– di Corrado Speziale –
Lunedì 19 luglio, alle 21,30, nell’incantevole area del Parco Horcynus Orca, il grande trombettista sardo, con il suo collaudatissimo trio composto da Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso, inaugurerà l’edizione 2021 dell’Horcynus Festival, in linea con il titolo dato quest’anno alla manifestazione: Jamal, “bellezza” che rende possibili i cambiamenti. Verrà proposto “Tempo di Chet”, straordinario “viaggio” nella vita artistica di Chet Baker. L’evento sarà preceduto, alle 18,30, dalla presentazione del libro “La storia del jazz in 50 ritratti” di Paolo Fresu e Vittorio “Vic” Albani, edito da Centauria Edizioni. Il trombettista, amatissimo da sempre dal pubblico messinese, per l’occasione riceverà il Premio Horcynus Orca 2021. Il concerto avrà il sapore speciale del ricordo: il Parco Horcynus Orca fu inaugurato il 25 novembre 1999 con un concerto memorabile al Teatro Savio che ebbe tra i protagonisti proprio Paolo Fresu, assieme al Quintetto Suono e Ritmo composto da Giovanna La Maestra, Giovanni Renzo, Francesca Licata, Giuseppe Gentile e dal compianto, indimenticabile Angelo Tripodo. L’album “Il Mare”, inciso in quella circostanza, pubblicato nel 2001, rimane una splendida testimonianza. Per questo abbiamo raccolto il ricordo di Giovanni Renzo: “Fu per me un momento magico…”
Bellezza nel segno del cambiamento. Cosicché, migliore inizio per l’Horcynus Festival 2021, che quest’anno celebra e consolida i vent’anni dalla sua fondazione, non poteva esserci. Infatti, nessun musicista, più di Paolo Fresu, all’interno del panorama nazionale e internazionale, ha operato quei “cambiamenti”, attraverso molteplici progetti e iniziative d’eccellenza, sempre in divenire, che hanno ampliato le frontiere della musica, partendo dal jazz per espandersi su vari fronti. Anzi, sembra proprio che il jazz stesso, per sopravvivere agli anni che si porta addosso, si sia “affidato” al geniale trombettista di Berchidda per rigenerarsi attraverso rinnovati “respiri” e farsi condurre verso nuovi orizzonti. Tutto ciò, sempre e comunque mantenendo i piedi ben saldati nella storia, tra i grandi geni che con arte e sregolatezza hanno caratterizzato musicalmente la seconda metà del secolo scorso. Tra questi, c’è naturalmente Chet Baker, trombettista di Yale dalla classe immensa e dalla vita tormentata, del quale, seppur a distanza di tempo e di spazio, Paolo Fresu ha colto il magnetismo, incrociando le sue idee musicali con quelle del mitico trombettista d’Oltreoceano. Paolo Fresu, nel ricordo di Chet, ha persino “condiviso” una camera d’albergo anni Cinquanta a Lucca, attraverso il racconto di un emozionante aneddoto tradotto in note nella splendida ballad Hotel Universo, giusto per citare uno dei 14 brani dell’album inciso dal trio per la Tŭk Music nel 2018.
Tempo di Chet, con Paolo Fresu alla tromba e al flicorno, Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso, sarà proposto lunedì 19 luglio, alle ore 21,30 nell’area del Parco Horcynus Orca, che si affaccia nell’incantevole scenario dello Stretto. L’evento sarà preceduto, alle 18,30, dalla presentazione del libro “La storia del jazz in 50 ritratti” di Paolo Fresu e da Vittorio “Vic” Albani, edito da Centauria Edizioni.
Tempo di Chet – La Versione di Chet Baker, è un progetto musicale di Paolo Fresu che nasce come opera teatrale, per la regia di Leo Muscato, con attore protagonista Alessandro Averone, sulla movimentata e al tempo stesso intensa e misteriosa vita del trombettista bianco di Yale, le cui avventure umane e artistiche sono state portate in scena in maniera eccellente con grande successo nei teatri del nord e centro Italia a cavallo tra il 2018 e il 2019. In circa trenta città italiane, con la compresenza in scena del trio di musicisti con gli attori, si è registrato il tutto esaurito per uno spettacolo unico, originale, straordinario, che ha segnato la storia della musica e del teatro italiano degli ultimi anni.
Adesso, senza scene, tutta la “poesia” di Chet si concentra nella mente e nell’animo dei tre musicisti, che attraverso i loro strumenti hanno la capacità di far rivivere la passione, l’arte, i tormenti e i misteri del trombettista californiano. La struttura del progetto musicale si fonda su standard interpretati spesso da Chet Baker, unitamente a brani scritti appositamente per l’opera teatrale da Paolo Fresu ed altri rispettivamente composti per la stessa finalità da Dino Rubino e Marco Bardoscia. Completano il progetto due brani di Fresu in cui spicca la batteria “spazzolata” di Stefano Bagnoli.
“Tutta la musica ha un carattere cool, come è sempre stata quella di Chet Baker, in bilico fra il suo disordine interiore e una architettura musicale tesa verso una perfezione melodica, armonica e ritmica, quasi maniacale”, scriveva Paolo Fresu nelle note dello spettacolo teatrale. “Siamo convinti che nel mondo non esista un lavoro così serio e profondo come questo. Un lavoro importante, complesso, perché Chet Baker è stata una figura fondamentale del 900, un grandissimo musicista, molto conosciuto anche in Italia non solo per la musica, ma per tutto quello che ha vissuto”.
Con questa frase, sempre il trombettista sardo aveva introdotto la performance del trio per Tempo di Chet, in versione musicale, sbarcato in Sicilia nell’ottobre 2019 con sei concerti in tre giorni al Monk, suggestivo e accogliente jazz club di Catania, diretto proprio da Dino Rubino. Quella di Messina, pertanto è la seconda occasione nell’Isola e la prima delle due di questa estate. La prossima sarà il prossimo 30 luglio a Santa Venerina, per la rassegna “Jazz in Vigna”.
A Messina, alla vigilia, si registra così il buon risultato organizzativo di Salvo Trimarchi e dei direttori artistici della sezione Musica Nomade dell’Horcynus Festival, Giacomo Farina e Luigi Polimeni. Lo spettacolo, al Parco intitolato all’opera di Stefano D’Arrigo, avrà un sapore speciale: il Parco Horcynus Orca fu inaugurato il 25 novembre 1999 con un concerto memorabile che si tenne al Teatro Savio e che ebbe tra i protagonisti proprio Paolo Fresu, assieme al Quintetto Suono e Ritmo composto da Giovanna La Maestra, Giovanni Renzo, Francesca Licata, Giuseppe Gentile e dal compianto, indimenticabile Angelo Tripodo.
Giovanni Renzo incontrò per la prima volta Paolo Fresu nel 1985 ai seminari di Siena Jazz, quando quest’ultimo era insegnante alla prime armi. I due si ritrovarono in quella circostanza in un ensemble diretta da Bruno Tommaso. Lì nacque la loro amicizia.
Per motivi di forza maggiore, lunedì il pianista messinese non potrà vivere l’amarcord con Fresu e gli altri amici. Lo abbiamo così interpellato chiedendo un ricordo di quel concerto per l’Horcynus.
“La nascita del Parco Letterario è strettamente legata alla presenza di Paolo. Infatti, quel 25 novembre del 1999 veniva ufficialmente inaugurato con un concerto poi immortalato in un album prodotto proprio dal Parco Horcynus, “Il mare”, una suite di mie composizioni ispirate all’omonimo libro di Jules Michelet. Sul palco con me c’erano Paolo e il Quintetto Suono e Ritmo, frutto del laboratorio tenuto da Giovanna La Maestra e Angelo Tripodo. Con questa stessa formazione l’anno precedente avevamo aperto il Festival Time in Jazz di Berchidda. Fu per me un momento magico, un flusso ininterrotto di suoni, rumori, suggestioni che condussero il pubblico e noi stessi in una esplorazione dei misteri e della potenza del mare”.
Paolo Fresu, da sempre amatissimo dal pubblico messinese, lunedì sera riceverà il Premio Horcynus Orca 2021. Un riconoscimento super meritato per chi, nel segno della “bellezza” della musica nel “cambiamento”, soltanto negli ultimi tredici anni a Messina, escludendo la provincia, con quello di lunedì, avrà tenuto dieci concerti, condividendo il palco con vari musicisti di fama internazionale. A tali eventi, si aggiungono quelli degli anni precedenti e le performance del Bosco in Concerto, tenutesi sui monti peloritani, in cui il trombettista, a testimonianza della sua proverbiale semplicità, ha sempre preferito essere considerato uno fra i tanti protagonisti, al pari dei ragazzi del laboratorio Suono e Ritmo, con cui collabora costantemente.