“Autorità Portuale ultimo atto. Adesso realisticamente cosa si può fare?”. Documento di CapitaleMessina a firma di Gianfranco Salmeri e Pino Falzea.
“Ormai i buoi sono scappati, inutile chiudere le stalle! Le dichiarazioni di Crocetta a difesa della sopravvivenza dell’Autorità portuale di Messina arrivano fuori tempo massimo.
È difficile, come fa il governatore, immaginare ora l’autonomia finanziaria dei porti messinesi, il Decreto non lo prevede, ci sarà solo un ufficio territoriale portuale a Messina, propaggine decentrata dell’Autorità di Sistema, senza autonomia finanziaria; ed ancora meno realistici ci sembrano eventuali ricorsi in sede giudiziaria per la difesa delle prerogative dello Statuto speciale siciliano.
Ormai il danno è fatto: bisognava pensarci prima.
E ci dovevano pensare prima coloro che hanno consegnato entusiasticamente gli interessi dei nostri porti alla subalternità rispetto a quelli calabresi, perché diciamolo chiaramente l’accorpamento non è frutto del destino cinico e baro, ma della scelta consapevole di una parte della classe politica messinese e del disinteresse dell’altra parte.
Crocetta, di fatto, si è uniformato a quella che era la volontà dei parlamentari messinesi che lo sostengono a Palermo: non era presente, unico presidente di Regione interessata alla Riforma dei porti, alla conferenza Stato-Regioni di Marzo, ha poi inviato una richiesta di proroga inefficace.
Ma non gliene si può fare una colpa: larga parte della classe politica cittadina era per l’accorpamento con Gioia Tauro, ad eccezione di Sicilia Futura, ed il PD fino a ieri perlopiù silente, per cui nell’iter successivo sarebbe stato difficile pensare ad un cambio di rotta da parte del Governo.
Ma adesso realisticamente cosa si può fare?
Primo, tutta la classe politica, anche gli esponenti favorevoli all’accorpamento, nell’interesse superiore della collettività, dovrebbe intervenire perché si modifichi la norma, introducendo la clausola che preveda che i proventi prodotti dai porti siano vincolati ad investimenti nel territorio di appartenenza.
L’impianto della legge, con le sue finalità di rendere il sistema portuale italiano più efficiente e competitivo, non sarebbe per nulla compromesso da tale modifica ed il territorio della Città Metropolitana di Messina, almeno fruirebbe delle risorse prodotte dai propri porti, come è giusto che sia. Stiamo parlando dei 100 milioni della cassa dell’Autorità Portuale di Messina e degli 8 milioni di euro annui incassati da Milazzo e Messina che devono essere spesi nel nostro territorio e non per ripianare il deficit del porto di Gioia Tauro.
Secondo, il Presidente della Regione ha già adesso facoltà, d’intesa con il governatore calabrese, di richiedere lo spostamento della sede della futura Autorità di Sistema Portuale in altra città sede di autorità portuale soppressa, ai sensi del comma 3 dell’articolo 7 del Decreto Delrio; dunque sarebbe possibile, trovando una intesa tra le due Regioni, prevedere che la sede amministrativa dell’Authority possa essere Messina.
D’altra parte la Regione Calabria, che avrà i maggiori benefici dal punto di vista politico da questo accorpamento (il futuro comitato di gestione dell’Autorità di sistema avrà 3 componenti su 5 di nomina calabrese), potrebbe essere disponibile ad accettare tale proposta.
Riteniamo che queste due iniziative, quella della sede, probabilmente dal valore solo simbolico, ma la prima sostanziale, possano essere condivisibili da tutti, sia i contrari che i favorevoli all’accorpamento, uniti per ottenere un risultato utile per la città.”
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