Intervista col comico Antonio Albanese, protagonista del film «Qualunquemente», uscito nelle sale venerdì 21 Gennaio 2011
– di Saverio Albanese –
Il politico calabrese partorito dalla mente del comico Antonio Albanese, è diventato il personaggio principale del suo ultimo film “Qualunquemente” diretto da Giulio Manfredonia, uscito nelle sale da venerdì 21 gennaio 2011, è prodotto da Domenico Fandango Procacci con Rai Cinema, in collaborazione con la Commission Calabria presieduta dal dott. Francesco Zinnato, per la regia di Giulio Manfredonia. Nel cast, insieme con Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese e Davide Giordano. La commedia, che si presenta nelle sale sulla scia dell’enorme successo di Zalone, è anche pronta per la vetrina della “Berlinale”, ma non in concorso (Festival di Berlino, che si terrà dal 10 al 20 febbraio 2011). Racconta avventure e misfatti dell’orribile uomo “salito in politica” per salvare i suoi loschi affari dalla “legalità dilagante”, che si presenta ai comizi dotato di amante sudamericana e una figlia di cui si scorda sempre il nome. Infatti è anche bigamo perché, dopo anni di “esilio” per sfuggire al fisco pensava “talmente tanto alla famiglia d’origine che non vedeva l’ora di farsene un’altra. E se l’è fatta”.
Come l’eterno dilemma citato da Aristotele sull’uovo e la gallina: è nato prima il “partito du pilu” di Cetto La Qualunque o il partito dell’amore di Silvio Berlusconi. Il comico ci tiene a fare immediatamente una puntualizzazione: “Le cronache dei sexgate del premier fanno assomigliare il ‘partito du pilu’ al partito dell’amore, ma non è assolutamente così, perché il ‘partito du pilu’ è nato otto anni fa, quando del partito dell’amore non c’era alcuna traccia. Non mi sono ispirato a Berlusconi, sarebbe stato abbastanza facile”.
Possiamo dire, però, che potrebbe essere profetico? “Questo aggettivo usato può senz’altro andare bene”.
Nel kit del sostenitore del Partito du Pilu, si nota in maniera lapalissiana qualche amichevole raccomandazione: “Se venite vi aspetta un’enorme opportunità. Se non venite vi aspetta qualcun altro, enorme pure lui. Non deludetemi, vota e fai votare Cetto La Qualunque. P.S. Ti ricordo che so dove abiti”.
E’ difficile non immaginare, però, che questo film possa essere aspirato alle cronache attuali: “La nostra parodia su Cetto è diventata quasi un ‘cult’, non abbiamo mai lavorato sull’attualità in senso stretto, anche se ‘u pilu’ piace sempre. Insieme al caro amico Piero Guerrera con il quale abbiamo scritto la sceneggiatura del film, volevamo mostrare per la prima volta personaggi in bilico tra mafia e politica in maniera ridicola. Penso sia importante far vedere che personaggi come Cetto non sono dei modelli– ci tiene a puntualizzare immediatamente Antonio Albanese– di solito certi figuri sono esaltati, noi volevamo mostrare ai giovani, invece, quanto sono ridicoli. Io e Pino siamo entrambi meridionali, per cui, la storia è stata ambientata in un luogo immaginario della Calabria. Abbiamo sentito il bisogno di narrare il nostro Meridione e poi sviluppare, ampliare il territorio con temi come quello della famiglia, degli amici e, ovviamente, della politica”.
Si tratta, dunque, di un film comico? “Ti garantisco che il film è comicissimo, ma capisco chi sostiene che non fa ridere e mette angoscia. ‘Qualunquemente’ è tutte e due le cose. Certo, la mia comicità si trascina qualche scheletro: ma soffermarsi solo su questo, lo trovo davvero molto ingiusto”.
La caricatura di Cetto la Qualunque, però, potrebbe fomentare a nostro avviso, anche la demagogia leghista: “La politica se ne fotte del Sud e Cetto La Qualunque è uomo ridicolo. Rappresenta senza orgoglio e senza dignità un maschio che fa il potente. Con l’unico scopo di far ridere”.
Rispetto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, comunque, Cetto sembra avere un arduo ostacolo in più: l’avversario Giovanni De Santis. La sinistra, invece, sembra attraversare un deserto infinito. Per la gioia del Cavaliere…“Ah, ah, ah, ah, devo complimentarmi, questa tua battuta è davvero molto divertente”.
Albanese, però, è considerato un attore di sinistra: “Sono di sinistra, ma oggi non c’è un leader di riferimento. Ci sono 1.300 fazioni e manca un’idea ben precisa. Questo fa male perché un’opposizione forte farebbe bene a tutti”.
Qual è, invece, il rapporto di Cetto con le donne? “Direbbe così: il problema non è quello di far entrare le donne in politica, ma casomai è la politica che deve entrare nelle donne. Sotto una quarta di reggiseno non è vera passione politica. Mentre una ragazza in bikini sulla spiaggia sfoggia davvero un bel corpo d’assessore”.
Nel mondo attuale, si trovano casi eclatanti di politici che frequentano ‘escort’: “Attenzione a non fare confusione, perché ci tengo a ribadire una volta ancora che Cetto è ormai un moderato, rispetto a molti politici di oggi, e quindi pagare una donna sarebbe sconfessare il suo carisma per addomesticare ‘u pilu avvampato’ delle sue fan adoranti. Quando due anni fa abbiamo scritto la sceneggiatura e scoppiò un grosso scandalo politico–sessuale ci siamo detti ‘peccato che il film non sia pronto ora: pensa come sarebbe attuale’. Un anno dopo c’è stato un nuovo scandalo e ci siamo rammaricati di nuovo, sei mesi fa la storia si è ripetuta. È il nostro Paese… Il problema è la questione morale, che comunque comprende anche Ruby. Una questione etica e morale di rispetto, di buon senso, di garbo”.
Sul sito del partito du pilu, il giorno di Capodanno, Cetto invita al dialogo: tra istituzioni e cittadini, tra rapiti e rapitori, tra truffati e truffatori, tra assassini e assassinati, tra cornuti e figghji ‘i buttana. La parola d’ordine è dialogo: “È modo per dire che così rischiamo di diventare tutti uguali, sfruttati e sfruttatori. Oppure, appunto, cornuti e figghji ‘i buttana”.
Un altro suo “cavallo di battaglia” è “Liberté, égalité, ‘ndu culu a te”. Se mi rispondesse da Cetto La Qualunque, l’intruso sarebbe…? “L’égalité, ovviamente. Ma che domanda mi fai?”.
Il duemila e dieci è alle nostre spalle da circa tre settimane: adesso siamo nel duemila e undici: “Nell’anno da poco concluso, purtroppo, non è cambiato proprio nulla. Per questo 2011, invece, mi adeguo a Cetto: ’Nto culu al 2011. Diciamo la verità, in tutti noi c’è un piccolo Cetto La Qualunque. Perché se uno non ride, gli viene davvero voglia di andare via”.
Quali sono le situazioni che ti mettono di buon umore e quelli, invece, che pieni di tristezza: “Nella prima circostanza senz’altro i salottieri. Quelli che vanno ai talk show e parlano di tutto: dalla lotta alla pedofilia a quella contro la calvizie, dal global warming ai tartufi. Nel secondo caso, purtroppo, la violenza contro le donne. Che una ragazza non possa andare in giro di sera da sola – e venti anni fa non era così – è una cosa atroce, spaventosa e anche anacronistica. Ti confesso che mi fa molta paura la stupidità dilagante”.
C’è qualcosa che fa paura anche a Cetto La Qualunque:“Le persone intelligenti, naturalmente”.
È stato il telecronista–ballerino Frengo, il giardiniere gay di casa Berlusconi Pier Piero, il gentile Epifanio e l’aggressivo Alex Drastico: tutti questi personaggi per un unico attore. La luminosa carriera del comico lombardo Antonio Albanese, natio Olginate, in provincia di Lecco, da genitori di origini palermitane (Petralia Soprana), celebrata da televisione, cinema e teatro, è quanto di meglio un artista italiano potrebbe chiedere. Ma il merito va tutto allo straordinario sodalizio con la comicità che sembra aver scelto il suo volto per esprimersi in tutta la sua allegria.
Si iscrive alla Civica Scuola d’Arte Drammatica di Milano, diplomandosi nel 1991: debutta come attore di cabaret al teatro Zelig di Milano, lavorando come comico nel piccolo schermo al “Maurizio Costanzo Show” e successivamente in “Su la testa…”, sempre nel 1992, ma la sua consacrazione arriva la stagione successiva con “Mai dire gol”, condotto dalla Gialappa’s Band, che gli fa rapidamente avere una notorietà incredibile. Stesso successo che gli riserverà il teatro nei suoi spettacoli in giro per l’Italia: “Misty” (1992), “Uomo!” (1992, poi ripreso nel 1994), “Patapim e Patapam” (1993) e “Giù al Nord” (1997), scritto con Michele Serra e Enzo Santin.
Il suo esordio cinematografico avviene nel 1993, sotto la direzione di Silvio Soldini ne “Un’anima divisa in due”, accanto a Fabrizio Bentivoglio e Renato Scarpa. Proseguirà con una carriera che alterna il piccolo al grande schermo e questo al teatro, ma dove unico punto di riferimento è Bologna, città dove vive con la moglie e la figlia. Nel tubo catodico, continuerà a far ridere i telespettatori come protagonista di trasmissioni ironiche come “Cielito Lindo” (1995), “Comici” (2000), “Non c’è problema” (2003). Al cinema, sarà regista di se stesso nell’esilarante commedia “Uomo d’acqua dolce” (1996), seguita da “La fame e la sete” (1999) e “Il nostro matrimonio è in crisi” (2002), coadiuvato dalle sceneggiature divertenti di Vincenzo Cerami.
Mentre in teatro farà un exploit di spettacoli teatrali nel 1999 portando in scena: “Concerto apocalittico per Grilli”, “Margherite”, “Blatta” e “Orchestra”.
Scelto per ben due volte da Carlo Mazzacurati per le pellicole “Vesna va veloce” (1996) e “La lingua del santo” (2000), proprio per quest’ultima viene nominato ai Nastri d’Argento come miglior attore protagonista per il suo ruolo di ladruncolo, affiancato da un donchisciottesco Bentivoglio. E mentre i fratelli Taviani lo dirigono in “Tu ridi” (1998), lui doppia il Grande Ratto del film d’animazione “La gabbianella e il gatto” (1998) di Enzo d’Alò.
Nel 2005, torna a collaborare con la Gialappa’s Band ne “Mai dire Lunedì” dove ha l’occasione di portare dei nuovi personaggi: Pier Peter (che poi si scoprirà Pier Piero), strampalato economista innamorato del calciatore di Milan, Gennaro Gattuso; il filosofo cocainomane Mino Martinelli e Cetto La Qualunque, politico calabrese depravato e corrotto. Trionferà anche al cinema, per la regia di Pupi Avati e accanto a Katia Ricciarelli ne “La seconda notte di nozze” (2005), per il quale avrà una candidatura sia ai David che ai Nastri d’Argento.
Ritornerà poi a recitare in un ruolo omosessuale ne “Manuale d’amore 2– Capitoli successivi” (2007) di Giovanni Veronesi. Seguono “Giorni e nuvole” (2007), “Questione di cuore” (2008) e, nel 2011 con “Qualunquemente”, incentrato sul suo personaggio sicuramente più riuscito: il politico colluso con la mafia Cetto La Qualunque. Una caricatura della mala politica, a volte spaventosamente realistica.