Vaccinare le undicenni per sconfiggere il tumore dell’utero, La prevenzione primaria affiancata alla secondaria
“Ben-essere è donna. La pratica della prevenzione per la salute al femminile” è stato il secondo appuntamento di “Marzo in Rosa” tenutosi giovedì 24 marzo a Librizzi, alle ore 17,00 nella sala del Centro studi “Nuova agorà”, sede dell’Associazione “Il filo della memoria”.
La presidente, Prof.ssa Marilia Gugliotta ha introdotto i lavori ringraziando l’Assessore, Dott.ssa Vincenza Sicilia per la proficua collaborazione realizzatasi con questo progetto in funzione della salute femminile, e gli altri specialisti intervenuti, i dottori Giuseppe Ioppolo e Salvatore Sidoti.
Quindi i tre hanno sviluppato il delicato argomento della vaccinazione per prevenire il tumore al collo dell’utero ad un attento uditorio ed hanno fatto risuonare forte e chiara una sola voce: vaccinarsi contro il Papilloma Virus Umano HPV e sottoporsi agli esami di routine quali il Pap-test e la colposcopia sono le uniche armi vincenti per proteggersi da questa patologia.
Il Dott. Sidoti , che si è soffermato sul calendario vaccinale della Sicilia contro questo virus, ha ricordato che la vaccinazione è gratuita per le undicenni, età in cui il vaccino esplica al massimo grado la sua potenza, ma non esclude che le altre adolescenti possano sottoporvisi “compartecipando” alla spesa.
La dott.ssa Sicilia ha affrontato le patologie del collo dell’utero sottolineando quanto siano subdole. Si è servita di slide tanto efficaci quanto sobrie, sia per rispettare il pubblico abbastanza diversificato anche per la presenza di alcune adolescenti, sia per evitare l’informazione di tipo terroristico che non sempre risulta efficace.
Quanto sia importante intensificare la prevenzione è dimostrato dal fatto che ogni giorno in Italia 3-4 donne muoiono per tumori al collo dell’utero e 9 -10 dieci contraggono il virus, in termini spiccioli si ammalano ogni anno 3.500 donne e ne muoiono 1700. E’ quindi importante individuare subito le piccole alterazioni a livello cellulare. Gravidanze multiple, fumo, partner multipli consentono al Virus HPV a DNA di colpire la cellula alterandola. 140 sono i tipi di HPV, di cui 30 si trasmettono con i rapporti sessuali anche non completi e 12 tipi sono a basso rischio, mentre i ceppi 16 e 18 sono i più a rischio. Fra l’altro non ci si accorge di avere contratto l’infezione.
Il dottor Ioppolo ha poi ribadito che, poiché il contagio è principalmente determinato dai rapporti sessuali, è importante diffondere quanto più possibile il vaccino e associarlo alla prevenzione secondaria. Inoltre ha precisato che l’immunità è assicurata per tutta la vita, mentre ad oggi è stata già provata la copertura di dieci anni. In Sicilia si sono già vaccinate le adolescenti del 96 e 97 e attualmente si sta procedendo a vaccinare quelle del 98.
Altre nazioni hanno scelto di vaccinare anche gli adolescenti, come ha fatto l’Austria, ma ciò dipende dalle scelte economiche finanziarie del governo. E ovvio che vaccinare gli undicenni di entrambi i sessi è il massimo della prevenzione.
Rivolgendosi poi al pubblico, “Non facciamo come lo struzzo, ha concluso il dottor Ioppolo, abbiamo la possibilità di evitare la malattia, allora cerchiamo di usare il vaccino e tutti gli strumenti della prevenzione tradizionale”.
Qualcuno, infatti, potrebbe chiedersi perché si dovrebbe continuare a fare il Pap-test se c’è il vaccino. Invece, ha ribadito la dott.ssa Sicilia, è necessario farlo sempre perché diagnostica molti aspetti dello stato di salute della donna che prescindono dal vaccino e consentono di prevenire anche altre patologie. Fra l’altro può evitare interventi demolitivi che sono traumatici per la donna in qualsiasi fascia di età.
Col Pap-test si possono diagnosticare problemi ormonali e infiammazioni di vario genere, ecco perché è consigliabile farlo sin dai primi rapporti sessuali e comunque dai vent’anni in poi, perché le patologie dell’utero si possono manifestare a tutte le età. Insieme a quest’indagine il vaccino oggi è il più potente alleato della prevenzione, è un’arma vincente, ecco perché- ha concluso la dott.ssa Sicilia- “non dobbiamo prenderci cura delle figlie solo quando sono nell’utero, ma dobbiamo accompagnarle in tutte le fasi del loro cammino sfruttando tutte le risorse che la medicina preventiva offre”.
Vivace il dibattito e numerose le domande che dimostrano quanto interesse per la prevenzione di queste patologie femminili ci sia da parte delle donne.
Soddisfatte le due organizzatrici del Marzo in Rosa la prof.ssa Marilia Gugliotta e la dott.ssa Vincenza Sicilia, che si augurano di poter promuovere insieme altre iniziative per soddisfare i diversificati bisogni culturali delle comunità di Librizzi e Sinagra.
Prof.ssa Maria Lucia Lo Presti