RIFLESSIONI – “La Via della Seta”
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RIFLESSIONI – “La Via della Seta”

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INTERESSANTE ANALISI SCRITTA DA GABRIELE ADINOLFI  E PUBBLICATA OGGI SU Noreporter

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La storia non si ferma: la Cina verso l’Europa, l’Europa verso la Cina. Prospettive strategiche per una potenza continentale favorite dalla reazione Wasp che può ingannare solo i qualunquisti de’ noantri e sedurre i provincialisti bottegai privi di ambizioni per la propria stirpe

Ovvero il futuro che l’Europa sta già costruendo

Su Lotta Comunista un interessante servizio sulle reazioni cinesi alle tentazioni dell’anglosfera, rappresentate dalla Brexit e da Trump.

Riporto alcuni dei brani citati dal mensile del libro The belt and road iniziative, scritto in Cina da Wang Yiwei, docente e analista all’università di Pechino, ex diplomatico presso la Ue, che non è un semplice intellettuale ma, chiaramente, un uomo d’influenza, un membro eccellente di think tank, organismi che, nelle nazioni che contano, rivestono un ruolo strategico di primo piano.

Scrive Wang che la Cina pesa ormai per un terzo in un doppio sistema di “tre grandi pilastri globali”: i “tre pilastri militari” Cina – Russia – Stati Uniti e i “tre pilastri economici” Cina – Europa – Stati Uniti.
“La Cina – dice Wang – è entrata nello stadio intermedio dell’industrializzazione, con un livello medio di produzione industriale e di impianti manifatturieri”.

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Offerta all’Europa

“La cooperazione tra Cina ed Europa per sviluppare i mercati terzi può connettere i due terminali della catena industriale globale, combinando le alte tecnologie europee con la media industrializzazione cinese e co-sviluppando i mercati terzi lungo la cintura e la strada (belt and road), molti dei quali sono ex-colonie europee. L’Europa ne beneficerebbe in termini di esportazione e di occupazione”.
Si tratta – fa notare Lotta Comunista – di un’offerta all’Europa per la spartizione congiunta dei mercati e delle sfere d’influenza in Asia, in Medio Oriente, in Africa e nella periferia europea.

Secondo Wang si tratta di “agire in un sistema dove il mondo è letteralmente diviso fra aree di cooperazione regionale, il NAFTA in Nord America, la Ue e l’East Asia, che sommano il 90% della produzione manifatturiera mondiale”.

La nuova “Via della seta” – commenta Lotta Comunista – può incarnare un atto di bilancia della Cina e dell’Europa nei confronti degli Usa e nel testo ciò è descritto ampiamente come il modo per accompagnare l’ascesa della Cina e la trasformazione conseguente dell’ordine globale.

“Per la Cina si tratta di scambiare spazio contro tempo, di offrire all’Europa la condivisione degli spazi d’influenza per guadagnare tempo nella ristrutturazione interna e nell’ascesa di potenza conseguente”.

Sintetizza il giornale che impegnarsi nell’iniziativa farà dell’Europa una potenza sia eurasiatica che atlantica, su basi di maggiore eguaglianza con gli Usa. “L’iniziativa della Nuova via della seta – prosegue Wang – può aiutare a spostare il centro di gravità geopolitico degli Usa di nuovo verso l’Eurasia. L’Europa ha così l’opportunità storica di tornare al centro del mondo”.

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Cambiano le prospettive

Tutto questo contribuisce a spiegare il fermento d’iniziative verso la Cina registrate anche in Italia ultimamente e soprattutto chiarisce, al di là delle grossolane deformazioni del qualunquismo euroscettico, come stanno realmente le cose. Gli strappi dell’anglosfera, così come le guerre contro i governi extraeuropei che volevano commerciare in Euro, sono controffensive mosse rispetto all’ascesa economica, tecnologica e diplomatica della Ue e del suo centro-motore tedesco, ma non sono necessariamente mosse vincenti.

La Ue, data per agonizzante dagli euroscettici, si sta celermente organizzando da un punto di vista strategico. Sia industriale ed economico che militare (si pensi al riarmo tedesco a all’apertura del bando a tutti i cittadini europei).

A rischio non è l’Unione Europea e men che meno la Germania che andrà in ogni caso in quella direzione strategica, a rischio sono le sue ipotetiche zavorre.

Il rivale anglofono cercherà infatti di staccare l’Italia e la Francia da questo processo, sprofondandole in un’assenza di prospettive storiche. Non è probabilmente un caso se i soli populismi anti-Euro e secessionisti sono quello francese e quelli italiani in tutte le versioni (pentastellate come nazioleghiste) e se sono gli unici a credere a tutta una serie di mistificazioni sia dal punto di vista critico che da quello propositivo, facendosi espressioni trinariciute del disagio surreale.

L’aggravare, forse addirittura il tradire, l’opposizione all’immigrazione, al fiscalismo e alle depravazioni giuridico-culturali, mediante l’assunzione di linee d’infantilismo secessionista, volte alla distruzione socioeconomica, all’abbandono di ogni visione strategica e alla perdita di destini, è un assurdo impulso suicida che qualifica i populismi qualunquisti ai due versanti delle Alpi.

Ma le cose non vanno come se le sono immaginate – o come sono state fatte loro immaginare – i sempliciotti fanatici del qualunquismo. Sarebbe gravissimo che proprio i populisti finissero col tradire la propria funzione e col trasformarsi nelle quinte colonne dell’imperialismo Wasp, comportandosi da sabotatori e da traditori.

Non è ancora troppo tardi per assumere una visione più intelligente e per comportarsi come sarebbe necessario. Ovvero per contrastare la Ue nel segno della plenitudo e non in quello del vacuo. La via della seta è oggi aperta, ma attenzione: con la seta ci si può anche impiccare se non si sa fare nulla di meglio.

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In arichio altri articoli\saggi di Adinolfi.

 

2 Marzo 2017

Autore:

redazione


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