Gaetano Mamì
Il mondo variegato della sinistra barcellonese ha subito un ictus quando ai partiti tradizionali del PD e prima ancora del PDS e Margherita con annessi e connessi ovvero socialisti, liberali di sinistra e repubblicani si è sostituita con un nuovo arcipelago fucsia, in cui al tratto ideologico di nannimorettiana memoria si è inteso coniugare un movimentismo di informe genìa.
Del resto sotto gli occhi di tutti vi è chiara la conferma che si delinea in una confusione, quando si guarda ai programmi da loro redatti negli anni nel promuovere un molto astratto sviluppo, che guardava a Barcellona P.G. sterilizzata nei suoi antichi fasti commerciali e con un percorso fatto di dubbi, insicurezze e rischi che si riunivano in una parola sola: legalità.
L’intendimento se in teoria poteva diventare valido e qualificare un momento di positivo ottimismo per poter assaporare una rivitalizzante primavera barcellonese, tuttavia non apparve foriero di appaganti e concrete prospettive.
Il territorio declinato in maniera random (occasionale) non fu capace di reggere la crisi economica del contesto e Barcellona P.G. risultò con quella esperienza impoverita sia per lancio di idee attrattive, sia per mancanza di una strategia di marketing territoriale, sia per un’assenza di impegno sulle realizzazioni infrastrutturali.
Un esempio di questo andazzo, piuttosto sterile, fu la battaglia legalitaria portata avanti per un centro commerciale che doveva essere situato nella zona industriale di Sant’Andrea e che per vicende giudiziarie penali e amministrative fu bloccato, determinando un accumulo di ritardi e soprattutto si configurò come una perdita di chances.
Anche perché il tutto fini con l’assoluzione di tutti coloro che erano stati coinvolti imprenditori, tecnici-progettisti, amministratori e proprietari, non si sa se per inadeguate indagini, ovvero per assenza totale di una trama criminale, che fu più teorizzata che indagata e soprattutto dimostrata.
In questa vicenda c’è tutta la sinistra fucsia in cui si trovo ad operare l’amministrazione Collica, con varie associazioni ovverosia quelle di “Rita Atria” e di “Città Aperta”, che mortificò un territorio esaltandone un’immagine poco dignitosa nel coniare la città di Barcellona P.G. come la Corleone del 2000.
Ebbene in questa esperienza frutto di uno strabismo politico c’è la cifra caratterizzante di come una comunità di cittadini fatta di operai, imprenditori, professionisti, possa risultare insanabilmente peggiorata sia nei suoi ideali di capacità attrattive riconosciute da tempo immemore.
E ciò determinando una perdita del suo patrimonio fatto di alacrità e vocazioni di rinnovamento del tessuto lavorativo, che di impiego del suo potenziale di intelligenze e sensibilità.
Oggi si arriva alla candidatura di Antonio Mamì, commercialista di professione, il quale si vorrebbe discostare dal radicalismo infruttuoso di quella esperienza, tuttavia per il suo codino capelluto, che per un certo atteggiamento flaneur, nel quale ci mette una certa positiva serenità d’animo accompagnandola ad una sorta di vaghezza nell’individuare ed indicare linee di sviluppo, scenari di crescita rimane poco convincente: insomma in lui si riscontrano scorte di tanta prudenza, ma vi è pure poca energia nel rappresentare ed impostare un rilancio di questo territorio.
Così se non vi scorgono picchi di entusiasmo, tuttavia Antonio Mamì fa meno paura della sinistra fucsia precedente.
Ma la città attende e non appare ancora pronta a recepire ed accogliere il suo messaggio fatto di tanti se e di troppi ma.
MSM
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