LES ENFANTS DE LA LUNE – Ecco la nuova raccolta di versi o meglio “Quaderni d’arte” di Felicia Lo Cicero
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LES ENFANTS DE LA LUNE – Ecco la nuova raccolta di versi o meglio “Quaderni d’arte” di Felicia Lo Cicero

SAN FRATELLO, IL BIG- BANG DI FELICIA LO CICERO. UN LIBRO PER CAPIRE.

Scorrono le pagine, il pensiero vacilla… la conoscenza con Felicia è d’obbligo.

“Les enfants de la lune” – Eretica edizioni – è la nuova raccolta di versi o meglio “Quaderni d’arte” della poliedrica artista locale Felicia Lo Cicero.

Versi, parole, anzi, “Parola”… in movimento (ndr.), come piace dire all’autrice, quasi spada da brandire “nel sogno del tempo; del senso non senso, un’utopia che si annulla e si rigenera senza sosta come elemento chimico che lega, implode, per poi ricomporsi ed esplodere per sventrare l’etica maligna della morale”. “Big- Bang” perenne dell’animo che tutto crea, distrugge e ricrea ancora.

Riduttivo chiamare solo versi la filosofia che si è fatta tale, ma bisogna pur farlo.

Occorre comunque capire e spiegare un’artista – non chiamatela poetessa, non sono solo versi e l’appellativo non renderebbe appieno. Meglio sarebbe parlare di “colori in perenne movimento sulla tela della vita”, sfumature dell’animo per raccontare e rendere giustizia agli altri, ai figli della luna, quelli che il “doppio petto e pantofole” chiamava bastardi. “I figli della clandestinità – scrive l’autrice.

Les enfants de la lune è l’indignante quanto poetica espressione mediante la quale in Francia venivano additati. Come tacere ai perbenisti che gli Orléans discendono dal conte di Tolosa, uno dei bastardi del Re Sole? Già, come tacere di questo orrido laboratorio sociale e della sua perversa alchimia che diventa – ragioniamo con la Lo Cicero – “sintesi artistica caratteriale riflessa nei versi”.

E’ un muoversi dall’interno – sottolinea la poetessa (non c’è ne vorrà per l’appellativo, contraddizione in termini, ma dobbiamo pur identificarla per il grande pubblico) – di aristotelica memoria. Cuore e cervello, dove l’arte è l’origine diretta delle sensazioni, luce seminale nella morale del male che erra su confini fortificati per economizzare la vita.

“Nell’alchimia di sorrisi ridestati – a parlare, anzi, a scrivere è l’autrice – in una commozione senza nome, troverai anche il tuo. Ciascun se è Bastardo e di quella luce brillerai di gloria piena. Per natura tutti uguali.” Aleggia Boudelaire – poeta maledetto – e i suoi “fiori del male”, ma i distinguo sono d’obbligo.

La penna di Lo Cicero non è per tutti, nè potrebbe esserlo. La quintessenza non lo è per sua stessa natura. Riprendiamo i versi: “A ridosso una babele di nonsene/ intrappola la mente, mentre un volgare / male regola ogni cosa – morale”. Versi che scavano il fertile terreno di chi legge, impongono la riflessione. “Iside stende di sangue / le ali del coraggio; confitta ai fianchi perlacei / immersa e illesa oltre l’imerituro /. La nostra tratteggia, delinea la vita. Non è forse la Dea egizia dell’Amore e della maternità? E l’amore può erigere steccati? No di certo… scorre la lettura, impegna.

Occorre sintetizzare, capire, spiegare. Mi piace tentare di farlo con le parole di Pietro Gori: “Elvezia, il tuo governo schiavo d’altrui si rende d’un popolo gagliardo le tradizioni offende e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell”. Il Big – Bang continua, così dev’essere: “In fondo è questa la vita”, titola in un suo libro l’avvocato scrittore Michele Manfredi Gigliotti di Sant’agata di Militello. Scorrono le stagioni, cambiano le temperature. A volte fa caldo, tanto caldo. “A Milano era caldo, ma che caldo, che caldo faceva… ma eguaglianza nella libertà…” (La ballata dell’anarchico Pinelli).

Scorrono le pagine, il pensiero vacilla… la conoscenza con Felicia è d’obbligo.

Enzo Caputo

 

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Autore:

redazione


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