Fa discutere ma è efficace. Una campagna d’impatto, durissima, ma che con discreta approssimazione raggiunge il suo obiettivo.
“Quando hanno intubato mio padre ho ripensato a quella passeggiata che dovevo evitare”.
“Quando hanno portato mia madre in ospedale, ho capito che dovevo rinunciare alla corsa”.
“Quando mio figlio è stato contagiato, ho capito che dovevo rinunciare a quella spesa inutile”.
Una campagna durissima contro passeggiate, corsette e “spesa inutile” è stata lanciata dal sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu,
La campagna ha suscitato molte polemiche, tra chi fa notare che si colpevolizzano i cittadini mentre il virus contagia negli ospedali e chi sostiene che siamo ai livelli delle campagne anti-aborto.
C’è anche chi dice che “al di là del cattivo gusto e del rischio boomerang comunicativo, se tutti stanno a casa, a che serve tappezzare di 6×3 una città vuota?
A che serve far vedere questi messaggi a chi è in giro solo per lavoro?” e chi sostiene che “Non è accettabile che, da parte delle istituzioni, passi il messaggio “mia madre è intubata e sta per crepare perché ho fatto una corsetta o due passi, quindi la sto uccidendo io””.
E c’è stata, quindi, l’immediata la reazione con un ampio dibattito sui social tra chi condivide l’iniziativa del primo cittadino e chi è contrario.
“Chiediamo che il sindaco faccia rimuovere immediatamente i manifesti e si faccia promotore di una campagna informativa istituzionale semplice e diretta. I cittadini hanno bisogno di una comunicazione seria e trasparente, non di terrorismo. La cittadinanza di Cagliari non se lo merita”, ha scritto in una nota l’opposizione consiliare di centrosinistra.
La risposta del sindaco
“In questi giorni vi capiterà di vedere sui muri alcuni manifesti 6×3 firmati direttamente da me. Sono messaggi molto forti. Quando l’agenzia di comunicazione mi ha fatto vedere i materiali, sapevo che sarei stato attaccato. Che avrei ricevuto gli insulti. Qualche sepolcro imbiancato, qualche vecchia gloria con il ditino sempre puntato, acide commentatrici, confusi giovanotti con uno strano concetto di democrazia.
Ma mi sono chiesto: è più importante il mio consenso o la salute e il futuro dei miei concittadini?
Voglio che, passato lo shock iniziale, si possa riflettere”, ha scritto Truzzu su Facebook, che poi ha annunciato: “Non costa un euro al Comune, è gratis”.
“Cari concittadini, di questo discutiamo tutti i giorni.
Uscire poco o nulla, stare attenti nel fare la spesa, evitare le corsette.
Ci sono cose bellissime che non possiamo fare.
Sono pericolose perché aiutano il contagio. E il contagio, lo abbiamo visto, può essere letale per molti di noi. Succede nel Nord Italia. Può succedere da noi, a Cagliari, se non riflettiamo sull’effetto disastroso che molti nostri comportamenti possono avere.
Mi spiace ma questa è la realtà – ha aggiunto – Mi preoccupo che tutti, oggi e domani, siano in ottima salute. Per riprendere in mano, dopo questa tragedia, il presente e il nostro futuro.
Senza nessun intento di criminalizzazione dei cagliaritani, come qualcuno, dedito più alla propaganda e alla mistificazione, ha voluto far credere. Cagliaritani che nella maggior parte si comportano con correttezza. L’ho sempre detto e li ringrazio”.
“Ma il problema sono gli altri che rischiano di vanificare il lavoro di tutti. E vedendo i flussi di traffico vi dico che non sono così pochi quelli che si muovono senza giustificazione – ha osservato – E ne basta uno per costringere una mamma a casa con i propri bambini un altro mese, un imprenditore a tenere ancora la serranda abbassata, un professionista a non avere più lavoro, un lavoratore a stare a casa sperando nei sussidi del governo, un operatore dei servizi essenziali a uscire di casa con il terrore, un uomo delle forze dell’ordine a lavorare sperando di cavarsela ogni giorno, un operatore della sanità ad affrontare turni massacranti in condizioni di lavoro complicate”. “
E allora – ha concluso – mi faccio una domanda: se non siamo disposti ad affrontare una rinuncia in momento come questo, quando mai dovremo farlo?”
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