Mascariamento. Babbarie.. ma sopratutto “Cu fu?”. Sull’attentato ad Antoci c’è una sola versione, ed è quella fornita dalla Magistratura, come ribadito da DeRaho, DeLucia e Barbaro… restamo ra le incognite su “mascariamento” acuite dai servizi de “le iene”.
Stralci di interviste al Procuratore Cavallo, allo stesso Presidente della Commissione Antimafia siciliana Claudio Fava, ad Antoci, all’ex dirigente della Polizia di Stato Mario Ceraolo , al giornalista dell’Espresso, Francesco Viviano, e poi ancora frame del precedente servizio, fanno emergere un quadro inedito ai più e nuove ipotesi di lavoro per disegnare come, perchè e quanto sia avvenuto intorno a quell’attenato e su tutta la vicenda, dalle inizio delle indagini, all’archiviazione del caso, fino a giungere alle “soluzioni” proposte dall’antimafia siciliana.
Così emerge anche che il giornalista dell’Espresso che pubblicò un articolo, nel 2017 – riportando delle intercettazioni telefoniche che secondo la “iena” non sarebbero mai esistite, e su questo concordono anche le Procure siciliane – è stato querelato per quanto scritto.
https://www.iene.mediaset.it/video/giuseppe-antoci-attentato-macchina-fango_705640.shtml
E che lo stesso non l’ha evidenziato parlando con i componenti della Commissione antimafia. Emerge, per le Iene, che l’Espresso ha cancellato quell’articolo dai motori di ricerca sulla rete, dandone notizia all’avvocato di Daniele Manganaro, e del quale rimane traccia solo nell’archivo del settimanale. Il giornalista non ha praticamente risposto alle domande di Pecoraro.
Alla fine del servizio, quasi una sintesi dello stesso, il presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava rifiuta un ulteriore incontro con Pecoraro che definisce “non giornalista” e Giuseppe Antoci che vorrebbe le scuse di chi lo accusa non per sé, ma per gli uomini della sua scorta, per la moglie per le sue figlie.
Di certo c’è molto imbarazzo in chi vede quel servizio, al di là dei convincimenti personali, delle prese di posizioni sul caso, ed anche del giudizio, se piace o meno il modo di fare giornalismo della Iene (ma di certo hanno fatto un lavoro di indagine notevole).
Dopo quanto visto vengono fuori verità divergenti formulate da pezzi di uno stesso Stato.
Va dato atto che sull’attentato ad Antoci si è espressa definitivamente la Magistratura, i Ros e il Procuratore generale. Questa è “un’unica verità storica”.
Ma la gente vuole sapere a questo punto chi c’è dietro quelle congetture di cui ha parlato la Magistratura.
Ormai non c’è più un caso Antoci ma un caso Fava.
E’ importante dare risposte per dissipare i dubbi, anzi avere certezze sul perchè si è fatto tutto questo, infangando tutto e tutti, per rispetto della Verità, in onore anche dei due poliziotti, Rino e Tiziano, che facevano parte della scorta di Antoci e prematuramente scomparsi in circostanze da libro giallo,
Si ha l’impressione che dalla fase del “fuoco” si sia passati a quella di un secondo livello, non meno grave di quella in cui si è sparato, che forse il servizio de “Le Iene” ora e le incursioni della magistratura, prima, hanno fatto miseramente fallire.
Ed allora per rispetto della Verità, è necessario che dissipando ogni ragionevole dubbio, si giunga al capolinea di questa macchina del fango. Non possono esistere due verità processuali, lo Stato ci faccia capire, delle due, quale è quella che diventa certezza.
Auspicabile una presa di posizione netta, schietta, diretta, a partire dalla Politica, altrimenti ne esce indebolita l’immagine dello Stato e del suo apparato, non si da valore alla lotta alla mafia, si screditano le certezze democratiche, si perde il senso della Giustizia e delle Istituzioni facendoci sprofondare nel vuoto, in un periodo in cui sembra prevalere il silenzio e il torpore intellettuale.
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