Così il greto del torrente Mazzarrà diventa, nell’immaginario collettivo il “boot hill” della mafia messinese e continua a “regalare” tracce di resti umani alle quali ora la “scientifica” dovrà dare identità.
Dopo i primi due resti, che potrebbero, ma il condizionale è d’obbligo, appartenere a Natale Perdichizzi , scomparso nel 1997, ed a Antonino Ballarino, anche lui scomparso dal 1993, ora affiorano, dalla sabbia, anche i resti del terzo uomo.
Tutto questo lungo il torrente Mazzarrà Sant’Andrea, dove dall’inizio dell’anno carabinieri e vigili del fuoco stanno sondando il terreno alla ricerca di altri corpi.
Ma l’area delle ricerche è più vasta, cira 80 ettari di terreno, che si estendono tra il il Madrì ed il Corriaci.
Pare che gli inquirenti stiano andando a colpo sicuro, certio dove scavare e quindi si parla di una fonte confidenziale oppure di un nuovo pentito collaborante che potrebbe dare nuove indicazioni e nuove letture su quella guerra tra i clan barcellonesi e mazzarroti, dominatori e vincitori indiscussi della scena mafiosa a cavallo degli anni 90, che insanguinò buona parte della provincia.
Anche sui Nebrodi l’elenco della lupara bianca è lungo e forse qualcuno potrebbe essere lì. Ma nell’elenco degli “scomparsi” potrebbero esserci anche:
Alberto Smecca, barcellonese scomparso nell’aprile del 1992,
Carmelo Grasso, di Falcone scomparso nel 1995,
Salvatore Munafò, di Rodì Milici scomparso dal 1997,
Alessandro Maio, irreperibile dal 1993,
Domenico Pelleriti, di Basicò, scomparso dal marzo 1993.