– di Corrado Speziale –
Oltre 40 artiste e artisti di diversa estrazione si sono riuniti intorno al progetto di una grande bandiera “condivisa” nel significato universale della Pace. L’opera, nata a Forte San Jachiddu, domenica scorsa è stata completata alla Passeggiata a mare. Dopo i necessari accorgimenti tecnici, il prossimo 19 maggio, in occasione della Festa della primavera, verrà donata al Parco ecologico, dove resterà esposta in pianta stabile.
Una bandiera come simbolo d’uguaglianza, condivisione, partecipazione ad un progetto di Pace. Come ogni idea che si trasforma in opera, sono i significati profondi che stimolano i protagonisti. L’idea nasce al Parco ecologico San Jachiddu, area immersa nel cuore dei Peloritani intorno al Forte, struttura umbertina di fine ‘800, liberata dalle prerogative di guerra e trasformata in luogo e simbolo di Pace. Una realtà volta al dialogo, alla riflessione e all’accoglienza, fondata sui più sani principi attraverso cui ritrovare un senso condiviso, un comune desiderio d’umanità.
Tra quelle mura contornate da querce secolari e macchia mediterranea, rinverdita dopo il drammatico incendio del 2017, si concepisce un messaggio e si respira speranza: realizzare una bandiera che rappresenti la Pace, affidandosi al linguaggio universale dell’arte.
Nasce così un percorso condiviso che ha coinvolto oltre 40 artisti, principalmente pittori, provenienti dai più svariati settori. L’obiettivo era arrivare nel minor tempo possibile ad un’idea e a una bozza che potessero essere portate in piazza affinché la cittadinanza potesse aderirvi e partecipare liberamente al completamento della tela, con particolare attenzione ai più giovani. Sono stati gli artisti stessi ad ampliare il raggio della loro partecipazione, senza barriere d’età o di stile, stereotipi di sorta o quant’altro. Un sano e sincero passaparola, una sorta di open call totalmente libera. Creare legami, rapporti tra generazioni differenti, credere nella possibilità di far convivere caratteri diversi all’interno di una stessa opera, è già il segno stesso della missione. Uno strumento che già in sé fa un tutt’uno con le lodevoli finalità del progetto.
“Nell’ideazione della tela, abbiamo inteso la convivenza e la collaborazione quale processo pacifico dimostrativo, esemplare, di come nelle nostre differenze ci si possa unire al di fuori di meccanismi conflittuali, passando, quantomeno, dal superamento degli stessi”, dice Davide Pompejano, tra gli ideatori del progetto. “Tutto è nato con un obiettivo anche politico, per far fronte a una situazione globale dinanzi alla quale è difficile restare in silenzio, e che tuttavia ci vede spesso inermi e impossibilitati ad agire, se non tramite questo tipo di evento simbolico, che purtroppo rimane tale. Il valore, forse, sta nel creare comunità e mostrarla ai più giovani come possibilità”, ha proseguito Davide. Dall’idea ai fatti: “Alla prima chiamata hanno risposto in molti, seduti di fronte a una tela bianca, in cerchio, all’interno del gazebo del Parco ecologico San Jachiddu, dove si è cercata una soluzione comune. È stato un processo lungo e pacifico. Il risultato è stato dipingere un grande mondo senza confini geografici e politici su cui sono state affisse bandiere bianche, sulle quali chiunque avrebbe potuto dipingere la propria personale idea o immagine di Pace, in prossimità di quella dell’altro”, è il rendiconto di Davide, soddisfatto di questa operazione.
Dunque, si è arrivati alla bozza, entrando nella fase operativa dell’opera, con la tela messa a disposizione di tutti domenica scorsa, alla Passeggiata a mare, sul viale della Libertà. Luogo scelto in quanto adatto allo scopo, essendo frequentato da famiglie con bambini, cui il messaggio era particolarmente rivolto, col desiderio di un loro coinvolgimento diretto e consapevole.
L’ultima fase adesso sarà quella di creare una struttura idonea, attraverso un intervento tecnico che dia sicurezza e solidità all’opera affinché regga nel tempo. Ciò, affinché possa essere donata al Parco ecologico San Jachiddu, dove la bandiera verrà esposta il prossimo 19 maggio, in occasione della Festa della primavera, per restarci in pianta stabile. “Sarà un simbolo di rinascita, in rappresentanza di una città unita sotto un’unica bandiera, quella della Pace”, specifica infine Davide Pompejano.
All’opera manca ancora un nome. In tal senso, è molto probabile che possa essere denominata Ciuri, Ciatu, Cori, o Bannera.
Un gradito marchio siciliano per questo “disegno” di Pace che parte idealmente da Messina verso i popoli del mondo, in questo momento drammaticamente colpiti dalla guerra.