Un video che fa il giro sui telefonini e finisce sui social, racconta ancora una volta il disagio che purtroppo si respira e si vive anche a Brolo, dove non è solo la droga a mettere a rischio un generazione di giovanissimi.
Ma mentre si apre una brutta storia, anche se tutta da definire, e che solo gli stolti tendono già a minimizzare, un’altra si chiude, almeno parzialmente.
Infatti la terza sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna relativa ad una delle due minori coinvolte nella violenza sessuale perpetrata nel 2014 ai danni di una ragazzina disabile che frequentava l’istituto alberghiero di Brolo.
La vicenda coinvolgeva a vario titolo cinque giovani, di cui tre già maggiorenni ai tempi del fatto, e si registrò a Brolo nel 2014. La vittima con disturbi psichici frequentava l’Alberghiero e per giungere a Brolo utilizzava il Treno. Proprio alla stazione si svolse la “violenza” anche se la storia da subito presentò vistose incongruenze.
A seguito delle indagini e dell’età dei ragazzi il procedimento si spezzettò. Il primo relativo ai maggiorenni, attualmente è pendente dinnanzi al tribunale di Patti mentre il secondo relativo ai minori si è svolto davanti al Tribunale dei minorenni di Messina.
Qui nei due giudizi di merito la minore (compagna di classe della vittima) venne ritenuta responsabile del reato di violenza sessuale di gruppo per non aver ostacolato l’aggressione nonostante fosse presente; ora la Cassazione accogliendo il ricorso proposto dal difensore, avvocato Antonio Spiccia del foro di Messina, ha annullato quella sentenza – 4 anni e mesi 8 di reclusione.
Ma tornando alla cronaca di queste ore.
Una storia che parla di un video, dove un ragazzo, si presta, nell’area di un campetto sportivo, a farsi filmare mentre si denuda, apparentemente, senza nessuna violenza fisica, solo delle intimazioni verbali di una voce fuoricampo, ma poi nel tam tam degli stessi ragazzi pare che la paura serpeggiasse “sul set” e non solo “nell’attore” in quella che era anche una sorta di iniziazione per far parte di una baby gang.
Quasi alla ricerca di protezione.
Insomma far parte di un gruppo strutturato, fatto tutti da ragazzi più piccoli di quello filmato.
Di fatto il video, e forse ci sono due versioni, diventa virale, esce dal giro dei ragazzi e passa da chat in chat, arrivando ai “grandi” e allarma i genitori che ne vengono a conoscenza, mentre vengono anche allertate le forze dell’ordine.
Insomma cresce, come un’onda, la denuncia sociale che investe la scuola – dove proprio si sta allestendo un progetto contro il bullismo – , i docenti, i centri di ascolto.
Un’onda di voci collettive, dove il sindaco, informata, per quanto le compete si raffronta immediatamente con l’assistente sociale e con i carabinieri.
C’è davvero da porsi mille domande, mentre potrebbe formalizzarsi, nelle prossime ore, un esposto formale alla Procura.
Nonostante la riservatezza della vicenda, che riguarda minori, abbiamo avvertito la necessità di denunciare questa brutta storia perchè questo è un campanello d’allarme che non ammette sordità, nel nome di falsi perbenismi o miopie bacchettone e di facciata.
Ci aspettiamo che chi di dovere intervenga, senza il bisogno necessariamente repressivo, senza gogne mediatiche e neanche punizioni esemplari, che a certe età manco si comprendono, ma semplicemente per spiegare a quei ragazzi il significato della parola “Rispetto” e dare un senso alle “regole” che devono essere rispettate… sempre.