Quasi 40 giornalisti hanno perso la vita dall’inizio dell’anno, e poi oggi c’è la memoria dei giornalisti uccisi in Italia e di quelli vittime innocenti di mafia, dei 76 giornalisti in Italia che sono stati minacciati solo nel 2018, secondo i dati dell’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione, che monitora quotidianamente le intimidazioni ai cronisti italiani.
Nel 2017, i giornalisti uccisi nel mondo erano stati 65, in leggero calo rispetto ai 79 dell’anno precedente. Più in particolare, tra i reporter uccisi nel 2017 c’erano 50 professionisti, sette blogger e otto collaboratori. Lo scorso anno, la maglia nera del Paese più pericoloso è andata alla Siria, con 12 giornalisti uccisi recensiti, davanti al Messico (11), l’Afghanistan (9), l’Iraq (8) e le Filippine (4).
Mattarella: da giornalisti grande contributo a democrazia Dai giornalisti arriva “un contributo rilevante alla causa della democrazia”. Per questo “occorre sostenere il loro lavoro perché difendono dall’aggressione la nostra vita sociale e la nostra libertà personale e familiare, attraverso l’informazione libera e corretta.
Occorre proteggere le loro voci che rifiutano ogni sopraffazione. La libertà di informazione, come attesta la nostra Costituzione, è fondamento di democrazia”, ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente delll’Unione Nazionale Cronisti Italiani, Alessandro Galimberti, in occasione della XI Giornata della memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo.
“Desidero esprimere anzitutto i miei sentimenti di vicinanza e di solidarietà ai familiari, agli amici, ai compagni di vita e di lavoro, che hanno visto spezzare l’esistenza di un loro caro”, ha detto Mattarella aggiungendo che “la ricerca della verità, con tenacia, coraggio, intuizione, intelligenza, rigore, ha accompagnato l’impegno di persone consapevoli, che hanno messo la loro professionalità al servizio della crescita della società”.
Per Mattarella “è proprio grazie a questi uomini e a queste donne, al loro lavoro, che, dove prima vi era diffusa omertà, ora spesso sono presenti simboli delle associazioni impegnate contro la mafia. Dove vi era silenzio dettato dal timore, o dalla connivenza, ora vi sono le parole, forti e coraggiose, dei nostri ragazzi. Dove c’era indifferenza o rassegnazione, ora si insegna la legalità.
Una nuova stagione di violenze contro la stampa, in Italia, in Europa, nel mondo, sembra riaffacciarsi”, ha sottolineato il capo dello Stato. Rilevando che “ancora oggi aggressioni e intimidazioni minacciano il lavoro di quei cronisti che non si piegano alla logica di interessi e poteri illegali e della criminalità, recando così così un contributo rilevante alla causa della democrazia”.
Tra i tanti giornalisti scomparsi alcuni li conoscevamo come Beppe Alfano, o Almerigo, e a loro dedichiamo questo momento.
Ricordando un Amico – Almerigo Grilz professione reporter militante