Anche quest’anno l’otto marzo sta arrivando puntuale sui nostri calendari e la giornata andrà avanti tra scambi di mimose e altre tipiche attività.
La giornata delle donne nata per ricordare le lotte di emancipazione che hanno attraversato il vecchio e nuovo continente, non è più occasione per riflettere su cosa significa appartenere a un certo genere e quali stereotipi e pregiudizi li circondano ma è diventata solo una ricorrenza dal solito, banale rituale: ci sarà il collega che rispolvera per l’occasione la frase di circostanza «oggi è la loro festa, trattiamole bene», quello che si sente cavaliere e si presenta con rametti di mimosa per tutte, il barista che ti dice «Auguri!» con il sorriso delle grandi occasioni mentre prendi il caffè.
E poi la sera i ristoranti pieni di donne di tutte le età finalmente “libere” che, come le badanti la domenica, festeggiano la loro ora d’aria annuale, quelle che solo quel giorno possono concedersi di andare a vedere gli spogliarelli maschili emulando il peggio del peggio dell’altra metà del cielo, quelle che il ramo di mimosa se lo comprano da sole per autogratificarsi della loro sofferta condizione di mamme, mogli, angeli del focolare.
“Donne un giorno su 365”.
La Giornata della Donna ha una matrice ben precisa che nulla ha a che vedere con mimose, pizzerie e locali notturni. Ridurla a una festa di sedicente libertà ne svilisce il significato e ci offende tutte, mascherando la realtà dei fatti.
Chiediamoci se c’è qualcosa da festeggiare per le donne italiane:
Le donne continuano ad essere oggetto di violenza dell’italico maschio, quello che le vede come gliele presenta la tv, la pubblicità o l’immancabile mamma, le donne sono terra di conquista e articolo sessuale di proprietà.
Dall’inizio del 2012 a oggi ne sono state uccise 23. Mariti o ex, compagni o amanti, “corteggiatori” ai quali hanno osato dire no. Molte non muoiono, perché la furia bestiale si ferma prima dell’irreparabile, e per puro caso non vengono conteggiate nelle statistiche mortuarie femminili e l’80% della violenza sulle donne avviene tra le mura domestiche per mano degli uomini della loro vita. Quelli che ne tengono in scacco la vita, le scelte, la libertà.
E se questo ancora non basta a quelle che si preparano per la “festa” e sono fiere di ricevere auguri e rametti di mimosa, vorrei ricordare che le donne vere sono quelle che si alzano presto al mattino per andare a lavorare, che tornano a casa la sera e preparano la cena, per la modica cifra di 500 euro al mese, quelle che debbono cucinare, giocare con i figli, accompagnarli e poi riprenderli all’asilo , quelle che comprano le borse al mercato, quelle donne che ogni giorno fanno i salti mortali per fare la spesa, quelle cui i genitori hanno insegnato i valori della dignità ed il rispetto del corpo, quelle alle quali hanno insegnato a combattere per farsi riconoscere come tali, donne con una sensibilità, donne che non mostrano culi e tette e che non portano la taglia 38 e neanche la borsa Vuitton, le Hogan e l’ anello di brillanti da 18 carati.
I nostri modelli debbono essere le donne che hanno sul viso i segni del tempo che passa, le giornaliste che lottano per i propri diritti e quelli altrui, tutte quelle donne che diffondono la cultura, quelle che fanno della cultura la propria bandiera.
Ma se nonostante ciò, care signore, volete ancora festeggiare, sappiate che se pensate che basti un minigonna e una serata fuori dalle righe per essere libere, vi hanno fregato.
E con voi tutte noi donne.
Chi è Angelina Fogliani ….
è nata a Sinagra il 15 settembre 1956. E’ laureata in Materie Letterarie presso l’Università degli Studi di Messina. Attualmente lavora come Funzionario responsabile dell’Informagiovani, del Punto Locale della rete Europea Eurodesk nonché coordinatore dei progetti Europei al Comune di Brolo.
Dal 1985 al 2006 è stato Dirigente della Cisl dove ha ricoperto, tra l’altro, il ruolo di Segretario Regionale e Provinciale della Federazione del Pubblico Impiego e di Segretario Zonale Confederale.
Nel 2010 fonda l’Associazione di Promozione Sociale Sikanie di cui è Presidente per la promozione e lo sviluppo di varie forme di associazionismo giovanile, con l’obiettivo di contribuire a infondere nei giovani lo spirito di solidarietà e tolleranza, promuovere la mobilità entro e oltre i confini dell’Europa, il dialogo, l’integrazione, la multiculturalità, la cooperazione.
Nel corso della sua esperienza professionale come Responsabile della Rete Eurodesk ha partecipato a diverse iniziative di mobilità giovanili transazionali, corsi di formazione organizzati da SALTO –Youth Resource Centres ed ha svolto funzioni di coach in progetti di iniziative giovani finanziate nell’ambito del programma comunitario Gioventù in Azione.
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