– di Corrado Speziale –
Penultimo giorno di campagna referendaria. Il senatore ex Pd, oggi nel gruppo di Sinistra italiana, noto giornalista e attento osservatore dei fatti del mondo, è intervenuto ad un incontro tenutosi nella sala consiliare di Palazzo dei Leoni, organizzato dal comitato per il No, dai Democratici per il No e da Sinistra italiana. Con lui sono intervenuti Rafael De Francesco e Giuseppe Grioli, oltre ad attivisti e esperti di diritto costituzionale. Corradino Mineo: “Non ho mai visto un governo fare ciò che ha fatto questo. Per poter vincere il referendum hanno bruciato i ponti della democrazia”. La concezione errata della riforma: “Il pensiero legato a questa società mondializzata è in crisi”. Sulla svolta di Prodi verso il Sì: “Me l’aspettavo. E’ legato all’idea dell’Europa della cosiddetta terza via, ma è un’idea perdente”. L’orizzonte: “Se vince il No annulliamo l’Italicum e ritorniamo a far politica”. E ipotizza un incarico a Delrio nel caso Renzi non riuscisse o rinunciasse a formare il suo governo bis.
I costituenti, nel 1947, unirono l’Italia. Adesso sembra proprio il contrario: un argomento così fondamentale per una nazione, sta occupando il terreno politico fine a se stesso. Ma perché il problema dell’Italia è stato individuato proprio nella sua Costituzione? Questo si chiedono tutti coloro che stanno vivendo e approfondendo questa fase politica. E le risposte arrivano, specie se si tiene conto anche della nuova legge elettorale, quell’Italicum che attende modifiche, ma soprattutto il giudizio della Consulta, così come lo ha avuto, con sentenza di incostituzionalità, la precedente legge elettorale che ha prodotto questo Parlamento che ha votato la fiducia al governo Renzi e approvato proprio la riforma che adesso va a referendum confermativo. Insomma, un corto circuito storico, politico e istituzionale, di cui adesso se ne avvertono le conseguenze. Delle origini, del metodo e soprattutto del merito politico di questa riforma, se n’è parlato ieri sera, a Messina, nel penultimo giorno di questa estenuante campagna referendaria. Nel salone consiliare di Palazzo dei Leoni, il comitato per il No, i Democratici per il No e Sinistra italiana hanno organizzato un incontro con Corradino Mineo, senatore ex Pd, oggi nel gruppo di Sinistra italiana, noto giornalista e attento osservatore dei fatti del mondo, già inviato speciale Rai a Parigi e New York, nonché direttore di Rai News 24. Mineo ha analizzato in senso critico vari aspetti di questa riforma, raccontando anche retroscena e soffermandosi su argomenti di politica internazionale, di cui è grande conoscitore, descrivendo l’inadeguatezza, secondo lui, dei contenuti ideologici del testo, dentro un mondo che cambia e per questo necessita di trovare altre vie. Ne è la riprova la Brexit, la vittoria di Trump negli USA e il possibile “testa a testa”, alle prossime presidenziali francesi, tra destra ed estrema destra. Con questo andamento, dalle nostre parti, le garanzie costituzionali vengono messe alla prova e restano indispensabili. Nasce dunque un problema di democrazia e di sovranità popolare.
L’incontro è stato preceduto da un minuto di silenzio in ricordo di Christian Micalizzi, Gaetano D’Ambra e Santo Parisi, i tre marittimi rimasti vittima nell’incidente sulla nave Sansovino, martedì scorso.
“Renzi vive nei programmi televisivi. Egli sta schermando i quesiti con un plebiscito per la sua persona”, ha detto Rafael De Francesco, esponente di Sinistra italiana e del comitato promotore regionale per il No. “Ma noi votiamo in merito al referendum, non al governo”, ha proseguito De Francesco, che sui nuovi costi della politica ha aggiunto: “Il risparmio è pari ad un caffè all’anno per ogni italiano”. E sul nuovo bicameralismo: “Il Senato rimane in essere, perché su certe questioni si pronuncia”. Con ciò che ne consegue: “Delegare sulle riforme i consiglieri regionali e i sindaci è argomento difficile da trattare”. Sulle ultime svolte di Renzi in campagna elettorale: “Riguardo all’elezione dei senatori si sta giocando le ultime carte. Sta cercando di condizionare chi è meno informato. Il quesito referendario, così posto, è falsante”.
Giuseppe Grioli, della sinistra riformista Pd, guarda subito dentro al suo partito: “Non provo imbarazzo a stare nel Pd e votare No. Il partito non è un comitato elettorale. Costituzione vuol dire convivenza, stare insieme, qui invece vedo mistificazione. La Costituzione è imbevuta di relazionalità. Non si può identificare con essa il problema dell’Italia come qualcosa di vetusto, stanco e statico”. Poi, l’aspetto tecnico: “Il bicameralismo perfetto così non è superato, è solo confuso, pasticciato. La Camera delle autonomie è un ibrido. Non va bene che ci siano sindaci e consiglieri regionali part time. Così vengono meno le garanzie costituzionali”. L’esponente Pd passa dunque alla svolta verticistica della riforma: “Emerge una tendenza verticale, mancano i corpi intermedi, la sovranità popolare è il cuore del nostro sistema. Questo può essere particolarmente pericoloso per chi verrà dopo. In futuro il capo avrà tutti i poteri sotto il suo controllo”. La conclusione di Grioli: “Il Sì è un salto nel buio. Questa battaglia sarà foriera di cambiamento”.
Corradino Mineo: “Questa riforma rimanda a una legge elettorale votata tre volte con la fiducia in Parlamento. Siamo ad un sistema con premierato”. Allora Mineo avvertì Renzi: “Gli dissi che una legge così non ce l’ha nessun paese democratico al mondo. Tra premier e deputati si crea un rapporto di dipendenza di tipo feudale”. Le forzature di Renzi sulla riforma: “Questa parvenza di Senato serve a non affrontare la parte della Costituzione che contiene le garanzie. La furbata è cambiare il sistema con la legge elettorale, così nessuno può dire che sta cambiando la forma parlamentare, ma la cambia nei fatti”. La riflessione: “Non ho mai visto un governo fare ciò che ha fatto questo. Per poter vincere il referendum hanno bruciato i ponti della democrazia. Renzi si accontenta di vincere con un Paese spaccato a metà, dividendo l’Italia su una Costituzione che fu votata da De Gasperi e Togliatti, Concetto Marchesi e Benedetto Croce. Politici uniti pur non avendo nulla in comune. Questa è una cosa grave”. Ma c’è una consolazione: “Questa divisione ha prodotto antidoti. Ha riavvicinato un sacco di persone alla politica. L’ho notato girando l’Italia in questo periodo”. Mineo viene dunque interpellato sulla svolta di Prodi verso il Sì: “Me l’aspettavo. E’ legato all’idea dell’Europa della cosiddetta terza via, ma è un’idea perdente. Il pensiero legato a questa società mondializzata è in crisi. C’è un mondo conservatore che si illude di poter tornare ai tempi di Clinton, Blair, Schröder, Jospin e Prodi, appunto. L’idea era quella di non cambiare i grandi sistemi. Questi rappresentano il vecchio. Se non andiamo fuori dalle città a parlare con chi soffre, con i pecari, i disoccupati, perdiamo sicuro. Ormai gli analisti del capitalismo finanziario neoliberista stanno cercando di riposizionarsi perché hanno visto una nuova realtà”. Poi passa all’ipotesi per lui più ottimistica. “Se vince il No la prima cosa da fare è affrontare la politica economica. Abbiamo finanziarie con spese certe e entrate incerte, a fronte di un’evasione fiscale mai risolta, nonostante ce ne siano i mezzi”. L’orizzonte sperato: “Se vince il No annulliamo l’Italicum e ritorniamo a far politica”. Un possibile quadro politico post – referendario: “Se perde, Renzi dovrà dimettersi. Mattarella gli ridarà l’incarico e tornerà in Parlamento per la fiducia. Se si sentirà indebolito e penserà di fare un passo indietro, potrà essere Graziano Delrio a ricevere l’incarico”.
Tra gli interventi finali, quelli di Maurizio Rella e Beniamino Ginatempo. “Abbiamo fatto un buon lavoro” ha detto Rella, a conclusione della campagna referendaria più impegnativa degli ultimi anni. Poi ha proseguito: “Combattiamo a mani nude. Renzi sta minando la democrazia”. Ginatempo ha commentato e fatto propri i contenuti di un articolo di Tomaso Montanari, di Libertà e Giustizia: “Se la disuguaglianza arriva a livelli estremi, l’establishment ha problemi, perché i poveri tendono a far saltare il sistema. Il problema si può risolvere o diminuendo le disuguaglianze o diminuendo la democrazia. Renzi ha scelto la seconda soluzione”.
Stasera, a partire dalle 18, in via Cardines, si terrà la festa di chiusura della campagna referendaria per il No, organizzata dal Coordinamento per la Democrazia costituzionale-Comitato per il No Messina, ANPI Messina, Territori per il No, cui parteciperanno tutti i comitati, i gruppi e le associazioni cittadine che hanno aderito alla campagna per il No al referendum costituzionale.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.