Roma– E’ stato l’ultimo dei ‘cannibali’ del ciclismo italiano Francesco Moser: quello d.o.c. resta, comunque, il belga Edouard Louis Joseph Merckx, detto Eddy, l’unico assieme a Rik Van Looy ad aver vinto più di lui e che proprio oggi spegne le sessantasei candeline. Ma Francesco Moser vanta comunque un primato difficilmente uguagliabile nel ciclismo moderno.
Con le sue 273 vittorie è infatti il recordman come successi, più di Bartali e Coppi messi insieme, più del grande rivale Beppe Saronni (193) e anche di Mario Cipollini (189). Oggi il compleanno di Merckx, che proprio quest’anno è tornato al Giro d’Italia da commentatore televisivo, domenica quello di Moser. Insomma è un fine settimana speciale per il ciclismo. Per festeggiare i sessant’anni del trentino è stata perfino anticipata a dopodomani la tradizionale pedalata a Gardolo intitolata proprio a Francesco Moser: solitamente si corre ad agosto. In onore dell’ex iridato e primatista dell’ora sono stati invitati in tanti: da vecchi campioni come Adorni, Bitossi, Gimondi, Motta, Zandegù, a più recenti come Maurizio Fondriest e Gilberto Simoni. Ma sono attesi anche Matteo Marzotto, Paolo Barilla e il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco. “Avevo invitato anche Saronni, ma non può venire. E’ impegnato al Giro di Svizzera” si è rammaricato Moser. Dopo la pedalata sarà allestito un pranzo nel ‘Maso Villa Warth’, la tenuta di 14 ettari che Moser ha comprato sempre a Gardolo, a due passi dal suo paese natale Palù di Giovo.
Quella tra Moser e Saronni è stata una rivalità spesso accesa ma sempre leale. “Siamo stati per sei/sette anni rivali veri. Nel ciclismo ce ne sono sempre state tante di rivalità, pensiamo solo a quella tra Bartali e Coppi. Hanno sempre fatto vivere il ciclismo in maniera più intensa. Non come il calcio – aggiunge un po’ polemicamente – che al di là dell’aspetto tecnico e dei risultati, che sono sempre gli stessi, vive solo di chiacchiere e polemiche, come dimostra anche questo scandalo del Calcioscommesse. Hanno detto che i ciclisti sono tutti dopati. Beh, mi piacerebbe che il calciatori facessero i controlli che fanno i ciclisti, ne vedremmo delle belle. Per me questi sono stati sessant’anni splendidi –ha il corridore trentino, uno dei più grandi di sempre del ciclismo– e sono passato abbastanza in fretta. Ho avuto una vita intensa, non ho avuto il tempo di annoiarmi. Credo che il ciclismo mi abbia migliorato anche come uomo, mi ha insegnato che non ti regala niente nessuno e che ti devi sempre guadagnare tutto da solo. Per avere risultati bisogna lavorare sodo e crederci, non devi pensare agli altri, devi staccarli e basta”. Un ‘sano egoismo’ che lo ha aiutato molto in quella che lui considera il suo risultato più bello. “Per me è e rimane il record dell’ora – dice ancora Francesco Moser– Metterei anche il Giro d’Italia, ma il record è un’altra cosa. Perché ha cambiato il ciclismo, introducendo le nuovi bici e la nuova tecnologia. Da allora questo sport non è stato più lo stesso”.
Ma nel palmares di Moser non c’é solo il primato dell’ora (due volte) o il Giro d’Italia dell’84, il suo anno magico. Ci sono anche i successi alla Sanremo (ancora nell’84), i due Giri di Lombardia, soprattutto le tre Parigi–Roubaix. E poi il mondiale su strada del ’77 a San Cristobal, in Venezuela e quello su pista dell’anno prima nell’inseguimento. Anche Saronni vinse un mondiale su strada e un Giro d’Italia più di Moser (il primo poco più che ventenne). “La nostra fu una rivalità che oggi sarebbe impossibile– la chiosa finale di Francesco Moser –anche perché allora, come ai tempi di Bartali e Coppi, si correva insieme tutto l’anno, oggi non è più così”. Domenica a festeggiare Moser ci sarà anche tutta la sua numerosa famiglia. Con i fratelli Aldo e Diego (Enzo è morto tre anni fa in un incidente), il figlio Ignazio, campione italiano inseguimento su pista (al momento è fermo per degli esami). Nella famiglia del ciclismo anche i nipoti Leonardo, Matteo e Moreno, l’unico quest’ultimo ancora in attività. Perché quella dei Moser è una dinastia destinata a vincere ancora.
Roma– La loro rivalità è durata un decennio, a farsi i ‘dispetti’ entrambi forse hanno perso qualcosa, sicuramente l’Italia qualche mondiale in più. Francesco Moser e Giuseppe Saronni, grandi avversari negli anni Ottanta, oggi non sono più i ‘nemici’ di allora, però le conseguenze
di quell’antica ruggine ancora resiste nel tempo. “In quegli anni l’Italia era divisa in due, ma della nostra rivalità chi ci ha rimesso di più è stata la nazionale” ammette oggi Saronni. Tantissimi i ricordi di anni a ‘farsi la guerra’ in bici: “Si gioiva e ci si disperava ma la nostra rivalità era anche uno stimolo per entrambi” spiega. Saronni come Moser ha vinto un mondiale, un Giro d’Italia in più ma meno classiche del trentino. Ed è secondo come numero di vittorie sempre dietro al rivale di sempre. “La nostra rivalità è stata una cosa bella, ma a volte – ammette Saronni – i tifosi si lasciavano andare a qualche coro e frase che non faceva onore al ciclismo.
Farci la guerra ci è costato vittorie importanti al Lombardia, alla Sanremo ai Mondiali“. In quegli anni nella corsa iridata l’Italia partiva quasi sempre da favorita. “Avremmo potuto vincere molti più titoli se non ci fossimo fatti i dispetti – racconta Saronni – Noi eravamo quasi sempre i migliori e quando non vincevamo era perché il mondiale lo perdevamo noi. Oggi è diverso: i Mondiali non siamo più in condizione di poterlo vincere, anche perché mancano le rivalità e il talento. Ma sono fasi che ci sono sempre state”. Oggi a bocce ferme l’ex campione lombardo d’adozione (è nato a Novara) riconosce la superiorità di Moser almeno in una cosa: “Credo sia arrivato il momento di riconoscere le sue grandi qualità. La principale era la sua tenacia, era una che non mollava mai, uno molto deciso. Io non avevo queste qualità e lo invidiavo per questo. A me veniva tutto facile quando la gara mi era congeniale, avevo doti naturali”.
Moser dice che il suo risultato più bello per lui resta il record dell’ora. “Non sono d’accordo – replica Saronni – il miglior Moser non è quello degli ultimi anni, ma quello prima che lottava per vincere le Roubaix, i Giri e le Sanremo”. Moser aveva invitato anche lui alla festa di compleanno di domenica, ma Saronni non ci sarà perchè impegnato con la Lampre in Svizzera. “Arrivando ai 60 anni prima di me mi ha battuto ancora una volta – sorride Saronni– Comunque tra sei anni quando anche io ne farò 60 lo inviterò anche io alla mia festa”.