PUNTO DI VISTA – Dalla parte del Popolo che protesta
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PUNTO DI VISTA – Dalla parte del Popolo che protesta

C’entrano la mancanza di cibo e generi di prima necessità, l’embargo statunitense e molte responsabilità del governo cubano. Responsabilità diffuse.

Ora il Popolo protesta

Per la prima volta in quasi trent’anni, e sono decisamente – queste proteste – le più ampie e partecipate da quando nel 1959 i rivoluzionari guidati da Fidel Castro conquistarono il paese. Le manifestazioni sono cominciate nella tarda mattinata di domenica scorsa a San Antonio de Los Baños, una cittadina a circa 25 chilometri a sud della capitale L’Avana, e nel giro di poco si sono estese a tutte le principali città cubane. Gridando slogan come “Libertà!” e “Patria e vita!” (che è il verso di una canzone di protesta che prende in giro il famoso slogan castrista “Patria o morte”), i manifestanti hanno chiesto le dimissioni del governo del presidente Miguel Díaz-Canel. Hanno inoltre protestato contro la grave crisi economica, a causa della quale sull’isola mancano cibo e generi di prima necessità, e contro la cattiva gestione della pandemia da coronavirus.

Il regime cubano ha risposto alle proteste con la violenza: ha inviato per la prima volta in decenni la polizia in tenuta antisommossa e ha arrestato decine e forse centinaia di persone, tra cui molti noti oppositori: negli scontri, almeno una persona è rimasta uccisa. Domenica sera inoltre il governo ha bloccato la connessione a internet per diverse ore, per evitare la diffusione delle immagini e dei video delle proteste e per impedire ai manifestanti di organizzarsi online. Nei giorni successivi la connessione è tornata a tratti, ma diversi importanti social network come Facebook, Twitter e il servizio di messaggistica Telegram sono rimasti bloccati.
19 Luglio 2021

Autore:

redazione


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