Il corsivo di Gabriele Adinolfi nel 14° anniversario della morte del “Comandante” pubblicato su Noreporter
Quattordici anni fa ci lasciava Peppe Dimitri.
Ci lasciava orfani, privi di un grande e saldo riferimento. Intorno, da allora, un affollato deserto.
Un’area mai così numerosa, ma perché mai aveva avuto in precedenza una vita così facile e tranquilla.
Un’area mai così povera di idee e protesa altrove a cercare parole d’ordine, slogan, concetti e perfino portaparola e sedicenti economisti e filosofi.
Un’area mai così mediocre e poco combattiva (ma velenosa e acida nei social come non mai).
Un’area mai così tribalmente frazionata in una reciproca ostilità incrociata.
Un’area mai così ammalata di individualismo, di protagonismo, di narcisismo e di democrazia.
Il suo congedo fu un segno epocale: veniva meno una diga, un perno, una base. E tutto crollava, ma intimamente, senza che i più se ne rendessero conto. Poiché nulla è eterno, neppure lo squallore, intravediamo segni plurigenerazionali di rigenerazione e di recupero del centro. Non sarà un processo automatico e men che meno facile.
Ce la faremo in suo nome!
Onore al Comandante!
L’incipit del libro “La Fiamma e la Celtica” di Nicola Rao è dedicato ai funerali di Giuseppe Dimitri.
Una lectio magistralis di narrazione della fascisteria.
Qui potete leggere l’intero capitolo.
Il ricordo di Mimmo Magnetta, il leader dell’apparato clandestino di Avanguardia in Italia
da leggere ancora
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CATTIVI RAGAZZI – Quando moriva il “comandante” Peppe Dimitri
PRESENZE, VISTI DAGLI ALTRI – Peppe Dimitri: un cavaliere senza tempo