– di Corrado Speziale –
Dopo il successo di “Salvezza” dello scorso anno, sull’esperienza vissuta a bordo della nave Aquarius di SOS Méditerranée, Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso hanno voluto vedere “cosa succede dopo”, recandosi in Calabria per svelare e raccontare attraverso un’altra eccellente operazione di graphic journalism, la condizione dei migranti e della gente a Riace, “utopia, desiderio di una società diversa” per l’ex sindaco Mimmo Lucano, e nella baraccopoli di San Ferdinando. Sullo sfondo, il decreto Sicurezza fortemente voluto da Salvini con gli effetti drammatici che provoca sull’accoglienza e l’assistenza ai migranti. Il libro, edito come il precedente da Feltrinelli Comics, sta riscuotendo grande interesse con pagine anche sulla stampa nazionale. Stasera a Cosenza chiusura del tour delle prime dieci presentazioni, iniziato a Milano il 12 settembre. Alla Feltrinelli di Messina gli autori hanno presentato l’opera martedì scorso. A fianco a loro, la giornalista Anna Mallamo: “E’ un’inchiesta in cui si raccontano delle realtà in un mondo in cui la disinformazione è ormai la regola. Non possiamo parlare di questa materia senza schierarci”. Marco Rizzo: “Ci siamo trovati dinnanzi a una sistematica costruzione del nemico. Nel nostro piccolo proviamo a fare controinformazione”. Lelio Bonaccorso: “Raccontiamo e informiamo attraverso la scrittura e il disegno. Sui migranti è stato mistificato il senso del termine”.
Dalla nave della Salvezza alla terraferma. Dopo l’Aquarius dell’Ong SOS Méditerranée, il ritorno …A Casa Nostra per passare alla Cronaca da Riace. È il passo successivo, quasi obbligato, per constatare “cosa succede dopo”. Un’operazione di cronaca seria, ben fatta da chi l’ha vissuta e come tale la racconta. Marco Rizzo, giornalista – scrittore e Lelio Bonaccorso, disegnatore, collaborano da dieci anni, conducendo “in porto” è proprio il caso di dire, lavori d’eccellenza. Le loro storie scritte e disegnate sulla vita di Marco Pantani, Jan Karski, Peppino Impastato, Che Guevara, l’attenzione verso i più piccoli, con La Mafia, prima, e L’Immigrazione, dopo, spiegate ai Bambini; dopodiché Salvezza e adesso …A Casa Nostra, dimostrano che ormai il graphic journalism che conta, passa dalle loro mani. Due siciliani, Bonaccorso in particolare è messinese, precursori di una nuova, rinnovata frontiera del giornalismo che si realizza attraverso il fumetto di impegno civile e politico, soprattutto. Perché al giorno d’oggi, spostare sui temi etici la politica è un dovere morale. Il loro ultimo lavoro, per la cui presentazione gli autori stanno girando l’Italia, nelle più importanti città – l’ultima sarà Cosenza, stasera – si compone di sei straordinari capitoli dove ciascun protagonista, sia che si tratti di una persona o di un luogo, porta con sé una storia. Blessing, proveniente dal sud della Nigeria: “Dalle mie parti c’è sempre qualcuno che fa la guerra a qualcun altro”. Il suo pensiero e le sue angosce sono rivolte alla sorella Angela, ragazza in difficoltà.
Mimmo Lucano, ex sindaco-coraggio, intraprendente e visionario come pochi, incappato in controverse, paradossali vicende giudiziarie. Per lui Riace era un’“utopia, desiderio di una società diversa”. Ma si è rivelato un “piccolo sogno” infranto. Il capitolo consiste nell’intervista all’ex sindaco. Proprio Lucano ha partecipato accanto a Rizzo e Bonaccorso alla “prima” del libro alla Feltrinelli Duomo di Milano. San Ferdinando, baraccopoli infernale, un’offesa alla dignità umana, dove ogni abitante vive ai limiti della sopravvivenza: un giovane era morto per un incendio appena dieci giorni prima dell’arrivo dei due autori. Ishak, storia drammatica di un giovane cristiano copto egiziano, aggredito e ferito grevemente nel suo Paese, “reo” d’essersi tatuato sul braccio un simbolo religioso. Si risveglierà all’ospedale di Reggio Calabria. Avrà danni permanenti, compresa la sordità. A causa del decreto Sicurezza non potrà avere protezione umanitaria. La Storia di Riace, Mohamed: “Ora è un deserto, prima era viva, colorata, poi a inizio ottobre hanno chiuso il progetto SPRAR”. Ex comune modello, adesso Riace ha un sindaco vicino alla Lega, ma soprattutto sembra un luogo smarrito. Buba e Sherif, orfani di padre e schiavizzati in Africa. Qui, seppur amici, avranno due vite dai destini differenti.
Tutte storie che toccano il cuore e che si fissano nella mente: solo chi è colpevolmente distratto o insensibile non raccoglie certi messaggi d’umanità. La scrittura è sobria, essenziale e coinvolgente, fedele alla realtà. In molti tratti è così esplicativa delle situazioni al punto da rendere il testo quasi un manuale. I disegni fotografano e raccontano le scene in maniera straordinaria, il lettore “vive” le storie con sentimento. L’introduzione avvia alla conoscenza dei luoghi interessati, una Calabria che sembra distantissima da noi, quando invece non lo è affatto. Con note e dati, si rivelano immagini di una geografia, a tratti surreale, dominata da contrasti, anche violenti, tra natura e opera dell’uomo.
Il libro è stato presentato alla Feltrinelli di Messina, martedì scorso. A fianco degli autori, la giornalista Anna Mallamo: “E’ un’inchiesta in cui si raccontano delle realtà in un mondo in cui la disinformazione è ormai la regola. Non possiamo parlare di questa materia senza schierarci. Qui deve parlare solo l’umanità”. La considerazione sul momento storico con riferimento al precedente libro: “Salvezza veniva prima di Salvini, raccontava una situazione che già era drammatica e triste, ed era ‘soltanto’ l’era di Minniti. Dopodiché il mondo è cambiato. In peggio. Abbiamo avuto i decreti sicurezza con l’inasprimento di tutta la condizione dei migranti”. I luoghi raccontati: “Riace e San Ferdinando sono due cose diversissime tra loro. Esattamente i due estremi del mondo. Riace è stato un piccolo sogno. Una parte importante del libro – prosegue Anna Mallamo – è proprio l‘intervista a Mimmo Lucano. Un’intervista così è difficile da raccontare, perché ti deve restituire l’innocenza, la genuinità del personaggio e anche quest’aura così preziosa che hanno le sue parole. Lelio e Marco ci sono riusciti. Ce l’hanno raccontato in un modo bello che resta e che ci può servire, e può servire soprattutto a questo linguaggio pubblico così avvelenato. Per questo sono grata agli autori”. La battaglia utile: “Quella contro il linguaggio dell’odio, l’approssimazione con cui giriamo sui social qualunque notizia. Dobbiamo farci protagonisti attivi di un altro modo di parlare e di pensare. Se ci sarà una rifondazione di questo Paese passerà solo dalle basi del linguaggio. Creiamo anche noi la salvezza a casa nostra…”
Marco Rizzo: “Quando migrano i nostri li chiamano cervelli in fuga, quando arrivano qui sono migranti economici”, è la sua prima considerazione. Un inciso sui lavori precedenti: “Salvezza è nata perché si dicevano tante cose imprecise o sbagliate sul mondo delle Ong. L’immigrazione spiegata ai Bambini è nata da testimonianze raccolte nei centri d’accoglienza, poi romanzate con gli animali, ma anche quella si può definire un’opera nata sul campo”. Cronaca da Riace, la Calabria e Lucano: “Ci siamo trovati dinnanzi a una sistematica costruzione del nemico. Lo dimostra il fatto che accanto a Riace ci sono tanti altri paesini che fanno le stesse cose ma non c’è Mimmo Lucano. Nel nostro piccolo proviamo a fare controinformazione”. Politica e società calabrese: “In quel tessuto sociale c’è l’influenza della ‘ndrangheta”. Sull’inversione di rotta di Riace: “I progetti per gli immigrati, gli SPRAR, come unica soluzione, hanno causato una tensione sociale assurda e contraddittoria. La gente, stanca dell’attenzione mediatica, voleva soldi. Ci sono dei grossi buchi nei fondi che sarebbero dovuti arrivare dal ministero”. Il nuovo governo: “Non credo che possa avere grande fortuna. Non dimentico che metà di loro sono gli stessi complici di Salvini che il decreto Sicurezza bis lo hanno votato, difeso e sostenuto. Saranno quattro anni di campagna elettorale, e tutto ciò che servirà è combattere il ‘cattivismo’, chi genera odio. Per risolvere questo non ci vorrà un governo ma una lotta anche dal basso fatta dai comunicatori, dagli operatori della cultura, educatori, insegnanti, da tutti quelli che lavorano sul tessuto sociale, portando altri valori e linguaggi”.
Lelio Bonaccorso: “I danni della propaganda li conosciamo. È farti credere che il mondo sia un posto peggiore di quello che in effetti è. Noi raccontiamo e informiamo attraverso la scrittura e il disegno. Sui migranti è stato mistificato il senso del termine”. Sulla rinuncia ai colori nel fumetto, le sensazioni nel disegno in rapporto alle storie e ai luoghi: “Ciò che vedevo e sentivo non era colorato. Quando i migranti ci raccontavano la loro storia spesso abbassavamo lo sguardo. Come accaduto sull’Aquarius, questa sensazione, a livello inconscio, l’ho trasposta sul foglio. Poi c’è il caso di San Ferdinando. Io non c’ero mai andato. Ne avevo sentito parlare ma non avrei mai immaginato di trovare una cosa simile. Noi siamo andati a raccontare le loro storie – prosegue Bonaccorso – perché ancora non ci si rende conto che il malessere di quella gente è anche il nostro. Sia dal punto di vista delle barriere, dell’umanità, che da un punto di vista pratico ed economico. A Riace Mimmo Lucano è riuscito a dare linfa vitale a un territorio affinché la gente potesse restare e lavorare, affittando quelle case. Dopodiché la situazione è stata invertita. Siccome ha funzionato, ha dato fastidio e l’hanno distrutta”. Azioni e rimedi, termini ai quali affidarsi: “A me la parola resistenza non piace – rimarca Lelio Bonaccorso – per carattere sono un tipo che agisce direttamente”. A cosa fare ricorso: “Manca una controproposta unita, forte e seria che usi una controinformazione e una contropropaganda semplice che arrivi al punto e che faccia capire le cose alla gente”. Cosa chiedere al nuovo governo: “Abolire immediatamente i decreti sicurezza che infangano l’Italia. Ho visto sul campo gli effetti di questi provvedimenti”.