VOLLEY B2 MASCHILE- “Tutti gli uomini di Pellegrino”: Luca Ballico opposto Pubbliemme Group
Interviste volley

VOLLEY B2 MASCHILE- “Tutti gli uomini di Pellegrino”: Luca Ballico opposto Pubbliemme Group

Luca_Ballico1Luca Ballico il “settentrionale meridionale”.

– di Claudia Lentini

Luca Ballico, opposto Pubbliemme, dà il via ad una serie d’interviste realizzate a Pizzo Calabro, che cadenzeranno i ritmi di un campionato da vincere. L’ambiziosa formazione calabrese si racconta dal parquet attraverso le impressioni, le esperienze umane e sportive, perfino le timidezze, dei protagonisti in campo.
Come spesso accade guardando negli occhi i protagonisti, “Tutti gli uomini di Pellegrino” è riuscito a tracciare un vero e proprio percorso intimo, non senza spigoli e fragilità, d’uomini che hanno la responsabilità, l’ambizione di vincere il campionato, ma soprattutto la voglia d’essere protagonisti.

LUCA BALLICO: Opposto Volley Pubbliemme Group Pizzo.

Da Schio a Pizzo Calabro, passando per Forlì. Chi o cosa ti ha portato fin qui?

Tante cose.. la passione per il sud, da sei anni gioco al sud, tre in Puglia nel Salento, anche in Sardegna a Sant’Antioco, da lì è nata la passione per il sud, per il mare. Tante cose.. la vicinanza alla mia ragazza che è di Latina, quindi è più facile stare vicini, sto meglio col calore del sud che col freddo del nord – il coach ti definisce un settentrionale-meridionale, cosa pensi voglia dire, è riferito solo alla tua passione per il sud? – non so, forse perché gli anni vissuti nel Salento mi hanno un po’ cambiato, da lì ho incominciato a parlare in dialetto, che non è più del nord anche se l’accento rimane, è salentino, romano, napoletano, e poi sono subito entrato in sintonia con la squadra, con la gente del posto, non ho avuto difficoltà fin dal primo giorno – magari dipende dal tuo carattere, è vero che probabilmente il sud accoglie, ma dipende anche dalla tua disponibilità a farti accogliere – è vero, caratterialmente sono aperto quindi socializzo facilmente. Ballico_battuta

Ritorniamo a quella linea ideale tracciata lungo lo stivale, da Schio a Pizzo Calabro, passando per Forlì. Potrebbe sembrare banale, ma ti chiedo, come cambia la pallavolo lungo la penisola?

A partire dalle mie zone fino al centro Italia, le società dispongono di maggiori risorse giovanili, molte squadre di B1, B2, sfruttano il settore giovanile almeno per la panchina, poi uno o due titolari provengono, sono cresciuti, nel loro settore giovanile. Al sud c’è stata forse una mancata cura dei giovani, magari non si pensava che quelle risorse potessero essere utili in futuro, anche se adesso l’interesse sta crescendo. Quando devi mettere su una squadra, hai bisogno di molti giocatori, prenderli tutti da fuori ha un costo importante e molte società adesso si stanno rendendo conto di questa cosa. – Questa differenza credi dipenda dal fatto che al nord fanno più attività sociale, ossia ricercano, reclutano risorse nelle scuole, nei centri ricreativi? – Sì senz’altro, si fa da molti, molti anni, la prima è stata la Sisley, o società come quella che avevano risorse – talent scout, uno staff organizzato – infatti, un’organizzazione che partiva dalla promozione nelle scuole, quando stavo a Forlì aspettavamo i ragazzini fuori da scuola, facevamo volantinaggio, poi sai com’è la curiosità, oltre al fatto di presentarsi tutti in divisa e quant’altro, tutto questo aiutava l’incontro con i ragazzi. Ho comunque notato che anche qui ci s’interessa, del resto se si vuole dare un futuro alla società bisogna agire così, e magari in tre o quattro anni un paio di ragazzi del settore giovanile possono andare in prima squadra, è anche una bella soddisfazione per la società. – Sotto il profilo tecnico come cambia il volley lungo la penisola? – cambia – lo scorso campionato hai giocato in B1 a Galatina, il girone C – pensa giocare a Brolo – ad Atripalda – mamma mia.. però poi nei play off prendono mazzate. Nel girone A e B trovi giocatori con molta più esperienza, più tecnici, quasi tutti hanno fatto la A2, ad Atripalda ad esempio c’erano due atleti con quest’esperienza, pensa a Gela, due anni fa ha fatto i play off contro Ravenna, sei dei suoi giocatori erano di Ravenna, lì c’è quest’abitudine, quando vuogliono smettere di giocare, fare gli ultimi due o tre anni di carriera, scendono di serie, ma sono ancora molto forti – pensi quindi che la differenza stia nell’esperienza? – più esperienza e forse arrivi meno stanco, nei gironi del nord ci sono quattro, cinque squadre che lottano per vincere il campionato, puoi avere anche un mese di partite tranquille, che giochi bene senza dover andare a ritmi elevati, non arrivi alla fine del campionato spompato – qui è battaglia sempre? – qua anche contro la penultima, l’ultima in classifica, specie se giochi fuori casa, è sempre una guerra. Lo scorso anno siamo arrivati a fine campionato proprio cotti, va bhè, ci siamo salvati, però tirando, tirando, negli altri gironi trovi maggiori alti e bassi – diciamo che Rifelli se l’è guadagnata la promozione in A2, non è stata così scontata – secondo me, a livello fisico Atripalda era più forte, però a livello tecnico l’Eurotec era fortissima, non sbagliavano niente, è stata la loro forza, facevano durare un’azione anche due minuti e la vincevano loro, perché non sbagliavano mai. – Com’è cambiata per te la pallavolo lungo la penisola? – Parlando del campionato di serie B2, sono sette anni che non lo gioco, devo dire che è salito molto il livello, prima la B2 era paragonabile quasi ad una serie C, negli ultimi tre anni è cresciuta, lo scorso campionato mi capitava spesso di fare amichevoli con squadre di B2, ed ho notato che il livello è salito molto, vuoi anche per la presenza di giocatori che scendeno dalla B1, od atleti che vogliono giocare vicino casa. Il livello è salito molto e credo che tra B2 e B1 non c’è una grandissima differenza, tolte le squadre che mirano alla serie A, da metà classifica in poi non c’è grande differenza con formazioni di B2.
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Raccontami qualcosa delle tue esperienze passate, qualcosa che ti fa piacere ricordare o che ti ha fatto arrabbiare molto

Quand’ero a Sant’Antioco c’era una cosa che ci piaceva molto fare. Era un momento difficile per la squadra, quindi per sdrammatizzare, quando facevamo punto ci prendevamo a calci, pugni o schiaffi in testa – reagivate così alla tensione – si, per ridere, ed ha portato bene – perdonami, però eravate parecchio strani – sì, era per buttarla sul ridere – ed ha portato bene -.

Parliamo di Pizzo Calabro, una piccola cittadina che segue la sua squadra di volley, sei qui da qualche mese, dammi le tue impressioni

Sto bene, anche se non giro molto per il paese per impegni di palestra. Già al mio arrivo, il primo giorno c’era la festa del Patrono, ho conosciuto tutti, sia gente legata alla società che i tifosi. E’ un paese molto accogliente, mi sono trovato bene, a me piacciono i paesini piccoli, dove tutto è concentrato – In una piccola realtà sei al centro dell’attenzione, come giocatore è un limite od un vantaggio? – Dipende da ciascuno, se la prendi in modo positivo può darti motivazioni – anche pressione – che se presa nel modo giusto aiuta, ti carica – alcuni mal sopportano l’attenzione della gente – Alcuni si chiudono, avevo compagni di squadra che in situazioni del genere uscivano solo per gli allenamenti. Penso che la pressione, proprio per il campionato che dobbiamo affrontare, deve essere solo motivazione, non un freno.

Pubbliemme Group, che mi dici della società che ti ha ingaggiato?

Ho fatto tre anni di B1 in Puglia e ne sono successe di tutti i colori. Sono arrivato qua e posso affermare che neanche in B1 ci sono società così organizzate, ci sono, ma non tutte – confermo, molto poche a dire il vero – quindi mi sono trovato bene, sempre a disposizione per qualsiasi problema.
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Il campionato. Le squadre temibili in questo campionato e perché?

So poco, non ho mai affrontato questo girone, sento un po’ in giro, una poi l’abbiamo già affrontata in coppa, il Paola, una buona squadra che ruota intorno a due giocatori, poi Lauria e mi hanno detto che anche Ragusa ha una bella squadra, in ogni caso Paola su tutte – ti ha ben impressionato – si, è ben organizzata anche se sono convinto che noi siamo un passo avanti, non tanto sotto il profilo tecnico o fisico, dobbiamo ancora migliorare, quanto a livello d’organico, abbiamo 12 giocatori, le altre squadre hanno il sestetto, sette giocatori al massimo, ma non una panchina completa.

Il giocatore, pari ruolo o non, che temi di più e perchè

Kunda del Paola, sono sei anni che giochiamo contro, anche lui è stato diversi anni in Puglia e lo conosco bene. Kunda è forte nonostante l’età, ha un’esperienza di A1, A2, ha giocato in quasi tutti i campionati, è un giocatore che appena gli scatta la scintilla ti può far vincere il set e la partita, tutto da solo.
Kunda è una banda, come opposto conosco Santo Buracci, lo scorso campionato giocavamo insieme a Galatina. Quando c’incontreremo sentiremo entrambi la sfida, lo scorso anno ero titolare, c’era quindi un po’ di rivalità, ma in amicizia – così com’è giusto che sia all’interno di una squadra – sì infatti. Credo che questi due siano i giocatori da temere.

Parliamo della tua squadra. Cos’ha in più, cosa manca, cosa la rende diversa dalle altre in questo campionato

In più il gruppo, siamo 12 giocatori, tutti possono giocarsi il posto, si può anche dire che nessuno ha un posto fisso. Siamo tutti buoni giocatori, ci sono anche due, tre giovani che possono crescere e guadagnarsi il parquet – si può dire che siete ad ok, giusti, per il gioco che il coach programma di volta in volta? – sì, dobbiamo ancora crescere su alcune cose che pretende l’allenatore, soprattutto il muro e la difesa, abbiamo un’altezza media rilevante, il muro deve essere la nostra forza. Per la difesa abbiamo Checco Defina, è stato un libero in serie A, ha fatto tanti campionati, con lui dietro in difesa abbiamo un’arma in più.
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Sei uno dei giocatori più esperti, in squadra avete un under molto interessante, Vittorio Butera, qual è il tuo rapporto con lui?

Vittorio è una bravissima persona, forse troppo. Caratterialmente dovrebbe diventare più cattivo in campo, più aggressivo. Quando mi hanno detto che è del ’90 ci sono rimasto malissimo!!.. adesso poi è arrivato pure Mario Sacco, pensa tu, 1991.. – capisco – anche lui è molto bravo. Tornando a Vittorio, deve solo tirare fuori il carattere perché ce l’ha, ha delle doti che è veramente un peccato tenerlo in panchina. Vittorio è uno da spronare, ma soffre un po’ adesso, dobbiamo trovare il modo giusto per spronarlo, Cesare cerca d’incattivirlo, ci va giù anche pesante ed incomincia ad avere delle reazioni, patisce un po’, ma deve venir fuori perché è veramente bravo.

Parlami del coach

Mi trovo molto bene con Cesare Pellgrino, in allenamento pretende sempre il 100%.  Molti coach magari permettono un allenamento più blando, più rilassato, lui no, vuole sempre il 100%, ritmi alti e senza cali mentali, che è una cosa molto importante per un campionato come il nostro, perché è lunghissimo e se punti a salire, ogni partita è una finale. Cesare lavora molto sul ritmo di gioco e questo ci aiuterà, mi trovo bene con lui, ha le idee ben chiare sulle posizioni in campo e tutto il resto, sa quello che vuole.  Lui ci da gli ordini, ha sempre detto che la responsabilità è sua se rispetteremo le posizioni, ma se sbagliamo, allora s’arrabbia molto, ci tiene molto agli ordini che dà – descrivi in una battuta Cesare Pellegrino come lui ha già fatto con te, racconta un aneddoto, una cosa che ti colpisce di lui – Ho sempre la battuta pronta sugli allenatori ma con lui proprio non mi viene. Non so.. sembra sempre arrabbiato in palestra, poi scherza, però durante gli allenamenti diventa un’altra persona. Sembra sempre arrabbiato, finito l’allenamento poi è un’altra persona, due facce, ma non nel carattere, lui è diverso dentro e fuori la palestra – t’inquieta? – no, perché so che in quel momento è concentrato sull’allenamento, sulla partita, sul lavoro da svolgere – in quel momento è il coach – esatto, poi fuori amici, chiacchierata eccetera. No, nessuna battuta sul coach, proprio non mi viene.

Nessuna battuta sul coach.. ed allora un in bocca al lupo a Luca, uomo esperto arrivato a Pizzo per fare la differenza, un in bocca al lupo alla sua squadra, ricca di spunti interessanti che la renderanno certamente protagonista dentro e fuori il campo da gioco.

8 Dicembre 2010

Autore:

admin


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