Le riflessioni del dott. Calogero Centofanti, animatore del premio “Alata Solertia”
Nella notte Santa, al di là della città sfarzosamente illuminata, con le strade invase da migliaia di persone, impegnate nei febbrili acquisti, esiste anche una parte, “forse dimenticata” sulla quale aleggia da tempo una drammatica povertà, non pubblicizzata, in quanto quelle famiglie sono trincerate nel desolante silenzio di una sofferta dignità. Dopo aver imbandito qualche desco, completamente nudo, ho trovato profonda amarezza, apprendendo che alcuni miei coetanei, che nel tempo andato hanno condiiviso lotte studentesche e esilaranti frangenti goliardici del tempo libero, trascorressero la festività in una disperata solitudine, mitigata probabilmente dalla presenza della badante o dei programmi televisivi. Tale situazione di palese disagio suscita nella mia coscienza una modestissima riflessione, relativa al fatto che gli anziani di oggi protagonisti della storia e della memoria, sono travolti da convulsi ritmi di vita e da variopinte convenzioni sociali possono indebolire o annullare i valori etici, ma non certamente l’eterna civiltà dell’amore.