Tutto questo senza la costruzione di un nuovo aeroporto, impegnando risorse anche private in altro, senza attese ancora di anni, dando subito ossigeno all’economia turistica – e non – di un comprensorio e sopratutto senza creare aspettative che alla fine frenano investimenti e prospettive.
Quindi migliorare quello che c’è, potenziarlo, metterlo a regime, costruire una rete di trasporti moderna, vivace, attuale, utilizzando anche le professionalità, che ci sono nel settore, esistenti, vedi le linee di autobus regionali, migliorare la viabilità, rendere meno vetuste le strade.
E poi le ferrovie.
Bicocca – è la principale stazione merci della città di Catania – è a poche centinai di metri dallo scalo aeroportuale di Catania, ma da questo irraggiungibile (e non è un peccato immaginare un lungo tappeto trasportatore…).
Di fatto via treno dall’area dei Nebrodi giungere a Catania è un’impresa (quindi anche andare a Taormina).
A Palermo lo scalo ferroviario è praticamente sotto l’aeroporto.
Peccato che ad un certo punto della serata non ci siano più treni da e verso la città, setsso dire se si guardano “i buchi” nell’orario giornaliero.
Peccato poi che – trovando le coincidenze orarie – non ci siano treni utili, rapidi, veloci, puliti, efficenti, a partire dal sistema di condizionamento e uso dei bagni. Nella programmazione di TrenItalia che collega i Nebrodi con Palermo tutto è molto approssimativo, e ci piacerebbe che i responsabili di questa rete ci smentissero in relazione anche con la tappa finale che per noi è l’aeroporto.
Una vergogna di una programmazione che giunge – come fatto recentemente – a cassare anche le fermate – dei locali – a Tusa, oggi polo d’interesse dei nuovi flussi turistici nel messinese tra Fiumara d’Arte, la sua spiaggia bandiere blu, l’Atelier sul mare – uno degli alberghi\museo più belli del mondo…
A volte ci vuol poco, anche perchè in attesa che gli Indiani costruiscano, se mai l’Enac dia il suo disco verde, qui non si può morire di attesa.
Perchè, per inciso, in aeroporto non ci va solo chi fa turismo.
E’ ovvio che non siamo contrari all’idea di Mahesh Panchavaktra l’imprenditore indiano che vuole realizzare uno scalo, prevalentemente commerciale, nella Valle del Mela, alle porte di Milazzo.
L’opera potrebbe essere costruita nel tempo record di 18 mesi, non avrebbe alcun impatto sul territorio e sarebbe autonoma dal punto di vista energetico, visto che sarà circondata – progetto innovativo – da centinaia di pannelli solari.
Nè siamo contrari a che, in questa fase, la politica ci metta il cappello sopra, anzi ben vengano interessamenti e contributi. Ci vogliono anche quelli.
E siamo certi della bontà degli studi di settore svolti dalla società indiana che prevedono rose e fiori per la nuova struttura.
Ma vorremo restare con i piedi per terra.
Valorizzare e rendere funzionale quello che c’è.
Non solo è un’esigenza ma una necessità. Un diritto dei Cittadini, un obbligo, questo davvero si, della politica.
Poi se un giorno riusciranno a decollare aeri dalla piana di Milazzo o meno sarà un’altra storia… anzi un altro volo.
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