La Corte Ue ammette che rispetto al luglio 2012, primo monitoraggio, la situazione è migliorata e gli impianti “fuorilegge” sono scesi da 109 a 78, ma il lavoro da fare è ancora moltissimo e i progetti accumulano ritardi su ritardi.
Per non parlare dell’estremo ritardo rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2000 entro cui la direttiva Ue avrebbe dovuto essere attuata. Nel 2012 la sentenza per inadempimento aveva fissato all’11 febbraio 2016 il termine entro cui l’Italia avrebbe dovuto prendere tutte le misure necessarie. E quindi a fine maggio sono state fissate le sanzioni, divulgate da una fonte autorevole rappresentanta dal Sole24ore
Federconsumatori ha stimato che la multa peserà per 50-55 milioni di euro sui conti dei siciliani, ma c’è anche qualca perplessità su quei controlli e ora la palla rimbalzerà a sindaci ed amministratori per smentire la mazzata mediatica che poi diventa anche un problema sulla qualità della balneabilità che giocoforza straripa anche nelle aree confinanti.
Ecco la ripartizione geografica delle criticità: i 124 interventi programmati nei 74 agglomerati sono così distribuiti: Abruzzo 1 intervento (ultimato), Liguria 2 città e 2 interventi (2 in corso), Friuli Venezia Giulia 2 città e 2 interventi (1 in corso, 1 ultimato), Puglia 3 città e 5 interventi (4 in corso, 1 da avviare), Campania 6 città e 9 interventi (6 in corso, 3 da avviare), Calabria 13 città e 16 interventi (5 in corso, 10 da avviare, 1 ultimato), Sicilia 48 città e 89 interventi (7 in corso, 79 da avviare, 3 ultimati).
Il commissario alla depurazione . Le considerazioni di Enrico Rolle, commissario straordinario unico per la progettazione, l’affidamento e la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione.
«Il grave ritardo dell’Italia nella raccolta e nel trattamento delle acque reflue urbane è una realtà nota, che pesa sullo sviluppo del nostro Paese. Ora la Corte di giustizia europea sanziona anche a livello economico questa inadeguatezza: si tratta di una condanna attesa, inferiore nell’importo rispetto a quanto previsto, ma comunque molto pesante per i cittadini italiani. Da un anno, come commissario, lavoro con grande intensità al fianco delle sette Regioni interessate e degli enti locali coinvolti per i 124 interventi nei 74 agglomerati oggetto dell’infrazione. È un lavoro complesso, in cui alla necessità di fare presto vanno accompagnate la massima attenzione e trasparenza: nelle gare d’appalto, cosi come nei delicati passaggi della progettazione e della realizzazione dei lavori. Serviranno alcuni anni per chiudere questa procedura e ci sarà bisogno di un governo e di un Parlamento che proseguano nei rispettivi ruoli l’impegno sul tema della depurazione, partendo dalla piena attuazione della legge 243 del 2016 istitutiva del Commissario straordinario e integrandola nella direzione di favorire una più rapida e incisiva azione commissariale».
I commenti:
Liberi e Uguali
«Era quello che denunciavo già nel 2014, con un’interrogazione parlamentare. Era tutto prevedibile data la gestione fallimentare degli impianti di depurazione e del sistema idrico siciliano», afferma Erasmo Palazzotto, deputato siciliano di Liberi e Uguali a Montecitorio.
Aggiunge Rossella Muroni, deputata di LeU ed ex presidente della Legambiente: «L’Europa attenta all’ambiente e che difende la salute dei cittadini si scontra con l’incapacità e l’inadempienza tutta italiana di mettere un freno alla maladepurazione. Un’emergenza che nel nostro Paese continua ad essere irrisolta. Nonostante il tempo che ci è stato concesso per metterci a norma e gli avvertimenti arrivati dall’Europa, sono ancora oltre 100 i nostri centri non a norma dal punto di vista della rete fognaria o dei sistemi di trattamento delle acque reflue».
Il Wwf
«Inquinare, e non impedirlo, è veramente un pessimo affare. Ci rimettono l’ambiente e gli ecosistemi terrestri, fluviali e marini, la salute umana e ora anche le nostre tasche», afferma il Wwf. L’associazione esprime preoccupazione per «le altre procedure che incombono sull’Italia in materia di acque, riguardanti la inadeguata applicazione della Direttiva Quadro Acque, una concernente le derivazioni a scopo idroelettrico e una per la generale mancata attuazione della direttiva».
Il Movimento Cinque Stelle
«In Sicilia siamo al paradosso: oltre il 17% dei depuratori presenti nell’Isola non funziona», dice il deputato regionale del M5S Nuccio Di Paola. «Già nel 2015 per la Sicilia era stato nominato un commissario ad acta per la depurazione. A ricoprire l’incarico era l’ex assessore regionale all’Energia del governo Crocetta. Lo scorso anno, invece, è stato nominato dal Governo Gentiloni un commissario unico nazionale per la Depurazione»
Il problema visto da Goletta Verde
Legambiente: mare inquinato, batteri off limits in 40% dei campioni, soprattutto al Sud
Il mare italiano soffre di inquinamento e di mancata (o errata) depurazione. E i “malati cronici” sono 38, corrispondenti ad altrettanti punti delle coste italiane – concentrati in Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, dove il livello di batteri nelle acque è risultato fuori legge negli ultimi anni , nonostante i tanti appelli lanciati alle amministrazioni e agli enti competenti. È il bilancio di Goletta Verde 2017 di Legambiente, che oggi ha presentato i dati al termine di due mesi di viaggio lungo i 7.412 chilometri di costa per analizzare i livelli di inquinamento del mare.
Un bilancio che restituisce un quadro «poco rassicurante», dice Legambiente: su 260 punti campionati lungo tutta la costa italiana, infatti sono 105 – pari al 40% – i campioni di acqua analizzata risultati inquinati con cariche batteriche al di sopra dei limiti di legge. Un inquinamento, precisano gli ambientalisti, legato alla presenza di scarichi fognari non depurati.
Le analisi
I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e i tecnici di Goletta Verde hanno considerato come inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. Dei 105 campioni di acqua risultati con cariche batteriche elevate, ben 86 (ovvero l’82%) sono giudicati «fortemente inquinati. L’87% dei punti inquinati e fortemente inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi che si confermano, dunque «i nemici numero uno del nostro mare». Mentre solo il 13% è stato prelevato presso spiagge affollate di turisti.
Acque pulite in Sardegna, Puglia, Emilia e Veneto
La situazione migliore anche quest’anno in Sardegna, che si distingue con sole 5 situazioni critiche rilevate in corrispondenza di foci di fiumi, fossi e canali. A seguire anche la Puglia registra un buon risultato, confermando la performance dello scorso anno. In alto Adriatico, complice – spiega Legambiente – anche la forte siccità che ha colpito queste regioni, riducendo molto le portate di fiumi, fossi e canali che si riversano in mare, le situazioni migliori si riscontrano in Emilia Romagna e Veneto. Mentre risultano «critiche» per la presenza di diversi scarichi non depurati che finiscono in mare, attraverso fiumi, fossi, canali e tubature, sono le situazioni registrate in Abruzzo, Sicilia, Campania e Lazio.
Italia maglia nera Ue per depurazione
Goletta Verde evidenzia anche il ritardo dell’Italia sul fronte della depurazione richiamando il portale “Urban Waste Water Treatment Directive (UWWTD) site for Europe”, secondo cui «al 2014 in Italia solo il 41% del carico generato subisce un trattamento conforme alla direttiva, rispetto ad una media europea del 69%: su 28 paesi l’Italia è al 23/o posto». Inoltre, «gli scarichi relativi a 577mila abitanti equivalenti inoltre non subiscono alcun trattamento depurativo» e «il dato relativo ai depuratori, degli impianti di trattamento risulta conforme poco più della metà a livello nazionale, ovvero il 54%».
Legambiente ricorda che sull’Italia «pesano già due condanne e una terza procedura d’infrazione, che coinvolgono 866 agglomerati, di cui il 60% in sole tre regioni, Sicilia, Calabria e Campania» e dal 1 gennaio 2017 dobbiamo pagare all’Europa 62,7 milioni di euro una tantum, a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno sino a che non saranno sanate le irregolarità».
Nodo rifiuti, sulle spiagge quasi 7mila cotton fioc
Su 46 spiagge monitorate, dice Legambiente, sono stati trovati quasi 7mila cotton fioc «frutto della cattiva abitudine di buttarli nel wc e dell’insufficienza depurativa». Lo afferma l’associazione ambientalista spiegando che «nel 18% dei punti monitorati dai tecnici di Goletta Verde è stata riscontrata la presenza di rifiuti da mancata depurazione: assorbenti, blister, salviette ma, soprattutto, cotton fioc». Il Mediterraneo, osserva Legambiente, «è uno dei mari più minacciati dai rifiuti che galleggiano e da quelli spiaggiati, frutto della cattiva gestione a monte, dell’abbandono consapevole e della cattiva depurazione».
Utilitalia: mancata depurazione peggior nemico del turismo
«La depurazione non in regola è il peggior nemico del turismo. Ce ne ricordiamo solo d’estate. Ma l’11% degli italiani è ancora sprovvisto di impianti». Così Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua ambiente e energia) commenta i dati di Goletta Verde, sottolineando che il trattamento delle acque reflue e la depurazione è un tema centrale su cui bisogna «investire» per avere impianti in regola invece che «pagare» quegli stessi soldi in sanzioni comunitarie.
«Sono circa 10 milioni i cittadini italiani che ancora non hanno un adeguato servizio di depurazione – spiega Utilitalia – l’11% invece ne è ancora sprovvisto». E tra l’altro, sottolinea l’associazione, «molte delle aree ‘bacchettate’ dall’Ue sono rinomate località turistiche del nostro Paese: così da Cefalù a Courmayeur da Rapallo a Trieste da Napoli a Roma e in parte Firenze, da Ancona a Pisa, registrano carenze. In tutto quasi 1.000 che non rispettano le regole comunitarie sul trattamento delle acque reflue. Tra le Regioni più colpite, Sicilia, Calabria e Campania». E proprio allo stretto legame tra acqua e turismo, annuncia Utilitalia, sarà dedicata una sessione specifica del Festival dell’Acqua, in programma quest’anno a Bari dall’8 all’11 ottobre.