Intervista ad Antonio Presti
Prima la negazione del comodato d’uso delle Rocce di Capo Mazzarò, poi il pizzo sulle opere della Fiumara D’Arte: nonostante tutto questo, Antonio Presti continua il suo percorso di semina e rigenerazione, guardando al futuro in nome di quella Bellezza che da sempre caratterizza le azioni della sua Fondazione.
«All’inizio c’è la ferita, lo smarrimento, poi il percorso è sempre quello del ringraziamento, che ritrova nella Bellezza la mia diversità di pensiero e di futuro. Dopo quarant’anni di lotta, di solitudine, di sofferenza, si ripetono le dinamiche che condizionarono la genesi di Fiumara d’Arte, ma il livore si trasforma sempre nello spirito dell’amare – che non conosce mai fine – nella consegna di un futuro migliore, nel dono disinteressato e incondizionato che non chiede risarcimenti, non si nutre di rabbia ma di gratitudine. Il progetto “Bandiere di vita – Il valore dell’Essere” è un’ulteriore testimonianza del legame instaurato negli anni con il territorio e la comunità taorminese, in continuità con quanto fatto fino ad ora».
Al centro ci sono sempre i giovani, le scuole, gli insegnanti, il mondo civile, per restituire una visione altra, che mira a confermare il valore dell’identità attraverso la Parola, il Pensiero, l’Arte.
«Le bandiere-quadro diventano uno spazio di libertà di espressione in un percorso etico di crescita, sensibilizzazione e presa di coscienza nei confronti del territorio. In un luogo dove la sofferenza trasuda in ogni angolo, vogliamo lasciare un segno di speranza, un messaggio di Bellezza, in un processo circolare che rappresenta la vita, con i suoi dolori e le sue gioie. Vita che passa sì dalla morte, ma si consegna sempre alla rigenerazione. Ho strutturato per questo progetto una rete di duecento scuole come vettore di conoscenza, un ponte verso le nuove generazioni nel nome dell’innocenza, che è cura per l’anima, che a sua volta nutre il corpo».
Si tratta di un’operazione in cui i messaggi di amore, amicizia, condivisione, essenza, si oppongono con forza alla logica dell’apparire, dell’avere, della solitudine, del nichilismo imperante e divorante. Un progetto che riflette umanità e rievoca la straordinaria bellezza dell’interiorità.
«Tutto nasce nel segno della Conoscenza, quella dell’essere: una nozione semplice e universale. “Essere” equivale a esistere come pura essenza, riconoscendosi come entità unica e irripetibile. Materialismo e idealismo, soggettivismo e oggettivismo si contrappongono espropriando la Bellezza. In un’epoca contemporanea che annulla le coscienze occorre, come unico atto di salvezza, restituire l’essenza all’essere, contro la frenesia del consumismo e la vanità del possesso. Le opere donate dai ragazzi sono testimonianza di una bellezza figlia dell’armonia universale, ennesimo rinnovamento di quella dialettica tra etica ed estetica oggi spesso soffocata da un bieco individualismo e piegata da una rivoluzione tecnologica disumanizzante».
Protagonista del progetto è l’Ospedale San Vincenzo di Taormina, con i suoi medici, il personale, le famiglie e con chi è costretto a passare da quel tunnel nero che è la malattia.
«La Cura dell’Arte per chi soffre: un potere maieutico e terapeutico che s’innesta in un luogo impregnato di dolore. L’Arte e la Bellezza, dunque, per offrire un sollievo, una cura spirituale, prima ancora che fisica. Il mio ringraziamento va ai dirigenti e a tutto il personale dell’ospedale che hanno accolto il progetto, aprendo le porte della struttura ai giovani e alla gioia condivisa; ai presidi e agli insegnanti che hanno sposato la via della conoscenza quale strumento di contrasto al nichilismo imperante; a tutti gli studenti coinvolti – e sono migliaia – che lasceranno un’impronta di speranza, proiettando la luce del futuro. La rifondazione di un nuovo umanesimo passa dal recupero dei valori, dell’educazione, della convivenza sociale e della coscienza civica. Un percorso salvifico che restituisce essenza».