– di Corrado Speziale –
Celebrazione all’interno della chiesa Madonna della Lettera di Torre Faro riservata per norma, da emergenza Covid, a pochi intimi. All’esterno, la commossa partecipazione della comunità di Torre Faro, intervenuta in modo composto. La gente ha atteso sul sagrato l’uscita della bara dell’amatissimo ragazzo di Capo Peloro, ex consigliere di Circoscrizione, deceduto avantieri durante una battuta di pesca subacquea. Il parroco, mons. Mario Ajello: “Mettiamo sull’altare l’esperienza terrena di Giuseppe”.
Chiunque ha potuto, in ogni modo, alle 16, ha “presenziato” per l’ultimo saluto a Giuseppe Sanò. C’è chi lo ha fatto osservando il mare dalla città, chi con un pensiero sui social, chi seguendo la diretta streaming dal sito e dalla pagina Facebook della parrocchia della Madonna della Lettera di Torre Faro. Occorre dare atto, in questo senso, e ringraziare chi se ne è occupato con cura e impegno, tenendo conto del grande momento di commozione che ha avvolto l’intera città. Molta gente della comunità di Torre Faro ha preferito invece seguire le esequie dal sagrato della chiesa attendendo l’uscita della bara e dare così da vicino l’ultimo saluto all’amatissimo ex consigliere della VI Circoscrizione. Si è trattato di una sorta di “assembramento” inevitabile, voluto col cuore.
La bara era avvolta da composizioni di fiori. Sulla sommità, una foto che ritraeva “Peppe” sorridente, con muta da sub, appena riemerso dal suo mare, la sua passione di una vita.
La messa, concelebrata, è stata officiata dal parroco, mons. Mario Aiello. La commozione espressa con la voce spezzata del diacono durante le letture, la dice tutta sullo stato d’animo che pervadeva la comunità di Torre Faro.
Il parroco, mons. Ajello: “Ci ritroviamo come figli e fratelli per dare l’ultimo saluto a Giuseppe che improvvisamente ci ha lasciato per l’eternità. In questo momento la partecipazione al dolore diventa preghiera per lui e per il conforto dei genitori e dei congiunti”.
L’omelia: “Stiamo celebrando l’Eucaristia in famiglia, in intimità. Questa celebrazione è povera per la mancanza fisica della comunità, degli amici, ma siamo confortati dal fatto che attorno a noi, anche se non lo vediamo, c’è tanto calore e affetto”. Le qualità riconosciute a Giuseppe: “Un ragazzo gioviale, allegro, rispettoso, amante della natura e impegnato nel sociale”.
Il messaggio ai genitori: “Per voi è il momento del ricordo mentre riportate vostro figlio al cuore, nei suoi momenti della vita di fanciullo, adolescente, giovane, uomo, con le sue aspirazioni, i progetti e le speranze. Il vostro cuore sanguina, ma la Scrittura dice che il Signore fascia i cuori feriti. A certe ferite si possono accostare soltanto quelle mani sanguinanti che oggi vi accarezzano. Gesù è dentro il vostro e il nostro dolore”.
Richiama poi un passo del Vangelo con le parole di Cristo: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e in me”. Frase che riporta nell’attualità, rivolgendosi ancora ai congiunti: “Queste parole oggi trovano un’eco particolare, una risonanza speciale nel vostro cuore. Gesù indica la strada, per superare la prova della fede, la fiducia in lui. Noi siamo piccoli, fragili, impotenti dinanzi alla Croce, allora bisogna fidarsi, affidarsi a Dio”.
La metafora del mare amico e nemico: “Per noi il mare dov’è morto il nostro Giuseppe è un amico, è uno di famiglia, un amico tuttavia col quale non possiamo prenderci tante confidenze, ma è pur sempre un amico. Invece per la cultura semitica il mare era simbolo del male da cui viene ogni malvagità, perché è oscuro, nasconde tanti misteri e tanti mostri. Nell’altro mondo il mare non ci sarà più, perché non ci sarà più il male, ci sarà la vittoria definitiva del bene e della vita”.
Le conclusioni di mons. Ajello. “Il dramma del dolore e della morte sono legati a questo mondo. Ma noi siamo fatti per il mondo dove non ci saranno più lacrime, non ci sarà più morte, né lamento, né affanno. Però oggi è il momento del dolore, non chiuso, ma aperto alla speranza. Oggi sull’altare mettiamo il vostro dolore e la vostra speranza, mettiamo l’esperienza terrena di Giuseppe. Il suo volto spesso era sorridente: prendiamolo come un annuncio di quella gioia che non avrà fine, quando il Signore asciugherà le nostre lacrime e distruggerà la morte e il dolore”.
Giuseppe Sanò, ragazzo motivato, impegnato, pieno di buoni principi e di sane passioni, dal sorriso sempre pronto e sincero, resterà per sempre nei ricordi della comunità di Capo Peloro e della città di Messina.