Il Collega Enzo Caputo ha inviato una lettera aperta ai tre candidati a Sindaco del Comune nebroideo con spunti e domande. Da leggere con attenzione.
un punto di partenza
“Sinteticamente possiamo dire che: qualità dell’aria, agricoltura, biologica per vocazione naturale, artigianato, allevamenti di nicchia, Beni Culturali, terziario e turismo sono i più rilevanti fattori di sviluppo sui quali si innestano poi le attività collaterali. “
“La popolazione umbertina invecchia – è il ciclo della vita, il ricambio generazionale stenta. Si potrebbe cominciare a “posare la prima pietra” di un polo sanitario di eccellenza (in fondo l’Ospedale di Sant’Agata Militello nacque come clinica privata) che oltre a fare bene alla salute, attirerebbe persone e capitali con beneficio di strutture recettizie commerciali e private? “.
“Si potrà prima o poi visitare l’antico Maniero del Vecchio Centro magari con l’ausilio di una Guida Turistica? Le viuzze della sottostante “Città di Ieri” sono già percorribili, le “pietre parlano” e la storia religiosa e artigianale già vive. C’è modo di farla vivere tutto l’anno in quello che si chiama turismo alternativo che tocchi cultura, religiosità e gastronomia?”
. “In fondo a San Remo iniziarono con qualche canzonetta…”
Il testo integrale
CASTELL’UMBERTO ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2023 LETTERA APERTA AI CANDIDATI SINDACI
Domenica 28 maggio e lunedì 29 maggio 2023 i Castanesi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo sindaco e la nuova compagine consiliare. A proporsi sono stati tre candidati, il sindaco uscente Vincenzo Lionetto Civa, l’ex vice sindaco Valeria Imbrogio Ponaro e il capogruppo di minoranza Veronica Armeli. A loro va questa lettera aperta come cittadino e come giornalista. Lo faccio scegliendo volutamente di non leggere nessun programma dei candidati consapevole che alcuni punti che andrò a trattare possono essere già stati attenzionati e prendendo favorevolmente atto che si preannuncia un confronto elettorale “pulito”. Il paese, al pari di altre realtà nebroidee, è attanagliato da una lenta emorragia demografica (spesso ma non solo, generata dell’asfittica economia locale) che, nel tempo, magari decenni, potrebbe pure portare Castell’Umberto ad essere fuso con qualche Comune limitrofo.
Niente di scandaloso se il passaggio fosse equo ed indolore. Potrebbe stare nelle cose e nella storia. Gli elementi essenziali per lo sviluppo delle realtà del Sud Italia, Sicilia in particolare, passano dall’oculata gestione del vissuto storico, del territorio, della logistica, della viabilità, dell’identità (per noi sicilianità) e dell’integrazione sostenibile. Noi non facciamo eccezione. Sinteticamente possiamo dire che: qualità dell’aria, agricoltura, biologica per vocazione naturale, artigianato, allevamenti di nicchia, Beni Culturali, terziario e turismo sono i più rilevanti fattori di sviluppo sui quali si innestano poi le attività collaterali. Se la qualità dell’aria è un bene che va solo preservato lo stesso non si può dire per il resto. L’Agricoltura langue ridotta a eroica testardaggine di pochi, l’artigianato e l’allevamento hanno perso mordente e lo sfruttamento dei Beni Culturali, pur essendo stati in qualche modo attenzionati, non fanno ancora parte del DNA umbertino. Il terziario, com’è sua natura, va per forza di inerzia.
Mentre al turismo, impastoiato tra Covid e “vacche magre” regionali, un’ulteriore spinta male non farebbe. Per non parlare poi dell’inedia, (male del secolo le cui conseguenze sono imprevedibili) che non sembra risparmiare il nostro Centro. So che il Comune non è di suo un Bancomat e che ha dei limiti istituzionali e che spesso, per raggiungere gli obbiettivi, deve interagire con altri Enti Pubblici Locali, Territoriali o meno che siano.
Dopo queste premesse, necessarie per inquadrare la realtà, in un contesto esclusivamente costruttivo e svincolato dai programmi elettorali che spesso, per difficoltà terze non possono essere realizzati, finendo con il diventare un bel libro dei sogni, mi pongo e pongo ai candidati i seguenti interrogativi: – Se viene e come viene visto il recupero del noccioleto e dell’Uliveto che, oltre a migliorare l’aspetto estetico del territorio, contribuisce ad immettere sul mercato un flusso di denaro di “produzione locale” non certo indifferente generando anche l’amore verso di esso e il conseguente effetto domino che ne deriverebbe; – E’ possibile un qualsivoglia intervento dell’Ente Comune, circa lo sviluppo dell’artigianato, della piccola impresa e dell’allevamento di nicchia? – Si potrà prima o poi visitare l’antico Maniero del Vecchio Centro magari con l’ausilio di una Guida Turistica?
Le viuzze della sottostante “Città di Ieri” sono già percorribili, le “pietre parlano” e la storia religiosa e artigianale già vive. C’è modo di farla vivere tutto l’anno in quello che si chiama turismo alternativo che tocchi cultura, religiosità e gastronomia? – In quanto all’inedia è possibile avviare una serie di attività atte ad invertirne la tendenza? – Consapevole del fatto che la Sicilia è considerata “La Nazione che non c’è” e che l’Assessorato Regionale competente, appunto per questo, ha aggiunto alla sua denominazione anche”… all’ Identità Siciliana” non si potrebbe spingere in tal senso creando una manifestazione ad oc stabile nel tempo? In fondo a San Remo iniziarono con qualche canzonetta… (Il Palio delle Botti è stato un primo passo da arricchire diversificando). Castell’Umberto, diversamente dai Comuni viciniori, non ha al momento, (ma la scelta politica di ciò si perde nel tempo), un collegamento rapido completo con i raccordi autostradali (chapeau al tratto per Fitalia) e si affida, in linea di massima alla Statale 116 che, pur essendo panoramica e ricca di storia, ha fatto però il suo tempo è, oltre ad essere in grado di scoraggiare il turismo itinerante può interrompersi da un momento all’altro come purtroppo e accaduto in questi giorni. Che fare per questo problema che certo non da poco?
Piccole realtà territoriali, anche siciliane, sono state in grado di creare delle eccellenze specie in campo sanitario che le hanno reso celebri in tutta l’Italia. Penso, giusto per fare qualche esempio, al Centro Cuore di Pedara, all’Ortopedia collegata al Rizzoli di Bagheria e penso pure all’indotto economico che si è creato attorno a questi Poli della salute. Penso a Vallombrosa in Toscana a cui niente abbiamo da invidiare tranne la creazione, da quelle parti, di un eccellente turismo da terza età.
Cosa ne pensano gli aspiranti primi cittadini?
La popolazione umbertina invecchia – è il ciclo della vita, il ricambio generazionale stenta. Si potrebbe cominciare a “posare la prima pietra” di un polo sanitario di eccellenza (In fondo l’Ospedale di Sant’Agata Militello nacque come clinica privata) che oltre a fare bene alla salute, attirerebbe persone e capitali con beneficio di strutture recettizie commerciali e private? Le domande potrebbero continuare ma so che mettere troppa carne sul fuoco alla lunga rischia di bruciarla. Che sia una campagna elettorale inclusiva finalizzata a far emergere il meglio e a gratificare quanti nel tempo si sono spesi e hanno creduto e credono nella democrazia.
Grazie dell’attenzione.
Enzo Caputo