La rassegna di elevato spessore culturale ed artistico, è stata possibile grazie all’impegno congiunto del Comune di Naso con gli operatori economici locali ma, soprattutto al suo “Cuori pulsante” Franco Blandi che ha saputo, con impegno certosino coinvolgere ed amalgamare le varie realtà culturali, sociali, politiche ed economiche che hanno permesso la realizzazione di un evento del quale il Comune di Naso, vero apripista di un settore valido ma purtroppo scarsamente attenzionato, può andare fiero.
“Serre – La fascia trasformata Ragusana “
Il video del regista barese Luca Pistone si è aggiudicato, sabato scorso, il “premio dei premi” alla rassegna cinematografica “Nebrodi Cinema Doc Award 2024” svoltasi dal 7 al 13 ottobre scorso al “Teatro Alfieri” al Convento dei frati minori osservanti.
Il video di Pistone – Produzione CISS di Palermo con musiche di Isaac Cugini, si è aggiudicato il 1° posto tra le 270 opere partecipanti da tutto il mondo è stato scelto per l’alto valore di denuncia economica, ambientale estetica, sociale e di sfruttamento della manodopera straniera nel settore agricolo del ragusano.
La rassegna di elevato spessore culturale ed artistico, è stata possibile grazie all’impegno congiunto del Comune di Naso con gli operatori economici locali ma, soprattutto al suo “Cuori pulsante” Franco Blandi che ha saputo, con impegno certosino coinvolgere ed amalgamare le varie realtà culturali, sociali, politiche ed economiche che hanno permesso la realizzazione di un evento del quale il Comune di Naso, vero apripista di un settore valido ma purtroppo scarsamente attenzionato, può andare fiero.
L’intervista
Della Fascia trasformata ragusana ne abbiamo parlato con il regista Luca Pistone:
D.Come si definisce questo video?
R. SERRE – LA FASCIA TRASFORMATA RAGUSANA è un documentario d’inchiesta. Nasce dell’esigenza di raccontare questa zona della Sicilia, da cui proviene una grande parte dei prodotti ortofrutticoli presenti nei nostri supermercati, a 360 gradi. Il mercato ortofrutticolo più grande d’Italia messo in ginocchio dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata); braccianti agricoli, stranieri e italiani, tra violenze e diritti calpestati; un operaio sparito nel nulla dopo aver denunciato l’assenza di sicurezza in cantiere; un ghetto diffuso, dove i lavoratori vivono in baracche e caseggiati abbandonati; crescere nelle serre, tra infanzia negata e dispersione scolastica; l’assistenza sanitaria di base lasciata in mano ad un’associazione umanitaria; plastica a perdita d’occhio e fumi tossici. Siamo nel ragusano, dove un sistema di produzione di massa – la serricoltura – ha irrimediabilmente trasformato un territorio e la sua popolazione.
D. Perché nasce l’ idea di farlo?
R.- “Bisogna andare oltre la liturgia della legalità e riprendere con forza il percorso della coscienza collettiva. I percorsi civici di antimafia più efficaci sono stati quelli ancorati all’orizzonte della giustizia sociale, quelli capaci di stimolare e, se è il caso, si criticare apertamente le istituzioni.
Ed è proprio questo il punto, soprattutto se osserviamo quella che viene chiamata dai giornali mafia dei Nebrodi i cui contorni sfuggono se prima non si comprende bene quale sia il sistema di distribuzione delle risorse pubbliche dell’agricoltura, un sistema di distribuzione a pioggia privo di programmazione che ha allargato le maglie per irregolarità diffuse. Di queste irregolarità se ne sono giovati in molti, criminali di professione e povera gente.
Accomunare tutti sotto l’infamia di un cartello non è giusto ed è spesso servito ad un becero carrierismo politico.
Alla stessa maniera non è giusto dire che la mafia non esiste. Per questo bisogna recuperare l’osservazione civile e critica del fenomeno, per questo bisogna che la società civile eserciti la politica dell’attenzione e della denuncia nei confronti di tutti i poteri organizzati, siano essi istituzionali (sui quali si può influire) o criminali (che bisogna invece fermare).
D.- Come mai si è scelta la serra ragusana?
R.- Il CISS (Cooperazione Internazionale Sud Sud), ONG palermitana con una storia ormai quarantennale, opera da anni nel territorio della fascia trasformata occupandosi di infanzia negata e dispersione scolastica con particolare attenzione ai figli dei lavoratori delle serre. Il CISS mi ha quindi proposto di realizzare un documentario che raccontasse il contesto in cui opera nella fascia trasformata ragusana.
D. Chi ha composto le musiche e che musiche sono.
R. Le musiche sono state composte da Isaac Cugini. Con le sue musiche, caratterizzate da toni cupi e oscuri, Isaac ha voluto porre maggiore enfasi sulla drammaticità della situazione della fascia trasformata ragusana. Progetti cinematografici in cantiere Sono in fase di post-produzione di un documentario girato nell’Amazzonia ecuadoriana.
Questo lavora racconta come le grandi compagnie petrolifere, interessate alle riserve petrolifere delle popolazioni indigene e dietro la promessa di ingenti somme di denaro, riescano a spaccare in due società tradizionalmente unite.
il regista:
Luca Salvatore Pistone è nato a Milano il 26 maggio 1983. Ha conseguito una laurea triennale in Teoria Politica presso l’Università degli Studi di Pavia e una laurea specialistica in Relazioni Internazionali presso l’Università La Sapienza di Roma.
Ha inoltre conseguito un master in Fotografia presso il Centro Sperimentale di Fotografia Adams di Roma; un master in Studi Africani presso l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente di Roma; un master di secondo livello in Comunicazione della Difesa e dei Conflitti armati presso l’Università Complutense di Madrid e un master di secondo livello in Gestione delle migrazioni e dei processi di accoglienza e inclusione presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Lavora come giornalista, fotoreporter e documentarista freelance. Collabora con agenzie, riviste, televisioni e ONG internazionali.
Il suo sito è www.lucapistone.com.
Enzo Caputo