Dopo il successo di “Dark Side of the Moon” la band si ritrova priva di idee. I componenti, con un David Gilmour sempre più leader, sono al limite dello scioglimento quando le canzoni cominciano ad affiorare negli studi più famosi d’Inghilterra. Il 12 settembre 1975 uscirà il disco che rappresenterà, in musica, l’assenza. Prima fra tutte quella di Syd Barrett
Oggi, 12 settembre, di tanti anni fa usciva Wish You Were Here, nono disco in studio dei Pink Floyd.
40 anni.
Una manciata di giorni dopo, David Gilmour pubblicherà il suo nuovo disco solistico, Rattle That Lock, dopo nove anni di assenza. Forse non sapremo mai se questa coincidenza, molto curiosa, sia frutto di un viaggio nel tempo dei ricordi.
Un modo molto elegante e nostalgico, da parte del chitarrista, per celebrare un disco che può considerarsi, per tante ragioni, il punto di non ritorno del quartetto inglese.
La storia racconta che dopo il successo planetario di Dark Side of the Moon (1973), in assoluto uno dei dischi più venduti della storia, i Pink Floyd stavano brancolando nel buio.
Per muoversi fuori dalle paludi della noia e dall’inerzia i quattro vanno negli studio di King Cross a Londra per immaginare percorsi musicali nuovi. È una frase malinconica, quattro note in tutto, suonata alla chitarra da Gilmour a catturare l’attenzione di Waters.
Da questo momento Shine on You Crazy Diamond inizia progressivamente a prendere forma. Il testo inevitabilmente fa venire in mente il “genio pazzo” di Syd Barrett, ma solo in un secondo momento il fantasma di Barrett prenderà il sopravvento nel concept dell’album e diventerà simbolico dello stato di depressione di tutto il gruppo. La band registra anche Raving and Drooling e You Gotta Be Crazy : il momento di aridità artistica scompare in un attimo.
Pink Floyd, “Wish You Were Here”, un disco in memoria di Syd Barrett
La copertina del disco fu pensata dallo studio Hipgnosis di Storm Thorgerson e Aubrey Powell.
Per la confezione del vinile lo studio Hipgnosis di Storm Thorgerson e Aubrey Powell fa un grande lavoro.
In un’epoca in cui Photoshop non esisteva ancora, la copertina fu realizzata con uno stuntman di professione, Ronnie Rondell, che prese letteralmente fuoco per permettere a Powell di scattare 15 fotografie.
Mentre una squadra di 34 soccorritori muniti di estintori erano pronta ad intervenire. Waters a proposito del senso di Wish You Were Here dirà: “È quello di non accettare mai un ruolo di protagonista all’interno di una gabbia – A lead role in the cage”.
La copertina dell’ultimo album di Gilmour, creata proprio da Powell, raffigura una gabbia aperta dalla quale escono esemplari di corvidi, gli uccelli più intelligenti in natura. Un’altra coincidenza.
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