di Giuliana Scaffidi
“Bisogna tornare a casa”.
É giunto il momento di ritornare a casa, proprio come quei tanti ragazzi che vivono in città straniere e ritornano nella terra d’origine per le vacanze di Natale.
“Bisogna tornare a casa” é una metafora abbastanza eloquente che vede l’ umanità stanca, appropinquarsi verso un ritorno ai vecchi sapori, alle tante tradizioni, oggi miseramente scomparse.
Quel che ha allontanato l’ uomo dal proprio fratello è questa palese solitudine che impazza sul web e dentro una moltitudine di eventi, che fanno atterrare l’ uomo in aeroporti lontani e pieni di nubi.
Queste nubi sono i molteplici dubbi, le molteplici incertezze che caratterizzano la vita attuale.
Nella diagnosi odierna sembrano fatti modali.
Si sente forte invece, il desiderio di rievocare il passato.
Quel calore che una casa piena di amore emanava, quello spirito non solo natalizio che accomunava vicini e lontani po.
porta un sapore di antico, ma pieno di gaudio.
Biogna ritornare a casa, per ritrovare la strada, tanto irta oggi, ieri piena di intimità, di armonia, che una piccola “conca”( braciere) portava.
Piccola e tonda aveva il potere di riunione tutti attorno, e le serate trascorrevano in piena delizia, ad ascoltare.
La prima cosa che faccio quando torno a casa è…
Emozioni, pensieri, gusti e sapori, legati alla voglia di ritrovare affetti e tradizioni, messaggi, processioni all’antica, ove la corsa, la frenesia erano un sussulto senza seguito.
Ritornare dentro un passato che vive magari dentro e lasciare la forma di appiattimento comune che ha pervaso tutti.
Laddove le mani sono ancora l’ emblema dell’ unione e le lacrime la nuvola che passa, che non permane, la cui carezza dell’ uomo attutisce il dolore.
Cosi, da voler riappropriarsi di valori che non esistono più.
Di valori desueti, ma da fondamenta incontrastati.
Questa è la rotta, dobbiamo fare retrofront, per ritrovarci, per consolidare gli affetti, per intonare un coro unico durante le processioni, durante gli avvenimenti che la tradizione evoca.