MEMENTO – Enrico Caruso
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MEMENTO – Enrico Caruso

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Un amico, l’amico di tutti. Ci piace ricordare così Enrico a sette anni dal suo andare via

27 aprile 2013, era di sabato

Sembra ieri, ed il ricordo è netto, preciso, vivo, di come, in un semplice incontro, ci riscaldava il cuore con un sorriso, con una manata che scuoteva e rinfrancava.

Un amico che ci piaceva, che ci incoraggiava a pensare, a criticare, a leggere, a non abbassare mai la testa, a lottare per un diritto negato, per i diritti di tutti. Un orso con cui guardare e rivedere i bei film, ad ascoltare il buon Blues, a guardare una moto con occhi, con cui bere una birra seduti sule instabili seggiole delle arene o nei tanti locali che si inventava, creava e dove ci faceva sentire “padroni” e sempre benvenuti.

Oggi ricordiamo un Uomo che ha creduto nelle sue idee, non ha rinnegato mai un ideale, un’amicizia, neanche quelle che lo avevano tradito, offeso, ferito, deluso, e che ha costruito tante storie, belle, umane, vere, fatte di uomini, di rispetto, di impegno.

Enrico, un buono che sembrava burbero, dal grande ottimismo, che guardava oltre, verso il futuro, che amava sognare, e noi con lui.

Ha costruito per anni quello che è stato “l’effimero” orlandino – in tempi non sospetti, quando per comunicare c’erano solo le locandine, i fax, i volantini – e lui ci sapeva fare, muovendosi spesso “con la grazia di un elefante in una cristalleria” – a modo suo – ma mai in maniera inopportuna, sapeva vivere e far vivere.

Ma oltre ad essere l’Uomo dei Cinema, da quello di Pianverde, al vecchio Odeon a Capo d’Orlando, delle arene, del cinema di Brolo, e Gliaca di Piraino, vogliamo ricordare anche “la Balera”, l’epopea del Mamy Papy, la discoteca della Tartaruga, il Movida, i primi festival del blues, ed ancora l’Alter Doc… e prima ancora il Gallo d’Oro e le crepes per la strada.

Lui sorrideva, andava avanti, faceva impresa: vero geniale imprenditore, con una corte di miracoli intorno.

Ricordare la morte di un amico caro è la morte di un pezzetto di noi, ci fa male e proviamo ancora un dolore immenso non solo per lui ma per la fine di qualcosa che ci appartiene, la fine di un’epoca, di un’epopea, che ci fa sentire più soli, ci fa crescere all’improvviso, ci rende adulti nel dolore, ci fa rivivere quello che abbiamo vissuto insieme, le parole che ci siamo detti e quelle che non potremo più dirci.

La morte di un amico è la fine di una parte della nostra vita, che non tornerà più. Il ricordo, invece, risalterà fuori, come ora, o quando meno te lo aspetti e ti farà, alla fine anche, sorridere per le cose fatte insieme

Ciao Enrico.

 

27 Aprile 2020

Autore:

redazione


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