GIUSEPPE ANTOCI NOMINATO PRESIDENTE ONORARIO DELLA FONDAZIONE NAZIONALE CAPONNETTO NEL GIORNO DEL TERZO ANNIVERSARIO DEL VILE ATTENTATO MAFIOSO E A NAPOLI GLI VIENE RICONOSCIUTO IL PREMIO INTERNAZIONALE MEDITERRANEO
ANTOCI: “Una grande emozione, Caponnetto mi guidi e mi aiuti”.
E’ Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi, che ha lottato con coraggio in Sicilia la mafia dei Pascoli creando un Protocollo di Legalità, oggi Legge dello Stato, il nuovo Presidente Onorario della Fondazione Nazionale Caponnetto.
Il Direttivo Nazionale, guidato dal Presidente Calleri, ha voluto all’unanimità riconoscere a Giuseppe Antoci l’importante ruolo di Presidente Onorario che affiancherà la moglie del giudice Caponnetto, Elisabetta Baldi Caponnetto, che già lo riveste dalla istituzione della Fondazione.
“E’ per me una grande emozione – dichiara Antoci – ringrazio il Presidente Calleri e tutta la Fondazione per questa nomina a Presidente Onorario che raccolgo come segnale di grande stima, affetto e amicizia. Ma ne sento forte anche la responsabilità”.
La Fondazione si ispira al Giudice Caponnetto noto per aver guidato il famoso Pool antimafia di Palermo. Dopo l’assassinio di Chinnici ne prese le redini nel novembre 1983. Accanto a sé chiamò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. La loro attività portò all’arresto di più di 400 criminali legati a Cosa Nostra, culminando nel maxiprocesso di Palermo, celebrato a partire dal 10 febbraio 1986. È considerato uno degli eroi simbolo della lotta al crimine organizzato italiano e concluse la sua carriera nel 1990 dovendo assistere prima alla morte di Falcone e poco dopo di Borsellino, assassinati dalla mafia.
Divenne celebre il suo amareggiato commento alle telecamere poco dopo la strage di via d’Amelio, in cui disse: «È finito tutto!», stringendo le mani del giornalista che poneva la domanda. Di tale commento si pentì subito, come spiegò pochi minuti dopo alla cittadinanza durante i funerali di Paolo Borsellino:
«Era un momento particolare, di sgomento, di sconforto. Ero appena uscito dall’obitorio – dice Caponnetto – dove avevo baciato per l’ultima volta la fronte ancora annerita di Paolo. Quindi è umanamente comprensibile quel mio momento di cedimento, forse non scusabile, ma comprensibile. In quel momento avrei dovuto – avevo l’obbligo, forse, e avrei dovuto sentirlo quest’obbligo – di raccogliere la fiaccola che era caduta dalle mani di Paolo e di dare coraggio, di infondere fiducia a tutti. E invece furono i giovani di Palermo a dare coraggio a me, che trovai dopo pochi minuti in piazza del tribunale. Mi si strinsero attorno con rabbia, con dolore, con determinazione, con fiducia, con speranza. E allora capii quanto avevo sbagliato nel pronunciare quelle parole e quanto bisognava che io operassi per farmele perdonare: operassi per continuare l’opera di Giovanni e Paolo.»
“Caponnetto parla di fiaccola caduta dalle mani di Borsellino, di Falcone e di tanti altri trucidati dalla mafia solo perché svolgevano il loro dovere – dichiara Antoci. Nel momento in cui mi hanno comunicato di essere stato affiancato alla moglie di Caponnetto alla Presidenza Onoraria della Fondazione, in quel momento, proprio in quel momento, ho sentito quella fiaccola stretta fra le mie mani e la sento oggi come la sentì quel giorno il Giudice Caponnetto. Con forza, determinazione, umiltà e rettitudine – continua Antoci – insieme a tutti i componenti della Fondazione, farò in modo di onorare la scelta di Caponnetto e di esserne degno, per Lui, per quei giovani che lui amava molto e per la tanta gente per bene e onesta che aspetta solo di prendere nelle mani quella fiaccola e poter accendere il braciere della vittoria contro la mafia. Farò il mio dovere fino in fondo Da allora, invece di ritirarsi in pensione, iniziò instancabilmente un viaggio per le scuole e le piazze di tutta Italia per raccontare, soprattutto ai giovani, chi fossero Falcone e Borsellino e lo sforzo contro il fenomeno mafioso. Caponnetto intervenne in centinaia di scuole, diventando un testimone di etica della politica e della vita civile, della giustizia e della legalità.
ED INTANTO A GIUSEPPE ANTOCI VA ANCHE IL PREMIO INTERNAZIONALE MEDITERRANEO
ANTOCI: “UNA GRANDE EMOZIONE CONDIVIDERE CON TANTE PERSONALITA’ INTERNAZIONALI QUESTO PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO”.
Si è tenuto sabato 18 maggio alle ore 10,30 a Napoli, al Museo della Pace presso la Fondazione Mediterraneo, la cerimonia di assegnazione della Medaglia d’Onore del Premio Mediterraneo, importante riconoscimento internazionale che annualmente viene assegnato a personalità del mondo politico, culturale scientifico, sociale e artistico che hanno contribuito, con la loro azione, a ridurre le tensioni e ad avviare un processo di valorizzazione delle differenze culturali e dei valori condivisi nell’area del Grande Mediterraneo.
Il Premio Mediterraneo, considerato tra i più importanti a livello internazionale, è stato assegnato in quasi 25 anni di vita ad eminenti personalità della politica, della cultura, della scienza, della religione tra questi: Nicola Sarkozy, Shimon Perez, Barak Obama, Abu Mazen, Re Hussein di Giordania, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki–moon ed altri importanti personalità. Altri italiani hanno ricevuto, in questi anni, l’importante riconoscimento e fra loro: Emma Bonino, Pietro Grasso, Gianni Letta, i magistrati Catello Maresca e Paolo Sirignani, il giornalista Paolo Borrometi e quest’anno insieme a Giuseppe Antoci anche il Generale Pasquale Angelosanto, Comandante Nazionale del ROS, Luciano Tavazza fondatore del Volontariato Italiano, alla cui memoria verrà consegnato alla moglie Nilla e alla scrittrice Annella Prisco
La giuria ha deciso quest’anno di assegnare l’importante Premio anche a Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi, coraggioso siciliano che ha sfidato la mafia dei Pascoli generando con il suo impegno una Legge dello Stato e rischiando la vita in un attentato mafioso nel 2016.
“Sono commosso – dichiara Antoci – per il prestigioso riconoscimento assegnatemi e per condividerlo con tante importanti personalità nazionali ed internazionali che negli anni lo hanno ricevuto. Il lavoro della Fondazione è ormai un caposaldo per il dialogo e la risoluzione di tante problematiche che affliggono l’Area del Mediterraneo e oggi rappresenta una realtà irrinunciabile per la Pace e la coesione fra i popoli – ha concluso Antoci.
La Fondazione Mediterraneo – rete per il dialogo tra le società e le culture – Ente Morale vigilato dallo Stato Italiano e partecipato da Enti Pubblici e Locali tramite le proprie sezioni: ALMAMED, ACCADEMIA DEL MEDITERRANEO, EUROMEDCITY e ISOLAMED – è un’Organizzazione Internazionale ideata nel 1989 dal suo Presidente Michele Capasso e costituita nel 1994 a Napoli per promuovere il dialogo e la pace nel Mediterraneo e nel mondo. Fanno parte della Fondazione studiose e studiosi dell’area euromediterranea, politici di organismi internazionali e diplomatici attualmente o in precedenza impegnati in azioni per il dialogo e la pace.
La Fondazione Mediterraneo dopo un’intensa iniziale attività in favore delle popolazioni della ex Jugoslavia – colpite dal più grande conflitto nel cuore dell’Europa, dopo la seconda Guerra Mondiale – ha agito quale polo di riferimento per stimolare forme di partenariato in un mondo multiculturale sempre più globalizzato e, specialmente, tra Mediterraneo, Europa e Mondo arabo-islamico. Essa ha costituito, con i suoi partner e con le sue Sedi – ubicate in diversi Paesi – una Rete per il dialogo tra le società e le culture che riconosce nella Società Civile dei Paesi membri – in primo luogo le Comunità locali, le Università, le Organizzazioni imprenditoriali, gli Ordini professionali, i Sindacati, le Ong, le reti di associazioni, i media, ecc. – lo strumento per progredire nei diritti fondamentali, nella sicurezza politica, nella cultura, nell’economia, nella scienza, nello sviluppo sostenibile, nella comunicazione e nell’informazione.
La Fondazione si è adoperata per la realizzazione del Grande Mediterraneo: entità storica e strategica basata sull’interdipendenza tra i Paesi Europei, del Medio Oriente, del Golfo e del Mar Nero; a tal fine promuove la comprensione internazionale mediante la diffusione della conoscenza delle realtà identitarie, sociali e culturali che compongono il Grande Mediterraneo. Essa incoraggia una loro più stretta interazione, con l’obiettivo di rafforzare i valori e gli interessi condivisi nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana e di eguaglianza tra i generi e mira, altresì, a sviluppare la cooperazione intellettuale e la formazione di risorse umane in ambiti multidisciplinari.