di Luca Scaffidi Militone
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Dissacrante, politicamente scorretta e fuori dagli schemi e da ogni forma di buonismo, la nuova commedia musicale di Paride Acacia diverte e regala agli spettatori del Savio uno spettacolo di altissima qualità sotto ogni aspetto.
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“Tra cipressi, e croci storte, tra fantasmi, e cose morte noi facciamo il mestiere allegramente non per scelta o per denaro, ma per vera vocazione, seppelliamo anche l’ultimo barone.
Terra, acqua, fuoco e vento siamo noi il quinto elemento, se la Morte nera arriva a compimento.
E beccando il pollicione accertiamo l’illusione di un trapasso in catalessi, perché no!
E se estinguersi è un dovere, per i Catari un piacere, Maomettani solamente latte e miele. Per l’Indù è un reincarnarsi, per Siddharta è liberarsi, ai Cristiani solamente ricomporsi. Per Pitagora è una scala dalla pianta al minerale, per i Marxisti sei concime, sei letame. Per Apollo bruci al sole, ciò che è cenere non muore, all’ebreo tutto ciò non si pone.
Per l’Egitto è imbalsamato, per i laici congelato. Non risorgi! Per un ateo è sottinteso. Non c’è trucco non c’è inganno, siamo aperti tutto l’anno, prenotare è una perdita di tempo”.
Attenta ai gusti del variegato pubblico della domenica che affolla il Teatro Savio di Messina, la QA-QuasiAnonimaProduzioni non si è lasciata scappare l’occasione di portare sul suo palcoscenico, questa domenica 20 marzo con un doppio spettacolo, l’ultima fatica di Paride Acacia, ormai nome punto di riferimento nello scenario del teatro Messinese. “Camposanto Mon Amour”, prodotto dalla compagnia teatrale Efrem Rock sconvolge e delizia i suoi spettatori, come solo il Teatro di qualità sa fare.
La Morte è in scena; a farne le veci e “incarnarla” cinque suoi folli e grotteschi giullari: un fantasma e quattro beccamorti del cimitero comunale di Messina. Dalla giusta distanza che il camposanto offre loro, i “veri proprietari” del cimitero e suoi abitanti, le becchine Saturnia, Arsenica, scrutano il mondo esterno con sguardo lucido, ma anche doveroso sospetto e disprezzo, il mondo esterno, quello dei “vivi morti dentro”, delle istituzioni e della politica delle promesse non mantenute, dei parenti che non onorano i loro morti.
Le riflessioni delle becchine e la saggia esperienza condivisa dal fantasma, l’amarezza per la scomparsa di Giacomino Salenitro, “piagnone” di professione, abbandonato dal mondo, dell’attore cittadino Martino Zolfo, dimenticato nel deposito del cimitero in barba ai suoi desideri, l’amore per Mercurio, fioraio “dirimpettaio” del cimitero, si fondono in uno stravagante connubio di alchimia e magie e malocchi. Una commedia non solo suscettibile di fare ridere, ma generosa con i suoi spunti di riflessione e satira sulla malapolitica e sul malcostume, sulla “solitudine” dei morti fuori dalla frenesia del 2 novembre, fino ad arrivare alla pesante ma dovuta critica delle responsabilità che portarono al disastro della frana del 1° ottobre 2009 di Giampilieri che con le sue 31 vittime, e simbolicamente con i suoi 6 dispersi, “alimentò” il cimitero comunale.
“La poltrona per diritto ereditario
Che iniziò con suo nonno “L’onorevole”
E passò in maniera disdicevole
A suo padre, altro Porco gran Vicario.
Esseri “figli Di” è una colpa. Bisogna essere figli di nessuno.
E se il voto popolare è in mano ai servi
e sparare ormai ti fa saltare i nervi
non rimane che una magica catena,
fatture a morte, spilli e magia nera.
Spirito di Robespierre, ghigliottina tutti i “figli Di”; che possa
avvenire un olocausto di famiglie che occupano, per il solo cognome
che portano, università, ospedali, banche, carta stampata.
Amministrazioni comunali, direzione dei teatri. Morte al feudo!
Evochiamo l’angelo sterminatore, ed indirizziamolo presso l’ufficio
del comune, via Mangia Pane a Tradimento, numero 5, interno 8, quinto
piano, porta a destra, sempre a destra, solo a destra”.
L’eccezionale interpretazione di Gabriella Cacia, Elvira Ghirlanda, Laura Giannone, Milena Bartolone e Francesca Gambino seduce la curiosità del pubblico, che già stenta a star dietro agli innumerevoli riferimenti ed ai curatissimi e pregiati testi delle canzoni, ai testi maniacalmente studiati e ricchi di spunti e di battute dalla sottile e sarcastica, caustica a volte, ironia.
L’accompagnamento della musica dal vivo di Massimo Pino (chitarre), Peppe Pullia (batteria e percussioni) e Simona Vita (piano e tastiere), all’interno dell’opera di Acacia, è più che un semplice quid, ma diventa anzi un efficace ed eccezionale strumento per la realizzazione in scena delle coreografie firmate da Sarah Lanza che, ormai garanzia di qualità ed esperienza, ancora una volta non delude affatto le aspettative.
Ne risulta una commedia brillante ed impertinente, all’interno della quale Paride Acacia dà libero spazio alla sua inventiva, offrendo, tramite la matura ed assolutamente peculiare interpretazione delle sue attrici, uno sfogo di eccentrica creatività e originalità, assolutamente diverso da qualsiasi esperienza già percorsa.
Testo di Luca Scaffidi Militone
Foto di Vincenzo Agrillo e Eleonora Cuppari
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