Ancora, sino al 30 dicembre, la grande mostra romana dedicata ad uno degli “eroi” del Futurismo.
La mostra, inaugura il 21 ottobre, a cura di Lela Djokic e Daina Maja Titonel -catalogo a cura di Elena Gigli – alla Nuova Galleria Campo dei Fiori .
Il giovane Balla, (Torino 1871 – Roma 195), 8 approdato nel 1895 nella capitale dell’Italia unita, scopre gli angoli di Roma che raccontano una vita ben più colorita e chiassosa di quella avvolta nelle brume della sua Torino. E ne rimane affascinato, tanto da dedicare nel 1901 una serie di sei opere a personaggi della ribalta di strada, cinque delle quali sono ora in mostra.
I venditori ambulanti che offrono, volta a volta, ricotta fresca, cornetti, scope e piumini, canne al lauro e portafortuna, non sono i protagonisti di una cronaca annotata con divertito compiacimento. E’ l’entusiasmo per la scoperta di un nuovo mondo a dettare la cifra espressiva dell’artista che esibisce, nel superamento dei modelli tardo-ottocenteschi, il talento della sua modernità.
Balla dipinge strade, angoli di mura e di botteghe, isola la figura sottraendola alla folla che avrebbe dato alle scene un carattere macchiettistico. La pennellata è libera, corrente, e preannunzia certe fulminazioni di tocco di taluni suoi autoritratti spasmodici.
I personaggi si muovono con i ritmi di una gestualità scattante così da dar vita ad una dinamica visiva recuperata persino nella insegna del negozio che appare accanto alla Bottega del macellaro. E’ un’anticipazione delle ricerche di movimento che saranno così care al Balla del periodo futurista.
Evidente è, inoltre, la novità del taglio fotografico. Le figure si stagliano all’interno di un vasto campo costituito dal selciato della strada, delimitato da una linea di orizzonte notevolmente rialzata.
E sullo sfondo si allineano le botteghe, con una inquadratura che ne amputa la parte superiore. Proprio come nel famoso quadro Il Fallimento (1902), che trova qui una suggestiva anticipazione negli antoni del negozio che fa da sfondo al Venditore di cornetti.
L’audacia innovativa di Giacomo Balla è però ancor più sorprendentemente testimoniata dall’accostamento tra immagini e grafismi.
Nella ricerca di una bidimensionalità della scena, l’artista scrive sulla fascia inferiore di tre tavole le frasi gridate dai venditori.
E lo fa con un verismo linguistico che lo induce a moltiplicare le vocali (“la ricooootta freeeesca”), proprio per riprodurre la voce dei personaggi. E’ un sonoro che accompagna ed integra la rappresentazione pittorica.
Sono quadri parlanti.
Solo la straordinaria creatività di Giacomo Balla poteva far entrare in queste tavole la magia delle voci dipinte.
Da non perdere.
tratto da: L’Aperitivo illustrato