ARTE ALLA MULTIMEDIALE DI BROLO –  Parlando intorno alla mostra “da Daraya ad Aleppo”
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ARTE ALLA MULTIMEDIALE DI BROLO – Parlando intorno alla mostra “da Daraya ad Aleppo”

… le opere di Liana Taurini Barbato e la voglia dell’assessore al turismo di Brolo, Maurizio Caruso, di rendere ancor più accogliente la Sala Multimediale, polo di attrazione e contenitore di iniziative socio-artistico-culturali.

Come si racconta una guerra? Come si descrive un dolore?

Ad illustrare la mostra inaugurata a Brolo, sabato pomeriggio, è Vinny Scorsone, che ha curato la prefazione del catalogo voluto dallo “Studio 71”, la galleria d’arte di Palermo che promuove eventi artistici interessanti e di spessore come appunto la mostra di Liana Taurini Barbato..

La Scorsone si sofferma, parlando ai presenti, dopo i saluti ed i ringraziamenti di Maurizo Caruso, l’assessore al turismo di Brolo, e l’intro di Massimo Scaffidi, il responsabile dell’ufficio turistico locale, sulla tematica che caratterizza i lavori dell’artista che vive a Palermo: “La battaglia di Aleppo (iniziata il 19 luglio 2012 e terminata il 22 dicembre 2016), una delle più lunghe e sanguinose battaglie della guerra in Siria, ha mietuto più di 31.000 vittime; e se per Aleppo, oggi, sembra tornata la pace, ben più lunga, però, continua ad essere la guerra su tutto il territorio siriano dove si fronteggiano schieramenti “amici” e “nemici”. Le bombe, i carri armati e i colpi di mortaio, hanno distrutto la città e polverizzato la vita della gente” aggiungendo che l’autrice diventa una “Sensibile e fedele cronista del suo tempo, che ci parla del nostro mondo, ci “illustra”, ci racconta la guerra in Siria attraverso il filtro dei suoi occhi e lo fa non cogliendo il momento dirompente dell’attacco, bensì soffermandosi sulla desolazione e la disperazione conseguenti alla devastazione.”.

Definisce i protagonisti che caratterizzano con le loro presenze le opere come ““Fantasmi” quasi inconsistenti, senza volto e senza nomi, vagano tra le macerie della città raccogliendone i feriti e i morti” e poi “Il fuoco arde tra le pietre, tra quelle che un tempo erano delle case. Il paesaggio è mutato, reso ormai irriconoscibile, e anche l’aria è cambiata. Una polvere fatta di cemento, di terra, di fumo e di sangue, entra nei polmoni e si deposita ovunque”.

Una mostra, come ha detto Massimo Scaffidi  “di estrema attualità perchè Aleppo non è, e non è stata solo Siria, ma è Mediterraneo, e Guerra, è Dolore”.

Sono opere dove si sente il suono della guerra, degli aerei, delle bombe,  l’angoscia della gente che scappa, che corre, di rifugi che crollano, che non reggono all’urto delle bombe, che sanno di rumore.

E poi, dice Vinny Scorsone, sono opere che anticipano altri dolori, che parlano di esodi. Infatti “La guerra è quasi finita, l’esodo è iniziato. Ora la gente può scappare da quell’inferno, tranquilla di non essere preda dei cecchini. E se da un lato della città ora tutto tace, nel lato opposto ancora fischiano i proiettili. È una guerra del dolore, quella messa in scena dalla Barbato, fatta di sconfitte dell’animo, di rovine soprattutto interiori, di sogni svaniti: migranti in fuga dall’inferno. Niente cibo, niente acqua, niente medicine, lo sciame umano si riversa sulle strade e dà l’addio al proprio mondo” e denuncia come quella di Aleppo e della Siria  sia “Una guerra più subita che voluta”.

Nei dipinti esposti pochi sono i soldati, poche le armi, sono infatti soprattutto i civili, le vittime innocenti della stoltezza altrui ad interessare maggiormente l’artista.

Una mostra dove il blu è il colore dominante si mischia alla coltre di fumo nero che riempie il cielo. Ed il critico d’arte spiega che “Ogni tonalità è una variante dell’animo umano acceso, ogni tanto, da guizzi cromatici. Il silenzio domina la scena; il silenzio di una umanità impotente incapace di giustificare il mondo intero, inerte ed inerme, per la sua apatia emozionale”.

Dopo la precedente mostra dedicata alle rotte dell’emigrazione, oggi Liana Taurini Barbato ci parla della guerra che si svolge “vicino” casa nostra e lo fa deformando ancora una volta la realtà per raccontarla ancora meglio, con occhi lucidi e poco sognanti.

Del resto come si potrebbe mai rappresentare in maniera sognante un massacro?

Un massacro dal quale nessuno è sfuggito. I bambini sono stati i primi a cadere, uccisi improvvisamente da bombe e cecchini o lentamente dalla fame e dalla sete.

Vite dissolte, famiglie annientate. Scene di massa o ritratti solitari di una popolazione decimata.

I quadri in mostra alla Multimediale di Brolo, sino al 10 luglio, sono il frutto di un moto interiore, una ribellione ad una situazione assurda e drammatica che ha causato e continua a causare tante vittime innocenti.

Liana – evidenzia la Scorsone – usa un modo di narrare per immagini semplice come quello che usavano, nei loro “tabelloni” i cantastorie. Rifiuta la forma perfetta, gli artifici prospettici; non le interessa dar sfoggio delle sue capacità tecniche (che ben padroneggia), lei vuole solamente trasmettere emozioni e far riflettere ricorrendo ad uno stile molto vicino a quello popolare. Lei vuole parlare alla gente di quell’altra gente che da anni non è più libera, impossibilitata persino a scappare, accerchiata da più fronti.

Ecco perchè bisogna quindi aprire gli occhi sul mondo e capire cosa accade al di fuori di noi stessi.

Liana Taurini Barbato prende nota degli eventi e i suoi sono appunti di storia contemporanea  “redatti” a testimonianza dell’ottusità umana.

Da veder alla Sala Rita Atria di Brolo fino al 10 luglio.

Interessante anche il dibattito che si è sviluppato in sala intorno all’evento e sull’uso di spazi, come la sala multimediale, destinati ad ospitare eventi artistici e culturali, ma anche sull’utilizzo del personal dei “Precari” per la valorizzazione dei beni pubblici.

Interessante il contributo portato da Gianni Giuffrè e da Roberto Santoro,  mentre Maurizio Caruso, l’assessore al turismo, ha evidenziato come il suo impegno sarà, cercando di trovare i fondi in un pur asfittico bilancio comunale, per meglio valorizzare la sala. Il suo sogno – ha detto – è quello di rifar il look, una sorta di restyling che ne migliori la fruibilità e nel contempo la renda maggiormente accogliente, in modo che possa attrarre sempre più eventi, diventando punto i incontro e confronto.

Il Maestro Francesco Scorsone ha ringraziato l’amministrazione comunale brolese per l’attenzione che da sempre ha avuto nei confronti dei “movimenti” d’arte, sottolineando la disponibilità del personale.

 

 

 

 

2 Luglio 2018

Autore:

redazione


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