– Corrado Speziale –
La dirigente responsabile della Biblioteca regionale universitaria “G. Longo” di Messina, intervenuta come relatrice al corso di formazione per giornalisti e architetti sulla comunicazione riguardo ai Beni culturali, ha lanciato un accorato appello sulla situazione della struttura, da anni in difficoltà, costretta ad operare su tre plessi. “A Messina manca una biblioteca cittadina che dovrebbe essere quella regionale, ma non ha più un posto. Non possiamo più accettare donazioni né fare acquisti. Una biblioteca che non si incrementa, muore”. L’intervento della dirigente è stato colto dall’architetto Nino Principato: “È un appello che va preso a cuore. La biblioteca è fondamentale. La proposta di trasferirla alla Facoltà di Farmacia equivarrebbe a farla chiudere definitivamente”.
Sulla Biblioteca regionale di Messina pesa come un macigno il protocollo d’intesa tra la Regione e l’Università, con il quale è stata ceduta all’Ateneo la sede storica di via dei Verdi.
Una città con una biblioteca centrale, bene organizzata, che faccia da hub, come punto di riferimento per le altre, in una sede ben fruibile dai cittadini, adeguata a custodire, gestire e divulgare l’importantissimo patrimonio che possiede. È questo il progetto, o meglio ancora, il desiderio, il sogno di chi ha a cuore Messina e la sua cultura.
Chiunque, riguardo alla città dello Stretto, distrutta nel terremoto del 1908, che anche grazie alle demolizioni che ne sono conseguite è stata privata di quasi tutto il patrimonio architettonico, penserebbe che esistano sedi pubbliche funzionali ed efficienti, atte a custodire opere, scritture, stampe, testimonianze e ricordi. Niente di tutto questo. Per cui a Messina, “Comunicare i Beni Culturali, Architettonici, le Tradizioni religiose e popolari di Sicilia”, equivale sì ad evidenziare ed analizzare quanto di buono la città possiede, ma anche e soprattutto, a denunciare e lanciare appelli su ciò di cui è stata privata e che le spetta di diritto. Così, l’evento formativo tenutosi nella splendida chiesa di San Giovanni di Malta, organizzato dall’UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana e dalla Fondazione Federico II con il patrocinio, tra gli altri, dell’Ordine regionale dei giornalisti di Sicilia e dall’Ordine degli architetti di Messina, è servito a sensibilizzare giornalisti e architetti su tutto quanto necessita in una città come Messina, coi suoi trascorsi e le sua realtà, a fronte di un patrimonio storico – culturale davvero importante. Giornalisti relatori, sono stati lo storico Marco Grassi, Carmen Di Per, l’architetto Nino Principato e la dirigente responsabile della Biblioteca regionale di Messina, Tommasa “Tosi” Siragusa. “Come cittadini cosa facciamo per la città? Che contributo personale diamo?” Questa la domanda della dirigente, a culmine della sua relazione. La sua analisi, dopo aver sintetizzato il quadro delle competenze, che in materia di Beni culturali in Sicilia, sono attribuite alla Regione: “Questa città manca di alcune forze culturali, di pilastri su cui si dovrebbe fondare. Manca ancora di un museo archeologico, perché dopo vent’anni ci è stata restituita solo la parte storico artistica e chissà quando vedremo la sezione archeologica”. Dopodiché, l’appello riguardo al settore che dirige: “Manca una biblioteca cittadina. Ci sono biblioteche comunali e a carattere religioso che sono importantissime nel sistema, però manca una biblioteca centrale, quella che nel resto delle città d’Italia, generalmente, è la biblioteca nazionale”. Messina ha un privilegio che sembra non pesare: “La Biblioteca regionale non esiste in tutte le province siciliane. Esiste a Palermo, denominata Biblioteca centrale; a Messina, dove si chiama Biblioteca regionale universitaria Giacomo Longo; e a Catania ove prende il nome di Biblioteca regionale universitaria. Le altre città non hanno una biblioteca”. Altra domanda e altre amare considerazioni: “Ma Messina ha una biblioteca? Io sono il direttore di una biblioteca che dovrebbe essere quella cittadina. Questa opera da vent’anni su tre plessi, il primo in via I Settembre, l’Emeroteca in via Consolare Pompea e i magazzini in via La Farina. La biblioteca cittadina da vent’anni lavora così…Non ha più un posto, non possiamo più accettare donazioni, né fare acquisti. Una biblioteca che non si incrementa, muore”. I rimpianti per la vecchia sede, le rivendicazioni della titolarità: “Il plesso storico, di via dei Verdi – prosegue Tosi Siragusa – prima era stato oggetto di lavori, ma non di restauro del bene, per motivi a latere. Dopodiché la biblioteca, ahimè, sta passando all’Università, ed è un nostro bene, è proprietà della Regione che negli anni Settanta ne ha assunto le funzioni e la titolarità”. Uno dei tanti esempi storico culturali sulla sua importanza: “In occasione del terremoto del 1908, furono misi in salvo 177 manoscritti del S.S. Salvatore con il plauso internazionale, adesso custoditi da noi, di cui tre si trovano in mostra a Palazzo dei Normanni. La nostra biblioteca è considerata unica, è una realtà a livello statale e regionale. Si tratta di un’istituzione”. L’appello alla sensibilizzazione: “La battaglia per la sua tutela non dovrebbe farla il direttore, ma tutta la città. Abbiamo un patrimonio immenso che ci viene riconosciuto come tale e non riusciamo neanche più a contenerlo, né a mostrarlo degnamente alla città”. Si rivolge alla platea: “Faccio un appello alle vostre coscienze, occorre essere giustamente ribelli per non dimenticare ciò che ci tocca, che ci è stato sottratto nel tempo, e quello che ci deve essere restituito”. Coraggio e intraprendenza: “Io mi sto muovendo. Innanzitutto tocca a chi dirige questo bene portare avanti un’operazione di questo tipo. Però Messina dovrebbe supportarci, perché la biblioteca è della città”.
Sulla Biblioteca regionale di Messina pesa come un macigno il protocollo d’intesa stipulato nel 2013 tra la Regione e l’Università, con il quale è stata ceduta all’Ateneo la sede storica di via dei Verdi.
Alle considerazioni unite alla contestazione del direttore della Biblioteca regionale, all’incontro di San Giovanni di Malta si è agganciato l’architetto Nino Principato, anch’egli tra i relatori: “Quello di Tosi Siragusa è un appello che va preso a cuore. La biblioteca è fondamentale. Senza di essa si perde la cultura, scompaiono le radici dell’uomo, finisce l’umanesimo, finisce tutto”. Sul caso della cessione della sede di via dei Verdi: “L’Università – prosegue Principato – che non aveva titolo per avere questa sede storica, la ottiene con un semplice protocollo di intesa come se questo costituisse titolo di proprietà. Il paradosso è che non sta uscendo neppure i soldi per restaurarla”. Infatti, questi le saranno concessi dalla Regione, pur avendo, questa, ceduto il proprio bene.
Alla Biblioteca veniva offerta come nuova collocazione la sede della Facoltà di Economia e Commercio, tuttavia insufficiente a causa della ristretta superficie. Dopodiché, tra le ipotesi al vaglio della Regione c’è quella, a dir poco maldestra e inopportuna, di trasferire la struttura all’ex Facoltà di Farmacia, al polo dell’Annunziata. “Tale proposta – sottolinea ancora Principato – equivarrebbe a farla chiudere definitivamente”.
Il quadro attuale, pertanto, rivela un’odissea di carte, tra decisioni e indecisioni, oltre naturalmente ai disagi materiali della biblioteca, la cui sede principale continua ad essere ospitata nel Palazzo Arcivescovile di via I Settembre.
Risultato: una struttura fondamentale nel sistema della cultura cittadina messa alle corde e impossibilitata a gestire al meglio le proprie attività, e dunque a programmare un futuro.