IN MOSTRA A MESSINA – L’Opera… ad Arte di Marta Cutugno
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IN MOSTRA A MESSINA – L’Opera… ad Arte di Marta Cutugno

– di Corrado Speziale –

“Opera Prima”, mostra personale di Marta Cutugno in corso presso lo Studio d’Arte Cocco in via Todaro 22, a Messina, inaugurata lo scorso 6 novembre, sta raccogliendo tante presenze di visitatori attratti dal progetto, originale, innovativo e multidisciplinare, comprendente l’opera lirica e la pittura. Lungo il percorso della mostra, muniti di auricolari collegati al proprio smartphone, attraverso la lettura di appositi QR Code, si ascoltano le arie selezionate da sedici opere liriche, seguendo la voce dell’artista che accompagna con la sua narrazione, mentre si osservano nel dettaglio le opere pittoriche disposte sulle pareti, a fianco delle quali si possono leggere le sinossi e i testi dei brani. Un lavoro straordinario, frutto di una grande ispirazione, che oltre ad appassionare gli amanti del teatro, della musica e della pittura, tende a far avvicinare chiunque a tali discipline attraverso un messaggio positivo, fondato sul valore della cultura e della conoscenza.

La mostra, curata da Laura Faranda, fruibile nei giorni di martedì, giovedì e sabato, dalle ore 18 alle 20, sarà aperta fino al 4 dicembre. I testi nel catalogo Di Nicolò edizioni, sono della stessa curatrice e di Giuseppe Tumino, giornalista e critico, cultore della materia.

 

“Marta stavolta si è superata…!” E ancora, mettendola sulla multidisciplinarità e sul taglio artistico associato alla tecnologia: “Ha alzato l’asticella!” Questi e tanti altri commenti espressi a caldo dai tanti visitatori di Opera Prima, di Marta Cutugno, hanno caratterizzato le prime due settimane della mostra, in corso a Messina, presso lo Studio d’Arte Cocco.

“L’Opera…? È l’apoteosi di tutto! Abbiamo ricevuto tante visite, occhi orecchie e cuori curiosi…!”, dice la protagonista. Dunque, tocca affrontare l’arte a 360 gradi, con i suoi poteri accattivanti e coinvolgenti.

Siamo nel periodo più florido del melodramma, dove il genio musicale dei grandi compositori ha incontrato la scrittura teatrale, per unirsi nella magia del canto, nella magnificenza dell’opera lirica. Ogni opera ha avuto la sua “prima”, e come tale resta negli annali e non si scorda mai.

Opera Prima, in ordine a qualità, unicità e completezza del progetto, è tale innanzitutto per l’idea che ha innescato la passione e la professionalità dell’autrice. Ma la cosa non sorprende: già nel 2018, Mad’Ama, prima personale di Marta Cutugno, era un inizio e un indizio. Tolto l’apostrofo, per la Butterfly di Puccini si sarebbe trattato solo di attendere tre anni, periodo Covid compreso. A questa hanno fatto seguito Óblò (2019) e Óblò Update (2021), tra le quali hanno trovato spazio le partecipazioni a due collettive a Messina e Milano.

Marta Cutugno, laurea in DAMS e diploma in pianoforte, insegnante, musicista, giornalista culturale, cultrice di opera lirica, amante della poesia, ha avuto la grande capacità di mettere insieme più arti dentro un unico progetto che così diviene messaggio completo di cultura e conoscenza. Questo, assume caratteri ancor più antologici se consideriamo cosa sta dietro l’opera lirica e la sua letteratura, che lei disegna e racconta attraverso le sue varie forme espressive: il romanzo epico e d’amore, quello umoristico, il dramma shakespeariano, il verismo verghiano, la condizione e la passione zigana e dei neri d’America, toccando persino chi sconta eternamente la sua pena nella bolgia dell’Inferno dantesco…e tanto altro.

Scene, sfondi, trame, dettagli delle opere liriche, centrati e motivati nei contenuti, trascendono dalla semplice figurazione dell’Opera. Lontani da simbologie convenzionali, i temi vengono espressi attraverso tratti e forme originali, fatti rivivere su tele, pitture e sculture che emanano dallo spirito dell’artista e accompagnano il visitatore: sono elementi portatori di una bellezza senza tempo che si fanno pittura materica. Marta ha così aperto un sipario sulle proprie visioni, elaborandole e declinandole con talento e rigore verso una sua personale descrizione dell’Opera, tralasciando spesso il tratto distintivo del suo passato per dedicarsi a forme e sfumature che riconducono all’oggetto e all’essenza dell’opera lirica, ai suoi protagonisti, agli stati d’animo che ne derivano. Il tutto, dentro uno spazio comune, attraverso il ricorso a tecnica mista su legno, tela o altri supporti, talvolta arricchiti da materiali di recupero da imballaggi, quali cartoni e polistiroli.

Senza intaccare minimamente la qualità, che anzi per questo ne esce rafforzata, i numeri parlano chiaro: 16 opere liriche rappresentate in 41 opere pittoriche, ciascuna di queste riferita a un brano, con l’eccezione che alcune comprendono più tele.

A tutto questo, si aggiunge la Promenade, sezione di deliziosi tondi in quadri di piccola taglia, una sorta di catalogo a prima vista, comprendente tutte le opere liriche in mostra, disposte in sequenza e godibili anch’esse lungo un percorso ad hoc, allestito sia in parete che in ascolto. Anche qui, nulla nasce per caso. Tutto torna dal suo background: Promenade è una serie di articoli che Marta Cutugno ha scritto e pubblicato fino a qualche anno fa sulla rivista on line Carteggi Letterari, in cui associava con dedizione, di volta in volta, l’opera di musicisti, letterati e pittori.

Dalle esperienze all’attualità: oggi Marta Cutugno allo Studio d’Arte Cocco ci regala la visione di nuovo palcoscenico, uno spazio d’arte da visitare con lo smartphone e gli auricolari, dove si osservano e si ascoltano le opere, tra testi e composizioni dal valore perenne e universale.

La mostra, con le opere in visione e in ascolto tramite QR Code. L’ingresso di Opera Prima è sorprendente, poiché tra Verdi, Puccini, Bellini, Donizzetti, la prima opera che appare viene da oltreoceano: Porgy and Bess, di Gershwin, accompagnata nel dettaglio da Jasbo Brown, Summertime e Shame, in tutta la sua grandezza, è rappresentata dal principe degli strumenti: “Il pianoforte è la mia vita…”, commenta Marta Cutugno. Nel contempo, l’occhio cambia trasversalmente tema, spostandosi su Gianni Schicchi di Puccini, tre pezzi in due opere: O mio babbino caro e L’Attenuante, nelle visioni abbinate alle esilaranti vicende del falsario che Dante ha collocato all’Inferno. Da qui, si staglia il rosso della passione, tra libertà, amore e dramma della Carmen di Bizet, che l’artista rappresenta in Habanera e Toreador. Una rappresentazione sensazionale, con tracce sfumate del crollo del tempio intorno alle sue colonne circolari, scomposte, è il motivo di Samson et Dalila di Saint-Saëns in Mon coeur e Temple. E siamo a Verdi. Per La Traviata, Marta Cutugno si è… fatta in quattro: Croce e Delizia, Amor è palpito, Amami Alfredo e Addio del passato, sono straordinarie per tecnica e taglio cromatico, tra lavorazione dei fiori e cuspidi che si riversano sull’oro. Nello stesso ambito, il delizioso percorso nel blu della notte de La Sonnambula di Bellini è contrassegnato dai passi innocenti e colorati di Amina assieme a Prendi l’anel ti dono. Nel disimpegno di Cocco si affaccia Tosca, di Puccini, tra E lucevan le stelle e Vissi d’arte, dove l’amore e il dramma della protagonista e Cavaradossi si consumano in un immaginario a tinte chiare, ma dall’epilogo forte. In Turandot, di Puccini, due brani si articolano in quattro pezzi accattivanti e significativi: Ping, Pong e Pang, assieme a Nessun Dorma. Segue Elisir d’Amore, con Dulcamara, Una furtiva lagrima, Elisir che corregge ogni difetto, che per sinuosità e colori ben rappresenta il melodramma di Donizzetti. In Madama Butterfly, di Puccini, da un variegato e colorato travaglio tutto giapponese, si passa ad un “taglio” di profondo dolore: Bimba dagli occhi pieni di malia, Un bel dì vedremo, Harakiri.

In piccoli tondi, disposti in serie, in tre pezzi, dallo straordinario gioco cromatico che si elevano come d’incanto ne Il Flauto Magico, di Mozart, apprezziamo Papageno e Papagena, accanto a Regina della notte. Pagliacci, di Leoncavallo, ci regala una rappresentazione del dramma tra commedia e realtà, con Canio che veste i colori di Pulcinella che si mischiano con quelli della sua disperazione: Un grande spettacolo a ventitré ore, Vesti la giubba, La commedia è finita. Altri colori ed effetti rappresentano invece Cavalleria rusticana, di Mascagni, con le suggestioni e passioni calde e antiche di una Pasqua siciliana: Gli aranci olezzano, S’io non tornassi, mentre sullo sfondo del verismo verghiano ritroviamo Rimani ancora. Otello, di Verdi, il dramma della gelosia per eccellenza, così articolato, ci consegna la massima espressione di Marta Cutugno. Già nella notte densa, ci regala il fazzoletto bianco tra i profili di Otello e Desdemona. A fianco, Tempesta e Jago sono due magnifici tondi bianchi in legno: il primo è un candido vortice, il secondo un inquietante tentacolo. L’altro capolavoro verdiano, Il Trovatore, con Manrico, Il balen del suo sorriso, Di quella pira, esprime il mondo degli zingari, l’epica popolare, gli intrecci drammatici, il dominio del fuoco, elementi immaginati nella rappresentazione delle opere in mostra.   

Si chiude con Bellini: Norma, rappresentata con Casta diva e In mia man alfin tu sei, che Marta immagina in due elementi a tecnica mista su doppia tela dal movimento simile ma dall’effetto cromatico differente.

22 Novembre 2021

Autore:

redazione


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