– di Corrado Speziale –
La nuova Commissione consiliare del Comune di Messina, presieduta da Giuseppe Trischitta, dopo la recente elezione dell’Ufficio di presidenza, si è riunita per la prima volta lunedì scorso. Ospite per la prima audizione, una rappresentanza della comunità militante che si riunisce presso lo Spazio No Ponte, composta da Gino Sturniolo, Massimo Camarata e Domiziana Giorgianni. Numerosi attivisti hanno preso posto in aula tra i banchi destinati agli ospiti e alla stampa. Nel confronto hanno preso la parola i consiglieri Libero Gioveni, Salvatore Papa, Francesco Cipolla e Giandomenico La Fauci.
Trischitta: “Compito della Commissione è preparare uno studio con tutte le ragioni a favore e contro la realizzazione dell’opera. Nessuna preclusione sulle opinioni che vengono espresse”. Gino Sturniolo, consigliere comunale dal 2013 al 2016, è stato accolto dagli ex colleghi Trischitta e Gioveni con parole di stima, in maniera particolarmente cordiale e affettuosa.
“Quando è già stato deciso tutto, ci si ritrova a discutere…” è l’espressione di Gino Sturniolo, tra amarezza e polemica, nella fase centrale dell’audizione dinanzi alla Commissione consiliare Ponte sullo Stretto. Perché, se il cronoprogramma del ministero dovesse essere rispettato, già la prossima estate si avvierebbero i cantieri. E il Comune di Messina? Il suo Consiglio comunale, espressione della cittadinanza? Esclusi da ogni decisione. Dunque, fuori dal progetto e da forme di partecipazione, non resta che confrontarsi e riflettere sul prossimo destino di Messina e dei messinesi, soggetti alle pressioni e alle preoccupazioni del caso. Da ciò viene fuori che, se in Consiglio arrivano contenuti chiari e fondati, sui punti critici riguardo alla tanto controversa mega opera, c’è ascolto e confronto. Tutto sta a schivare i pregiudizi: posizioni ideologiche che secondo un’opinione diffusa tra i consiglieri riguarderebbero esclusivamente aspetti ambientali. Circostanza smentita dagli interventi, in cui si è spaziato su tante questioni. Alla prima seduta della Commissione è stata ascoltata una rappresentanza della comunità militante che si riunisce presso lo Spazio No Ponte. Il risultato, tranne il parere, apparso peraltro attendista e fragile di contenuti, di Libero Gioveni, non ha registrato nessun sì netto e deciso. Piuttosto, spicca il forte no alla realizzazione dell’opera del consigliere Salvatore Papa. Le prossime audizioni, previste in questa prima parte di calendario, riguarderanno oggi, giovedì 11 gennaio, gli attivisti di Invece del ponte. Lunedì 15, invece la Commissione ascolterà i pareri del comitato No Ponte Capo Peloro. Ma andando avanti si preannunciano interessanti sedute con gli interventi degli avvocati esperti in diritto amministrativo, Carmelo Briguglio e Mario Caldarera, che tratteranno il problema degli espropri. Dopodiché, secondo quanto preannunciato in questa fase, ci sarà grande attesa per il Consiglio comunale congiunto Messina – Villa SG con la presenza dei rispettivi sindaci e, si spera, di tanti cittadini tra il pubblico.
“Non sarà un dibattito ma un’illustrazione dei motivi dove i consiglieri chiederanno precisazioni e chiarimenti”, ha detto il presidente Giuseppe Trischitta all’apertura della sessione. “Non è una commissione pro-ponte, né no ponte, ma una commissione finalizzata alla preparazione di uno studio con tutte le ragioni sia a favore che contro la realizzazione dell’opera. Non vi è alcuna preclusione sulle opinioni che vengono espresse”.
Gino Sturniolo è intervenuto sulle “narrative” favorevoli al ponte, al fine di confutarne la sostanza.
Il ponte green: “Salvini ne ha fatto una bandiera su cui ha costruito la propaganda attorno a sé. Dalla Tv si è appreso che quest’idea proveniva da un libretto scritto da due ingegneri messinesi che sostenevano che l’utilizzo del ponte, piuttosto dell’utilizzo di navi avrebbe fatto risparmiare 140 mila tonnellate di CO2 all’anno. Una cosa completamente destituita di fondamento. Dai conti che abbiamo fatto – prosegue Sturniolo – utilizzando la mappa climatica redatta per il raddoppio ferroviario, che può essere sovrapposta alle gallerie e ai viadotti di accesso al ponte, si vede come l’anidride carbonica prodotta in quell’occasione per arrivare a saldo zero occorrerebbero 20 – 25 anni. Proprio colui che ha redatto quel libro ha sostenuto che non fosse una cosa scientifica. Calcoli presi per buoni da Salvini senza neanche controllarli. Uno dei temi fondamentali su cui è stata lanciata la propaganda del ponte è fondata su qualcosa senza alcun valore scientifico”.
Il traffico di merci dall’oriente: “Una delle prime scelte del Governo Meloni è stata cancellare il memorandum con la Cina. È una contraddizione…” E non è l’unica: “Per realizzare il ponte green come presidente del comitato scientifico è stato scelto un negazionista. Prestininzi dice che l’intervento umano non ha nessuna incidenza sul cambiamento climatico. Contraddizioni evidenti”. La rappresentanza No ponte ha consegnato alla Commissione un documento da mettere agli atti. “Si basa su un intervento dell’ingegnere Donato Carlea, un pontista convinto, già presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Lui ritiene inutile un ponte per farci passare le merci. Sostiene che al massimo passerebbero sul ponte il 5 per cento delle merci provenienti dall’oriente”. La nuova Stretto di Messina: “È stupefacente che sia stato messo Ciucci come a.d. In Parlamento aveva confessato che tutti i calcoli su cui era fondato il progetto definitivo avevano dati sbagliati. L’opera si sarebbe potuta reggere su un calcolo finanziario basato sui pedaggi che si è rivelato totalmente sbagliato”. La strategia dei politici: “Tutto questo lavorio intorno al ponte non ha come obiettivo la realizzazione dell’opera, che nessuno vuole davvero. Il ponte sullo Stretto è un meccanismo che consente a tutta una serie di categorie sociali di starci dentro e guadagnarci. La conferma è che i partiti al governo sono a favore e quelli all’opposizione sono contrari”. Il riferimento va innanzitutto alla Lega, ma non risparmia il centrosinistra, in un’evidente alternanza di ruoli. “Si capisce che quando sei al governo ti è più vantaggioso essere per il ponte, quando sei all’opposizione ti è più vantaggioso essere contrario, perché capitalizzi il dissenso”. Poi fa riferimento a categorie locali, tipo ingegneri e avvocati, una ridottissima schiera di professionisti. “Non sono prospettive per il territorio – afferma l’ex consigliere – ma per una parte di élite che trarrà vantaggio da questo meccanismo. Un’aggravante sugli eventuali tempi, già lunghi: “Non c’è ancora il progetto definitivo né quello esecutivo, non si sa cosa ne sarà degli espropri, abbiamo dei buchi dal punto di vista legale tutti da indagare”.
Il più clamoroso: al tempo della gara vinta da Eurolink, Astaldi stava nella cordata opposta. “Adesso i due competitor stanno dentro insieme in Webuild e dovrebbero realizzare il ponte”, rimarca Sturniolo. “Viene da chiedersi come viene riassegnato un appalto simile. Aspettare che i giudici fermino i cantieri piuttosto di non far iniziare i lavori è oltraggioso. L’importo dell’opera è triplicato (da qui l’ammonimento dell’Anac, perché per legge bisogna bandire una nuova gara, ndr). Ci sarà una battaglia legale fortissima. Immaginate cosa significherà per la popolazione messinese subire per decenni una cantierizzazione che impegnerà tutta la città”.
Massimo Camarata ha parlato della categoria delle priorità. “A Messina non abbiamo acqua, è ad erogazione limitata. Questo, nonostante i dati pluviometrici attestino che sia la città più piovosa della Sicilia”. L’analisi, in prima persona: “Priorità è ciò che in primis mi garantisce la sussistenza minima e una dignitosa possibilità esistenziale nel territorio in cui vivo. Dico io cosa è prioritario nel mio territorio”. Un argomento calzante con le suggestioni del ponte: “Il processo di colonizzazione è innanzitutto legato a un immaginario che viene costruito all’interno di una collettività. Se io perdo questa consapevolezza perché viene costruito un immaginario in cui mi viene detto cos’è priorità, e ciò non viene da me o dalla mia comunità, ma da un esterno che parla del territorio senza conoscerlo, significa che sono colonizzato. Processo di decolonizzazione significa liberarsi da questo”. La necessità impellente: “Ricominciare ad assumere la categoria delle priorità come propria, in cui il ragionamento deve essere fatto all’interno delle comunità, a partire da quelle territoriali, anche dei consigli comunali”. Definizione del modello ponte: “È un modello estrattivista, che non considera assolutamente la comunità locale. Questa comunità, se non riflette su sé stessa, è a rischio di subire un processo di estrazione dentro il quale non sarà più importante l’opinione sulla grande opera, ma che venga espropriata dalla possibilità di decidere del proprio territorio. Esso costituisce sempre una relazione con la comunità che lo abita. Sovrapporsi al territorio come mera cosa da cui estrarre profitto, è l’inizio della fine. Difendere il territorio non è una scelta, è un obbligo. Le priorità le decidono le comunità che vivono nei territori. Questa comunità anche nei suoi organi istituzionali, è stata totalmente estromessa”.
Domiziana Giorgianni ha trattato il tema dei posti di lavoro e in particolare la questione dei cantieri.
“Molti messinesi saranno costretti ad abbandonare le loro case per lasciare spazio ai cantieri che in generale impatteranno su migliaia di abitanti di Messina e della Calabria. Uno degli aspetti più peculiari della costruzione del ponte è che per la prima volta un’opera investirà un’intera città”. Sono previsti 11 cantieri operativi, più 5 logistici. I numeri: “Soltanto per la città di Messina, solo gli 8 milioni di inerti previsti, genereranno un traffico corrispondente a circa 100 mezzi all’ora. Tutti conosciamo la città. Ci saranno a disposizione soltanto due arterie stradali”, afferma l’attivista No ponte. “La costruzione di questo ponte comporterà l’occupazione, un sequestro di un’intera città con una cantierizzazione da nord a sud. Questa previsione, negli ultimi mesi, da quanto è ritornata in auge la realizzazione dell’opera, ha accelerato la rabbia dei cittadini”. Le riflessioni: “Tra tutti i discorsi, mi ha colpito che quest’opera ridurrebbe di gran lunga l’emigrazione giovanile che colpisce Messina, la Sicilia, la Calabria e tutti gli altri. Mi chiedo come sia possibile chiedere di sacrificarsi in nome di un possibile miglioramento della vita delle persone, in una città sequestrata, occupata. È impossibile crederci. Basta leggere le carte a nostra disposizione per smontare anche la beffa dei posti di lavoro. Tra i cantieri si prevedono 5 villaggi con mense, attività ludiche vere e proprie, città sulle città. Stento a credere che siano soltanto per ospitare e far mangiare gli operai. Mi sembra piuttosto che i posti di lavoro saranno dati a qualcun altro e non proprio ai messinesi e ai calabresi”. Dopodiché, chiarisce il concetto generale: “L’idea di andare contro il ponte sullo Stretto – conclude l’attivista – non è una posizione ideologica, bensì immaginare un altro modo, un’altra idea di realizzazione e di progresso. Dentro questi concetti altrimenti spariscono i legami con i luoghi, con i contesti in cui cresciamo, viviamo e costruiamo le nostre relazioni”.
Il consigliere Libero Gioveni:
“Ho sempre creduto che i no ponte avessero un pregiudizio per ragioni ideologiche. Oggi mi avete un po’ smontato la tesi che il no al ponte fosse solo di impatto ambientale. Vedo che ci sono altre ragioni. Chiedo scusa, forse vi ho seguito poco…È giusto che tutti riflettiamo sulle possibili conseguenze dovute alla realizzazione del ponte. Si rischiano danni alla salute…” Da qui, la proposta al presidente Trischitta di invitare in Commissione l’Ordine dei medici.
Gioveni si rivolge a Sturniolo: “I partiti al governo in questo momento non lo fanno per una questione di facciata”. Poi vira sulle professioni: “Lavoreranno ingegneri e avvocati? Meno male”. (Ma gli avvocati lavorerebbero esclusivamente per i contenziosi: segnale inquietante e controproducente per tutti, sia cittadini che addetti ai lavori, ndr). Sui disagi nella viabilità: “I materiali non possono essere trasportati via mare?” Sulle priorità, nel caso specifico la carenza d’acqua: “Sono due cose distinte e separate, l’una non esclude l’altra. La realizzazione del ponte non può farci distrarre dagli altri problemi”.
L’ultima, un mantra più che collaudato: “Il ponte incrementerà il turismo…” Ma lo stesso Gioveni, con la sua buona fede, aveva anticipato: “Potrebbe essere una baggianata…”
Un No al ponte deciso, “senza se e senza ma”, (per riferirci allo spot del suo leader politico Cateno De Luca) è venuto dal consigliere Salvatore Papa: “Prima ero fautore del ponte, ma piano piano mi sto ricredendo. Non so se Meloni e Salvini siano d’accordo su questa operazione. È una grande opera che nasce male e forse finirà peggio. O forse è un’operazione politica a breve termine con una visione molto restrittiva”. Le carenze principali, secondo il parere dell’esponente di Sud chiama Nord: “Avrei preferito che una grande opera a carattere mondiale avesse quantomeno un’informazione precisa, coincisa, e non una disinformazione”. E cita i lati, secondo lui oscuri: aspetti geologici, lo studio dei venti, terremoti, opere compensative. E poi, i possibili aspetti giudiziari con Eurolink, appresi in televisione, che farebbero allungare oltremodo i tempi di realizzazione.
Il consigliere Francesco Cipolla potrebbe essere direttamente interessato agli espropri.
“Non ho ancora capito se la mia casa verrà espropriata o meno…” E precisa:” Non sono né contrario né favorevole al ponte”. Il suo giudizio sulla contrapposizione dei pareri: “Le ragioni del no sono abbastanza valide, poi ascolto quelle del sì e mi confondo…” La sua certezza: “Messina diventerà per 10-15 anni una città invivibile”. Il rovescio della medaglia: “Il ponte porterà lavoro e turismo? Con un’opera del genere l’economia si muove”. Sentimento e preoccupazione: “Tra Ganzirri e Capo Peloro scomparirà tutto…”
Il consigliere Giandomenico La Fauci:
“Il ponte? Tutti lo vogliono ma nessuno lo fa. Io non sono né no ponte né sì ponte. Capisco le priorità, acqua, scuole e quant’altro. In questo senso bisognerebbe fare un referendum”. Tra i lati positivi che La Fauci espone, c’è che il ponte possa sopperire agli eventuali disagi come quelli della scorsa estate, provocati dalla chiusura dell’aeroporto di Catania. Le sue perplessità: i numeri di una parte e dell’altra che evidentemente non coincidono. Dov’è possibilista sul ponte: “Se incide nella nostra città per farle fare quel balzo in avanti senza distruggere l’ambiente…” La chiara considerazione del consigliere, in virtù della realtà cittadina: “Ad essere onesto, se devo considerare soltanto gli svincoli di Giostra e Annunziata e penso al ponte, mi viene il freddo…”
Le repliche di Gino Sturniolo. Riguardo alle professioni: “Intorno a queste opere si forma un favore corporativo di alcuni settori. Noi invece abbiamo a cuore il futuro di tutta la città. Non possiamo derubricare 15 miliardi al lavoro di pochi”. Sulle opere prioritarie al passo col ponte: “I soldi vengono tolti a progetti esistenti per essere impiegati sul ponte e oliare una serie di meccanismi”. Sul ponte utile al turismo: “Assurdo derubricare il fattore turistico al selfie col ponte quando lo Stretto è in sé un capolavoro della natura”. La movimentazione degli inerti: “Saranno trasportati anche via mare, sono previsti i pontili a Capo Peloro, ma il problema è che là devono arrivarci attraversando la città”. Ponte e trasporto aereo: “I passaggi sul ponte avrebbero un’efficacia per un numero di chilometri che non è quello coperto dagli aerei. Il mercato coperto con gli aerei non sarebbe soddisfatto dal ponte. Non c’è relazione tra le due cose”.
L’appello alla Commissione, al Consiglio e al sindaco: “Contro il ponte c’è una grande risposta della popolazione. Voi siete stati eletti. Quando questa città diventerà invivibile i cittadini vi chiederanno conto. Noi abbiamo già preannunciato che ci opporremo al ponte in ogni modo, anche bloccando l’avvio dei cantieri”.