FIAP IN PIAZZA PER IL PRIMO MAGGIO AL FIANCO DEI LAVORATORI UCRAINI E CONTRO L’APPELLO «PÉTAINISTA» DI SANTORO.
comunicato stampa
Pure quest’anno la Federazione Italiana Associazioni Partigiane (FIAP) festeggerà il Primo maggio nelle piazze siciliane, per il significato che la Festa dei lavoratori assume agli occhi del movimento socialista democratico e anche per la tradizione del repubblicanesimo mazziniano. La ricorrenza ufficiale fu infatti istituita nel 1889 dalla Seconda Internazionale socialista e dal 1891 in poi si iniziò a celebrarla sistematicamente in Italia, soprattutto ad opera di socialisti e socialdemocratici, così come di repubblicani, radicali ed anarchici. Come sottolinea Antonio Matasso, presidente di FIAP Sicilia, «stavolta, oltre a celebrare i 75 anni della Costituzione della nostra Repubblica fondata sul lavoro, ci stringeremo idealmente ai lavoratori ed alle lavoratrici d’Ucraina, aggrediti da quella sorta di “capitalismo” arcaico, mafioso e imperialista su cui poggia il potere del dittatore fascista Vladimir Putin e della sua cricca di balordi fanatici».
Matasso Vs Santoro
Antonio Matasso rilancia l’attacco all’appello diffuso da Michele Santoro ed alle varie iniziative contrarie all’invio di armi alla Resistenza ucraina, compresa quella legata ad un improbabile referendum: «sembrano dei peana al maresciallo Pétain, degli inni alla logica del collaborazionismo, che chiede di disarmare il partigiano che si difende.
Le iniziative contro le armi all’Ucraina sarebbero di sicuro piaciute ai reduci di Vichy e di Salò.
Noto però – conclude Matasso – che la miseria morale di chi leccò gli stivali dei nazisti negli anni Quaranta è sopravvissuta fino ad oggi e ha contagiato un vasto fronte, che va dai rifondatori del comunismo ai nostalgici del fascismo, passando per Michele Santoro e Gianni Alemanno».
La Fiap esporrà pertanto, accanto al garofano rosso, anche la bandiera ucraina nelle iniziative siciliane per la Festa dei lavoratori, rendendo omaggio altresì alle vittime di Portella della Ginestra, uccise il 1° maggio 1947, mentre aveva appena iniziato a parlare il calzolaio socialista Giacomo Schirò: «martiri della stessa prepotenza che ha accomunato mafia e fascismo, oggi abbattutasi sul popolo lavoratore ucraino», secondo FIAP Sicilia.