L’occasione era un seminario con gli studenti e la cittadinanza, dal titolo “Non si scherza con la sicurezza del territorio”,
che Gaetano Sciacca, Ingegnere capo del Genio civile, era stato chiamato a condurre, assieme a rappresentanti del Museo del Fango, nell’ex aula di Chimica dell’Università, gestita dagli studenti di “UniMe in Protesta”.
Ma se rispetto al territorio non si può scherzare, lo si può, invece, detto con ironia, sulla disponibilità degli spazi dell’Ateneo. Perché all’inizio è apparso proprio come uno scherzo ciò che è avvenuto ieri pomeriggio nella struttura di piazza Pugliatti dove ha sede il Rettorato.
Poco prima delle 17.30, l’ingegnere Sciacca, assieme a tutti gli altri convenuti, si è ritrovato bloccato dietro la porta d’ingresso dell’aula chiusa con catena e lucchetto, quest’ultimo appositamente sostituito dagli addetti, su ordine dei vertici dell’Ateneo. Ma non basta. Lo stesso dirigente del Genio civile, entrato negli uffici, dove si è recata, poco dopo, anche una delegazione degli studenti, ricevuti dal Prorettore vicario, prof.ssa Rita De Pasquale, ha visto negarsi anche la possibilità di ottenere, per l’occasione, un’altra aula. Il fatto, ovviamente, ha suscitato non poco scalpore e rabbia tra gli studenti, che si erano preparati all’ennesimo consesso nel luogo che avevano reso, sin dalla protesta anti-Gelmini, spazio di cultura e confronto libero e democratico per tutta la città.
Avvisaglie di lasciare l’aula, seppur in forma verbale e neanche tanto decisa, agli studenti ne erano arrivate, ma la sua chiusura, senza alcun preavviso ufficiale, vista la circostanza, è sembrata assolutamente voluta, calcolata e tempestiva. E d’altronde per non derogare, in alcun modo, a tale decisione, ci saranno stati motivi importanti che chi esercita tale potere nell’Ateneo, dovrà quanto prima spiegare.
Sciacca, per il suo operato, raccoglie tanti attestati di stima da parte della gente comune portatrice di istanze semplici e legittime. Ma lo stesso è anche inviso a molti per i suoi gesti in difesa del territorio, con denunce sul comportamento delle amministrazioni, adottando comportamenti rigorosi sugli atti d’ufficio, dinnanzi ai sempre crescenti rischi per la pubblica incolumità, derivanti dal dissesto idrogeologico e dal rischio sismico cui è soggetta Messina.
Ed anche in questa circostanza, per certi versi paradossale, il dirigente ha dimostrato intraprendenza e dopo aver proposto ai presenti di trasferire i lavori negli Uffici del Genio civile, è stato d’accordo sullo svolgimento dell’incontro sulla scalinata nel cortile interno all’Ateneo, dove il tutto ha così assunto anche le sembianze di un sit-in di protesta in un contesto particolare, quasi d’emergenza, che non sembra avere precedenti, vista la statura istituzionale del protagonista. Sta proprio qui l’“autogol”, per dirla calcisticamente, di chi esercita il potere all’interno dell’Università, ad iniziare dal Rettore, per finire al suo entourage.
“Io rappresento le istituzioni e son venuto qua perché sono stato invitato a tenere un dibattito sereno e pacifico su problematiche così importanti come la difesa del territorio, dove ci sono persone oggi che rischiano la vita in condizioni di grave emergenza e criticità. Così, i responsabili dell’istituzione Università non hanno consentito che un’altra istituzione rappresentasse le verità sul territorio.
Per me è un fatto grave perché non è stato possibile realizzare ciò che legittimamente era stato loro richiesto”. Ha detto così, tra l’altro, l’Ingegnere capo, durante le concitata fase iniziale, quando tutti sostavano impiedi nel cortile, non sapendo come organizzarsi.
Egli, assieme a Gabriella Raffa, quest’ultima in rappresentanza del Museo del Fango, in sostituzione del direttore artistico Michele Cannaò, ha così tenuto il dibattito argomentandolo sui temi previsti. I due hanno parlato, in generale, delle loro idee di sviluppo e organizzazione del territorio, secondo le loro rispettive attitudini e competenze: Sciacca ha descritto le molteplici criticità che vanno risolte in ambito cittadino, urbano e suburbano, descrivendo le strategie da adottare, mentre la Raffa ha parlato di progetti in ambito artistico che la propria associazione sta promuovendo sul territorio.
Entrambi hanno dialogato a viso aperto con i presenti, con la loro voce che penetrava nel vento, alimentando un dibattito aperto e spontaneo, in cui Sciacca ha sempre ribadito la sua ormai proverbiale predilezione per il “verde”, stigmatizzando le cementificazioni speculative e le endemiche trascuratezze di quella parte di pubblica amministrazione che non progetta né collabora per il cambiamento. Rispondendo ad alcune domande, parla di politica e messa in sicurezza in questi termini: “La politica finora ha pescato nel bisogno. Io sto portando invece avanti un discorso di messa in sicurezza che elimina quei bisogni e dà dignità e libertà alla gente”.
E ovviamente, non poteva mancare il resoconto sugli interventi nelle zone alluvionate con il pensiero rivolto a chi vi abita: “Abbiamo ventuno cantieri aperti, e ciascuno è stato discusso e condiviso con gli abitanti. L’importo dei nostri lavori ammonta a quaranta milioni di euro” dice Sciacca, che non risparmia critiche verso chi, allora, ha provato a trasporre a Giampilieri il modello L’Aquila delle new town: ”Se avessimo scelto quelle soluzioni, a Messina sarebbero arrivati miliardi per le cricche”. Di tanto in tanto si innesta nel dibattito Gabriella Raffa, la cui associazione, il Museo del Fango, ha elaborato un progetto concepito per dare bellezza a ciò che sarà realizzato per dare sicurezza, grazie al quale, se andrà in porto,”ogni opera realizzata sarà un’opera d’arte” ha detto la Raffa.
Tra tanti altri argomenti, di cui alcuni di taglio economico, visto il momento, è stato finalmente strappato al Capo del Genio civile un giudizio riguardante il Ponte sullo Stretto: “Il Ponte, ammesso che si farà, resterà come una cattedrale nel deserto, perché collega due realtà che hanno delle criticità. Esso è calcolato per resistere a 7.1 della scala Richter ma occorre verificare tutto ciò che sta sotto”. E in ambito più strettamente strategico riflette sull’idea di base della realizzazione di una struttura viaria di questa portata, quando ormai viene preferito il trasporto aereo sia per i passeggeri che per le merci. Ragionamento, poi, che in termini di costi/benefici, conclude così.”E’ antieconomico e non serve a portare lavoro”.
Con il buio di una fredda serata di primavera, in quel cortile universitario che per un paio d’ore ha ospitato la democrazia, si è così conclusa una giornata sulla quale occorrerà fare piena luce.
Un gruppo di studenti ha atteso fino a tarda sera l’uscita del Rettore, Francesco Tomasello, per manifestargli da vicino tutta la delusione e l’indignazione per quanto accaduto.
Già stamattina, nell’atrio dell’Università, è prevista una conferenza stampa indetta da numerose associazioni e movimenti cittadini, in segno di solidarietà e sostegno alle iniziative culturali e sociali promosse da “UniMe in Protesta”.
Corrado Speziale