Nelle ‘Note al lettore’ del suo “Le Vene violate” Luciano Armeli Iapichino indica la chiave di lettura dell’opera tutta in un binomio due dimensioni morbosamente legate, ma eternamente incompatibili: la vita e la morte.
Ed è lo stesso concetto richiamato dall’autore nel suo intervento al termine dell’incontro in cui è stato presentato il volume in questione.
Nella Sala è rimbombato come un imperativo, l’invito fermo e deciso, di educare alla cultura della vita in contrapposizione alla mentalità intimidatrice propria della cultura della morte.
Dove la parola ‘morte’ è da intendersi nel senso più ampio del termine non quindi solo come assenza di vita, ma come impossibilità a godere di quelle libertà costituzionali che rendono l’esistenza umana degna di questo nome.
E, ricollegandosi al simbolo di riscatto e speranza scelto dai cittadini di Barcellona, con un eloquio forbito in una logica serrata, ha urlato la sua indignazione verso tutto ciò che opprime e impedisce alla comunità civile di superare il degrado sociale e morale che è soprattutto conseguenza della paura.
Quindi morte intesa come paura.
E se il ‘Seme d’arancia’, monumento realizzato dal maestro Emilio Isgrò e inaugurato il 21 marzo 1998, è solo un simbolo di rinascita con cui si vuole incoraggiare la gente a non desistere nella lotta per una vita di qualità, nel dialogo con l’urologo si denunciano tutti quei comportamenti che mirano ad intimidire e, di conseguenza, ad impedire l’attuazione dei principi fondamentali che garantirebbero l’esercizio dei diritti.
E non si fa riferimento solo ai crimini più efferati.
Si può incutere paura in tanti modi e per mille motivi, ma alla base c’è sempre un sentimento di sopraffazione e di prepotenza del più forte nei confronti del più debole.
Educare alla cultura della vita in una società in cui si semina paura è difficile, ma non impossibile.
Basta che il più debole abbia la forza di reagire disarmato perché qualunque arma fomenterà la guerra e non risolverà nessun conflitto. È sufficiente, quindi, limitarsi ad esercitare i propri diritti con fiducia e determinazione, nella convinzione che vivere nella paura è già …morire.
La Redazione
Note sulla presentazione del libro edito da Armenio Editore di Brolo
Il libro “le vene violate” scritto da Luciano Armeli Iapichino, è stato presentato a Brolo domenica 20 novembre.
Sonia Alfano e Nichi Vendola ne hanno curato le prefezioni.
Presenti in sala, oltre all’editore, anche Giuseppe Letizia, il vicesindaco che ha portato i saluti dell’amministrazione comunale, Giuseppe Scandurra, presidnete del FAI; i giornalisti Giuseppe Lo Bianco e Antonio Mazzeo; Gianluca Manca, fratello dell’urologo ucciso dalla mafia e protagonista dello scritto di Armeli.
Ha condotto l’incontro letterario, Ornella Fanzone, (che tra l’altro ha curato l’editing del volume) e si sono registrati gli interventi programmati, quali voci recitanti di Vincenzo Crivello, attore e Linda Liotta Sindoni, scrittrice; Sara Marino Merlo, responsabile del Sel Nebrodi, ha letto la nota introduttiva all’opera di Nichi Vendola.
m.s.m.