OPERAZIONE SENZA TREGUA – Il nuovo boss di Tortorici “U calabrisi”
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OPERAZIONE SENZA TREGUA – Il nuovo boss di Tortorici “U calabrisi”

FORACI Antonio
FORACI Antonio

Operazione “Senza Tregua” 23 arresti e nuove alleanze criminali sui Nebrodi.

L’indagine prende avvio dall’arresto in flagranza di reato, effettuato da personale del Commissariato di P.S. di Capo d’Orlando, durante un tentativo di estorsione ai danni di un nightclub nel centro paladino, perpetrato da quattro giovani tortoriciani nell’aprile 2013. Nel corso delle prime intercettazioni emergeva che il nuovo boss di Tortorici, la persona in cui in quel momento bisognava fare riferimento, era FORACI Antonio detto “U calabrisi”.
Nelle successive indagini dei poliziotti di Capo d’Orlando, coordinate dalla DDA di Messina, è stato possibile raccogliere, attraverso una complessa attività svolta con l’ausilio di servizi di intercettazione telefonica ed ambientale, significativi elementi probatori a carico di alcuni soggetti tortoriciani che si adoperavano in attività estorsive per conto del Clan Bontempo Scavo e nello spaccio di stupefacenti nel centro oricense ed a disvelare l’esistenza di una struttura mafiosa pienamente operativa nel territorio nebroideo, tanto da collaborare con la potente famiglia NIRTA – STRANGIO della ‘ndrangheta calabrese.
Tale struttura operativa, facente capo per l’appunto a FORACI Antonio, uomo già noto alle forze dell’ordine e organico dei BONTEMPO SCAVO, affiancato dalla moglie COSTANZO Calogera Rina, dal figlio FORACI Cristian e dal sodale MONTAGNO BOZZONE Giovanni, operava sul territorio, mantenendo saldi contatti con altri appartenenti alla medesima associazione mafiosa, sia in libertà (SINAGRA Giuseppe detto “finestra”) che detenuti (ROCCHETTA Massimo Salvatore), portando a termine estorsioni in danno di commercianti ed imprenditori, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo mafioso.
I rapporti fattivi e operativi del Foraci con Rocchetta, come l’investitura ricevuta dai giovani Bontempo Scavo, sono elementi univoci e concludenti, sia sul ruolo associativo che sulla crescita del ruolo del FORACI che diviene, dopo la scarcerazione, pedina fondamentale dell’associazione. Tanto si evince sia dal plurimo attivismo criminale, sia dalla rete dei contatti stesi che dai propositi di armare il gruppo. Il predetto viene a costituire un punto di riferimento, operativo anche tramite il figlio all’esterno, in una struttura dedita al pizzo, e come si vedrà, all’approvvigionamento e vendita di stupefacenti, con una serie di affiliati organici stabili che ne condividono il progetto.
Lo strettissimo legame tra FORACI ed esponenti di spicco della locale criminalità mafiosa appariva palese sin dall’avvio delle intercettazioni operate presso la propria abitazione. Dai colloqui intercettati, emergeva la necessità per il FORACI di trovare un canale sicuro di comunicazione con il carcere di Messina, attraverso il quale far pervenire messaggi ad un detenuto. FORACI veniva intercettato proprio mentre era intento, unitamente al figlio Cristian ed alla moglie COSTANZO Rina, a scrivere una missiva indirizzata al detenuto ROCCHETTA Massimo. La lettera era finalizzata ad informare quest’ultimo di vicende di interesse dell’associazione mafiosa ed a chiederne l’intervento risolutore, attraverso i contatti con altro detenuto, appartenente alla famiglia calabrese NIRTA STRANGIO. Ne seguiva uno scambio di corrispondenza che aveva ad oggetto un’attività estorsiva da compiersi nei confronti di una ditta di Sant’Agata di Militello che effettuava lavori sia in Calabria che in Sicilia.
In altre circostanze, invece, i due intrattenevano corrispondenza relativa ai canali di approvvigionamento di stupefacenti. Nella organizzazione del modus operandi delle richieste estorsive, il FORACI Antonio forniva precise istruzioni al figlio Cristian ed a MONTAGNO BOZZONE Giovanni, raccomandando loro di fare presente agli estorti che era lui il soggetto cui fare riferimento per la raccolta dei soldi. Questi costringevano quindi le vittime a consegnare il denaro sotto la minaccia, anche implicita, derivante dall’appartenenza alla associazione mafiosa operante nel territorio di Tortorici, così sottintendendo e prospettando l’eventualità di attentati. Ed è proprio nel campo delle estorsioni che il FORACI Cristian vuole dimostrare al padre il suo spessore criminale. Durante un colloquio intercettato il Cristian si vanta che, durante la detenzione del padre, ha costretto un commerciante a corrispondergli la somma di 1.000 euro.
In un’altra intercettazione, dopo un rifiuto di pagamento, si sente il FORACI Antonio dire al figlio di recarsi nuovamente presso quell’attività commerciale e dargli un vero e proprio ultimatum “gli devi dire: fino a stasera ho tempo, poi non ne ho più”. Padre e figlio poi, in una escalation estorsiva di matrice mafiosa, decidevano di prendere di mira l’autovettura della vittima, ove questa avesse manifestato ulteriore resistenza alle richieste di denaro. La pressione alla fine dava effetto ed il commerciante consegnava la somma di denaro richiesta. Le estorsioni, consumate o tentate, consistevano sia nella materiale dazione di denaro sia nella richiesta di attività lavorative per i familiari.
Inoltre, consistenti le quantità di sostanze stupefacenti sequestrate, tra cui 140 grammi di cocaina e 600 grammi circa di marijuana: in particolare, 100 grammi di cocaina, venivano sequestrati a MONTAGNO BOZZONE Antonio, mentre li trasportava a bordo di un bus di linea che da Messina va a Tortorici, 30 grammi di cocaina venivano rinvenuti e sequestrati, debitamente occultati da FORACI Antonio, in un muro sito in prossimità della sua abitazione, 10 grammi di cocaina, venivano sequestrati a DESTRO PASTIZZARO Luca che li trasportava insieme a FORACI Cristian e i 400 grammi di marijuana venivano sequestrati durante la perquisizione effettuata a casa di DESTRO PASTIZZARO Luca. Il rimanente veniva sequestrato al gruppo orlandino di cui si parlerà in seguito.
Nel corso delle indagini sono emerse, anche diverse progettazioni di rapine ai danni di commercianti locali che per cause indipendenti dalla loro volontà non sono state portate a compimento. Per i reati inerenti l’associazione mafiosa e le estorsioni sono sottoposti alla custodia cautelare in carcere FORACI Antonio, FORACI Cristian, COSTANZO Calogera Rina, MONTAGNO BOZZONE Giovanni, ROCCHETTA Massimo Salvatore e SINAGRA Giuseppe. Per reati inerenti il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, sono tratti in arresto ASPRI Giovanni, COSTANZO Francesco, COSTANZO Rina Calogera, DESTRO PASTIZZARO Luca, FAVAZZO Gianluca, FAVAZZO Sebastiano, FORACI Antonio, FORACI Cristian, GALATI GIORDANO Roberto, GALATI RANDO Sebastiano, MONTAGNO BOZZONE Giovanni, ROSANO Vincenzo, tutti sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere e CUTE’ Giovanni, FAVAZZO Andrea, FLORINDO Carmelo Salvatore e IMBARRATO Carmelo, sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Analogamente la Polizia di Stato ha individuato e monitorato un’altra associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanza stupefacente operante nel centro di Capo d’Orlando, capeggiato da CAMBRIA ZURRO Gaetano Calogero, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere, e composto da CHIAIA Giuseppina, INGRILLÌ Simone e RANERI Giuseppe, questi ultimi sottoposti alla misura degli arresti domiciliari. Tale gruppo si riforniva di stupefacenti soprattutto attraverso CORDA Vincenzo, palermitano dimorante a Sant’Agata di Militello (sottoposto in data odierna alla misura della custodia cautelare in carcere). Nel corso delle indagini veniva altresì tratto in arresto in flagranza di reato: GILORMELLO Fabio (di Bergamo), sorpreso mentre trasportava in treno circa gr. 100 di marijuana da Palermo a Capo d’Orlando. L’approvvigionamento dello stupefacente avveniva seguendo diversi canali.
In particolare, il gruppo tortoriciano prediligeva fornirsi a Messina dall’ASPRI Giovanni e ad Adrano mediante COSTANZO Francesco. Il gruppo orlandino invece si riforniva principalmente nel palermitano tramite il CORDA Vincenzo. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, alle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, all’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. All’esecuzione della vasta operazione di polizia hanno collaborato i poliziotti delle Squadre Mobili di Palermo e Catania nonchè i colleghi dei Commissariati P.S. della Provincia di Messina e dei Reparti Prevenzione Crimine di Palermo e Catania.

30 Maggio 2016

Autore:

redazione


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