Preoccupazione per la crisi dell’Autorità Portuale calabrese che con l’accorpamento coinvolgerà i porti messinesi. Documento di CapitaleMessina a firma di Gianfranco Salmeri e Paolo Bitto
Oggi a Roma il Ministro Delrio incontrerà i lavoratori di Gioia Tauro, ben 400, posti in esubero dalla Compagnia, la MCT del gruppo Contship, che gestisce il terminal container del porto.
Se la vertenza non troverà uno sbocco positivo, il loro destino rischia di essere quello del licenziamento nel prossimo luglio.
Noi facciamo il tifo per questi lavoratori, ai quali auguriamo sinceramente di poter continuare a garantire un futuro sereno alle loro famiglie.
Nel contempo non possiamo che segnalare questa vicenda come una ulteriore conferma, semmai ce ne fosse bisogno, della crisi del porto di Gioia Tauro, che con l’accorpamento coinvolgerà inesorabilmente i porti messinesi.
Ma le preoccupazioni sullo scalo non sono recenti, già si potevano leggere nel rapporto del giugno 2016 della Banca d’Italia: “Continua la crisi del porto di Gioia Tauro. Secondo i dati dell’Autorità portuale nel 2015 il traffico di container nel porto di Gioia Tauro è calato sensibilmente (-14,2 per cento); sull’attività dello scalo continuano a pesare diversi fattori di debolezza che già negli ultimi anni ne hanno frenato lo sviluppo”. Tra i fattori che determinano la crisi del porto di Gioia Tauro il rapporto della Banca d’Italia individua “la scarsa presenza di attività di trasformazione nel retro porto e la distanza dai principali mercati nazionali e internazionali, acuita dalla scarsa dotazione infrastrutturale, in particolare ferroviaria”.
Quindi come da noi già segnalato, la scelta del Governo di bloccare, nel DEF, il progetto di linee ferroviarie ad Alta Capacità fino alla Calabria, condanna il porto calabrese a restare un terminale di transhipment, destinato a perdere la competizione con gli scali del Mediterraneo economicamente più vantaggiosi.
E per primo il gruppo Contship, principale operatore di Gioia Tauro, può sempre essere tentato di utilizzare gli altri scali di transhipment a sua disposizione, Tangeri ad esempio, con costi di manodopera e di tasse inferiori.
È chiaro che il tema che più deve preoccupare adesso, noi messinesi, è quello che il Ministro possa voler accelerare l’accorpamento dell’Autorità Portuale di Messina con quella calabrese, affinché vi sia una nuova Governance a gestire la crisi. E col vantaggio, è il sospetto, anzi la certezza, che gli utili di cassa, oltre 8 milioni l’anno, dei porti di Messina e soprattutto Milazzo aiuteranno a lenire le perdite economiche di Gioia Tauro.
Noi non cadremo certo nella trappola di innescare una “guerra tra poveri”. Ma diciamo chiaramente al Ministro che non accetteremo in silenzio che si scarichino i problemi di un territorio impoverito, la Calabria, su un altro territorio altrettanto impoverito, il nostro.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.