RICORDARE LA STRAGE DI VIA FANI. FARE IL PUNTO SULLA STORIA ED I SUOI DUBBI RILEGGENDO QUANTO PUBBLICO’ – ATTUALISSIMA MEMORIA – NOREPORTER.ORG
Forse l’apice della BR ma anche l’inizio del declino. 42 anni fa
Oggi nelle tante analisi di questa orgia di ricostruzioni e memorial televisivi sui fatti, pubblichiamo un’analisi interessante e ancora attualissima, quella che Gabriele Adinolfi (noreporter.it) pubblicò due anni fa.
Il sequestro Moro e l’annientamento della scorta
6 marzo 1978: un commando armato particolarmente efficace annienta l’intera scorta di Aldo Moro aprendo il fuoco incrociato con una professionalità senza pari.
Secondo la ricostruzione gli assalitori sarebbero riusciti non solamente a compiere l’eccidio senza ferirsi neppure di rimbalzo, cosa altamente significativa,ma sarebbero riusciti, in un’auto crivellata e resa un colabrodo, a catturare Aldo Moro del tutto illeso in mezzo ai cadaveri degli agenti.
Gli interrogativi che quest’operazione ai limiti della fantascienza non poteva non porre sono rimasti privi di risposta.
Una risposta è stata invece fornita sulla prigione di Aldo Moro, ma è di comodo e nasconde il luogo reale del cattiverio e dell’interrogatorio, così come l’identità del “direttore d’orchestra” che dettava il copione, anche se è il segreto di Pulcinella perché ambo i dati (luogo e direttore) sono acclarati ma devono essere taciuti per forza, anzi sostituiti con una verità addomesticata.
Del resto troppi players hanno contribuito, partecipandovi o consentendolo, al sequestro e all’uccisione del leader Dc.
In Italia tutti i vertici dei servizi segreti, da poco commissariati proprio a questo scopo, e il Pci che sacrificando il suo interlocutore entrava infine nella strada dei bottoni e partecipava per la prima volta a una maggioranza.
Fuori dall’Italia la pelle del democristiano la volelvano Kissinger, Israele, gli inglesi e i francesi.
Una parte degli apparati russi era anche d’accordo.
Un ruolo essenziale nel settore operativo lo ebbe la “scuola di lingue” Hypérion di Parigi che poco prima del sequestro aprì una succursale a Roma, nel ghetto, a due passi dal luogo dove sarebbe stato ucciso il politico, e la chiuse subito dopo.
La tesi inquinata del Pci che spaccia Hypérion come una creatura della Nato è fuorviante ed infondata.
Diciamo che si trattava di una sorta di agenzia di coordinamento e di collegamento nella quale si ritrovavano intelligences di diversi campi e colori, tutti concordi nella destabilizzazione italiana e nel mettere fine alla linea preferenziale di Roma con gli arabi nel Mediterraneo.
fonte http://www.noreporter.org/index.php/storiaasorte/24045-cinquantanni-fa-via-fani
le foto.
I fatti.
Ricordiamo solo che alle ore 9:00 circa in via Mario Fani, quartiere Trionfale, l’auto con a bordo Aldo Moro e quella della scorta furono bloccate all’incrocio con via Stresa da un gruppo di terroristi che aprirono immediatamente il fuoco, uccisero in pochi secondi i cinque uomini della scorta e sequestrarono Moro.
i nomi
I terroristi ripartirono subito su diverse auto e fecero perdere le loro tracce. In via Fani rimasero la Fiat 130, targata «Roma L59812» su cui viaggiava Moro, con i cadaveri dell’autista, appuntato dei carabinieri Domenico Ricci (42 anni) e del responsabile della sicurezza, maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi (52 anni), e l’Alfa Romeo Alfetta targata «Roma S93393» degli agenti di scorta con a bordo il cadavere della guardia di P.S. Giulio Rivera (24 anni) e il vicebrigadiere di Pubblica sicurezza Francesco Zizzi (30 anni) gravemente ferito ma ancora in vita; riverso supino sul piano stradale, vicino all’auto, rimase anche il corpo della guardia di P.S. Raffaele Iozzino, 24 anni.
Davanti alla Fiat 130 rimase un’auto Fiat 128 familiare con targa del corpo diplomatico «CD 19707», ferma all’incrocio e abbandonata dai suoi occupanti.
Per molti quei morti non erano uomini ma simboli con una divisa addosso.