstizio d’inverno giocava un ruolo molto importante nei riti della Grecia e della Roma antiche. Era visto come un tempo di rinascita e rinnovamento perché, da un punto di vista astronomico segna l’inizio (il 24-25 dicembre) di una nuova stagione forte, quella del ritorno alla luce ed alla vita dopo il buio della notte più lunga dell’anno. Il 21 Dicembre, giorno del Solstizio d’inverno, è anche il giorno il più corto dell’anno. Inizia l’inverno (in Italia il Sole sorge mediamente intorno alle ore 7:42 e tramonta alle ore 16:44; si eleva al massimo di appena 22° sull’orizzonte Sud). Ecco perché è un’eclisse lunare speciale.

Gli astronomi sanno che la Luna Piena si allinea perfettamente dietro il Sole e la Terra, venendo quindi eclissata dal cono di penombra e di ombra del nostro pianeta che attraverso la sua atmosfera lascia passare solo una gamma particolare dello spettro luminoso (visibile e invisibile) del Sole. In Italia la Luna sarà visibile bassa sull’orizzonte di ponente.

Martedì 21 Dicembre 2010 il nostro satellite naturale tramonta nello stesso momento in cui entra nell’ombra della Terra.

Un’ora prima, la Luna entra nella penombra della Terra che anticipa l’oscurità vera e propria del nostro pianeta che avanza sulla superficie lunare. Una configurazione davvero interessante che, unita ad una posizione ormai prossima all’orizzonte, fa diventare il nostro satellite sempre più rosso.

Si osserverà tramontare una Luna davvero bella sia come colore sia come luminosità. La Luna inizia ad acquisire il classico colore rosso-rame della totalità quando è ormai ben sotto l’orizzonte italiano.

Naturalmente la Luna Rossa ce la dovremo osservare su Internet perché nel nostro Paese sarà impossibile da vedere. Ma risulterà visibile in tutti i luoghi della Terra situati immediatamente più ad occidente dell’Italia, come la Spagna e il Portogallo. Più fortunati gli Stati Uniti e il Canada che potranno profittare delle condizioni di oscurità lunare per osservare anche gli sciami meteorici di dicembre.

Ciò non toglie che lo spettacolo, sebbene “parziale”, sarà comunque assicurato anche qui in Italia.

Perché sarà sufficiente osservare attentamente con un buon binocolo (anche ad occhio nudo, magari dalle vette del Gran Sasso!) l’attenuarsi della luminosità della Luna a partire dalle 6:30. Per un’ora e fino quando la Luna tramonterà, sulla sua superficie si stenderà lentamente la penombra “grigia” della Terra. Tutta la fenomenologia è di ordine naturale. La Luna tramonterà lasciando lo spettacolo vero e proprio ad altri popoli. Gli osservatori che dovessero rimanere delusi, potranno rifarsi gli occhi il prossimo 15 Giugno 2011 quando la Luna sarà ancora in eclisse.

L’Italia contemplerà l’intera totalità, mentre molti agli altri popoli dovranno accontentarsi delle sole fasi di penombra.

articolo di Nicola Facciolini

20 Dicembre 2010

Autore:

admin


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist