Un’azione da segugio, seguendo la traiettoria della bomba. Così Enzo Caputo, giornalista e storico documenta i luoghi dove era appostato il cannone anticarro in contrada Maina, a Naso.
Ha studiato i luoghi, seguito l’ideale traiettoria della bomba, ritrovata dopo tanti anni, inesplosa ed ancora con il suo carico micidiale di morte, in un frutteto a Maida, sui Nebrodi. Così Enzo Caputo ha individuato il luogo dove era stato posto il cannone anticarro a difesa della Statale. Ha trovato reticolati, ridisegnato uno scenario di guerra.
Le foto.
Il campo di tiro del controcarro tedesco
Il campo di tiro del mortaio italiano
Reticolato del 43 a copertura della feritoia contro il lancio di bombe a mano e li rimasto
Da questa zona il Pac 47, il micidiale controcarro utilizzato dalle truppe sia italiane che tedesche era in grado di mettere fuori uso uno sherman americano.
Va tenuto conto – spiega Caputo – dello schieramento italo tedesco della zona in contrada Maina e delle fortificazioni, alcune definibili, seppur impropriamente, in caverna.
Nei primi anni di guerra, si provvide a rafforzare nell’Isola, al pari della Sardegna, il sistema difensivo interno e antisbarco con la costruzione di una serie di casematte e bunker.
A Maina- continua Caputo – ne furono costruite quattro o cinque di cui uno, con campo di tiro diretto sulla SS.116 con feritoia “in caverna” in grado di interdire o quantomeno rallentare l’eventuale avanzata di mezzi corazzati.
Gli Italo tedeschi, subito dopo lo sbarco, allestirono nella Sicilia occidentale una serie di linee difensive, non tanto di sbarramento, poiché era certa l’impossibilità di tenere l’isola, quanto di contenimento per rallentare l’avanzata quanto bastava per evitare l’imbottigliamento delle divisioni impegnate in Sicilia. In quest’ottica l’ultima linea di contenimento fu la Linea Tortorici, la cui esistenza è, pecca tutta nebroidea, poco conosciuta.
Questa linea che iniziava a Floresta e finiva a Zappula aveva due cerniere pericolose per i difensori.
Una nel saliente della contrada Grazia e l’altra rappresentata dalla SS.116 che permetteva, forzata Zappulla di prendere alla spalle i difensori. Per poterla tenere il tempo necessario a far sganciare il grosso delle forze la zona in questione fu occupata nella notte del sette agosto dai granatieri corazzati della 29 ma divisione tedesca proveniente da Randazzo. In particolare dal 15° reggimento granatieri al comando del tenente colonnello Walter Krueger.
Unità dotata di pezzi controcarro di piccolo calibro. Contemporameante affluirono da San Fratello ciò che rimaneva della divisione di fanteria da montagna italiana “Assietta”. Le batterie di grosso calibro rimaste, tre, furono schierate tra Cresta di Naso, Bazia e Sant’Antonio mentre a Maina fu destinato ciò che restava della sezione mortai da 81. In particolare la zona venne presidiata dal 29° reggimento dell’Assietta al comando del Colonnello Mario Fontana.
La linea venne tenuta, anche con deboli contrattacchi, fino a tutto il 10 agosto . Ciò permise, assieme al fallito, negli obbiettivi, sbarco di Brolo, il pieno successo dello scangiamento delle truppe dell’Asse verso Messina.
La bomba venuta fuori dopo 80 anni probabilmente, faceva parte di una riservetta di munizioni occultate e riparate in piccole gallerie sottoterra, in prossimità di muretti che ne permettevano l’accesso frontale (era un sistema di riparo di emergenza usato un po’ da tutti gli eserciti). Ciò spiega il perché sia venuta fuori proprio a causa di uno smottamento del terreno.
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https://www.scomunicando.it/notizie/la-bomba-storie-della-guerra-mondiale-a-naso-lultimo-viaggio-di-un-pac-47/